Il blocco della circolazione dei veicoli diesel Euro 4 – è scritto in un comunicato Confcommercio – è un atto dovuto da parte dei Comuni, dopo l?adesione della Regione del Veneto all?accordo di bacino padano, ma si può fare di più per renderlo meno impattante per i cittadini e per le imprese, soprattutto le centinaia di attività del commercio, turismo e servizi situate nel centro città. E? questa la posizione di Confcommercio Vicenza dopo il ?semaforo arancione? scattato in città e in altri 21 comuni dell?agglomerato di Vicenza.
?Dobbiamo partire da una considerazione di base ? afferma Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio provinciale -, anche se nell?immaginario collettivo le auto vengono considerate la causa primaria del ?mal d?aria?, in verità ci sono molte altre fonti che incidono notevolmente, come il riscaldamento domestico, tanto più con la diffusione dagli impianti a biomassa. E? chiaro allora che serve un?azione che incida in modo efficace su tutti i fattori: se il peggioramento degli inquinanti è concomitante alle temperature più rigide di questi giorni e dunque al maggior utilizzo del riscaldamento, è chiaro che i limiti imposti agli impianti termici sono utili solo sulla carta. Invece ? continua il presidente Rebecca – bloccare decine di migliaia di auto e farlo solo in certe zone della città, anziché in altre, appare un palliativo che rischia però di avere enormi costi economici per le imprese del terziario di mercato, in particolare quelle collocate in centro storico. Questa è una misura dall?efficacia incerta, che però, di certo, penalizza il commercio e a ben vedere anche tutti quei cittadini che non possono permettersi di cambiare auto?.
Sul tema l?Associazione aveva già espresso le proprie perplessità con una lettera inviata al sindaco di Vicenza Francesco Rucco lo scorso ottobre, nella quale si esprimeva ?fortissima preoccupazione per le conseguenze che le limitazioni al traffico veicolare comportano per le imprese?, evidenziando come ?le misure interdittive alla circolazione dei veicoli, soprattutto se non accompagnate da investimenti in materia di trasporto pubblico, determinano limitazioni alla possibilità di spostamento della clientela, ostacolando la possibilità di accesso ai centri interessati dal provvedimento di blocco, con conseguenti inevitabili ripercussioni negative sulle attività economiche?. Da qui la richiesta di specifiche deroghe, soprattutto relative agli orari.
?Aprire una ?finestra? oraria di accesso durante la giornata sarebbe già un segnale di attenzione alle esigenze di cittadini e imprese, così come fare una valutazione sulle aree di interdizione ? precisa i presidente di Confcommercio Vicenza -. L?attuale mappa dei divieti, infatti, più che limitare la circolazione dei veicoli scaricherà tutto il traffico sulle arterie di scorrimento, dove tra l?altro sono localizzate le grandi strutture dei vendita. Alla fine, dunque, il rischio è che per i livelli di inquinamento dell?aria cambi poco o nulla e che a rimanere, invece, ?soffocate? siano solo le attività economiche che hanno la sfortuna di trovarsi dentro la ?zona rossa?, penalizzate rispetto ai centri commerciali periferici. Un bel danno ? sottolinea Sergio Rebecca -, soprattutto in un periodo come questo dove si concentrano una buona fetta dei consumi. Bisogna mettersi a tavolino, Comune e Categorie economiche e capire come mitigare questo blocco. Allo steso tempo, però, bisogna agire a livello regionale perché così il provvedimento non funziona, non solo nella sostanza, ma anche nella sua applicazione lasciata alle ordinanze di ogni singola Amministrazione locale?.
Anche questo è, in effetti, un problema: se per chi si muove all?interno del Capoluogo basta informarsi nel sito del comune per capire orari e aree interessate dal blocco, appena si esce dai confini di Vicenza il proprietario delle vetture ?incriminate? dovrebbe districarsi tra i divieti stabiliti dai vari comuni dell?hinterland. ?Un bel ginepraio per i cittadini ? conclude il presidente Rebecca ? ma anche per le imprese che magari devono fare delle consegne di merci e che dovrebbero, in teoria, andare a consultarsi le ordinanze emesse in tutta la provincia. Qui, davvero, si rischia il caos?.