Binari interrati per Tav non stop a Vicenza, Roberto D’Amore: perché no?

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Come era nelle più facili previsioni con l’insediamento della nuova amministrazione di Vicenza il dibattito politico inizia ad accendersi sui grandi temi che in campagna elettorale erano stati spesso declinati a vantaggio di note più ideologiche che amministrative. In questi giorni assistiamo ad una serie di posizioni su quanto riguarda il progetto ferroviario dell’Alta Capacità/Alta Velocità e del suo sviluppo in città. Esistono considerazioni politiche che vorrebbero mantenere il progetto dell’AC/AV così come approvato dal precedente consiglio comunale (nella foto la parte interrata della stazione di Bologna per l’Alta velocità, ndr) .
Ma la nuova amministrazione ne chiede una verifica e un cambiamento anche meno impattante per il territorio, includendolo tra le linee programmatiche per i prossimi cinque anni. Nel leggere sulla stampa alcune affermazioni di questi giorni, trovo piuttosto incomprensibile che si scarti a priori la possibilità d’interrare la linea ferroviaria ad uso di quei treni, in maggioranza, che non sosteranno a Vicenza. Eppure, si è sempre sostenuto senza eccezioni e obiezioni che la salute del cittadino, ancorché tutelata dalla Costituzione, è un valore da perseguire e da non negoziare. È a maggior ragione quindi incomprensibile inalberare un’opposizione a conservazione di un precedente progetto discutibile contro l’idea di un suo miglioramento a favore di un assoluto bene pubblico, proprio dalla parte politica che intende identificarsi nella salvaguardia dei diritti costituzionali, della tutela dell’ambiente e del risparmio del territorio. Non credo che eventuali considerazioni di costi, tutti da dimostrare, vadano a discapito dei benefici che se ne potranno cogliere. Non è pensabile che la realizzazione di una stazione in zona fiera sia l’unica soluzione più praticabile e meno costosa per un servizio in funzione dei programmati eventi fieristici. La concezione di un trasporto navetta tra il centro città e i padiglioni della fiera sui binari storici esistenti sarebbe indubbiamente una soluzione meno invadente di utilizzo del territorio e non sarebbe a discapito di un asse viaria tra la zona ovest ed est della città (Ponte Alto-Stanga). Si vuole fervidamente credere che una maggiore sinergia tra tutte le parti politiche, le categorie produttive e i vari enti pubblici interessati possa di sicuro apportare soluzioni condivisibili, equilibrate, non pregiudiziali e soprattutto che vadano a beneficio degli interessi dell’intera collettività. Infine, una breve nota nei confronti di quegli atteggiamenti che intendono apparire derisori nei confronti degli avversari politici e che si rievocano quando si hanno insufficienti elementi nel sostenere una tesi, ma che non hanno alcun riferimento alla vera politica come gestione del bene pubblico. Il clonare il termine “cicerate” per stigmatizzare il fare di una persona che dedica tempo, passione e competenza per migliorare l’assetto viario e infrastrutturale della città, mi sembra un epiteto gratuito, proprio quando molti interventi in tempi recenti sono stati adottati d’ufficio e tanti altri sono stati riprodotti proprio sulle idee “Cicero”. In questo caso, mi delizia pensare all’unica “cicerata” che conosco come dolce natalizio di molte famiglie.
Roberto D’Amore