Circa 60 anni fa, il 17 luglio 1959, moriva Billie Holiday una grande, bellissima donna. Una magnifica cantante, che ha vissuto una vita complicata, interprete di canzoni indimenticabili.
Una fra tutte “Strange Fruit”, canzone del 1939, che Billie Holiday cantava alla fine dei suoi concerti e che interpretò nello stesso anno della sua creazione.
Nella sua autobiografia Billie scrisse “Questa canzone aiuta a distinguere le persone a posto dagli idioti e dai cretini“.
Una canzone odiata dai “bianchi benpensanti”.
Una canzone che ancora oggi fa venire i brividi e che racconta la terribile storia di un linciaggio e degli spaventosi effetti dell’odio razziale.
Anche se sono passati ottant’anni dalla sua creazione e sessanta anni dalla morte di Billie Holliday, ricordiamo quella canzone e l’interprete che con coraggio la cantava sfidando razzismo e quello che veniva definito “buonsenso”. Ricordiamola oggi, perché proprio oggi stiamo vivendo lo stesso degrado umano e culturale di allora, la stessa violenza, la stessa ignoranza, lo stesso odio verso chi è povero, verso il diverso, verso chi scappa dalle guerre e dalla miseria che l’imperialismo e il capitalismo provoca nel mondo.
Questo è il testo:
Gli alberi del sud hanno uno strano frutto,
Sangue sulle foglie e sangue alle radici,
Corpi neri oscillano nella brezza del sud,
Uno strano frutto appeso dagli alberi di pioppo.
Scena pastorale del prode sud,
Gli occhi sporgenti e le bocche contorte,
Profumo di magnolia, dolce e fresco,
E all’improvviso odore di carne che brucia.
Ecco il frutto che i corvi beccano,
Che la pioggia coglie, che il vento succhia,
Che il sole fa marcire, che gli alberi fanno cadere.
Ecco un raccolto strano e amaro.