Sta scuotendo Vicenza, una vivace controversia, innescata dalle dichiarazioni incendiare del centro sociale Bocciodromo contro l’importante fiera dell’oro, VicenzaOro che ospita lo stand fieristico israeliano. Il Capogruppo della Lega in Consiglio comunale, Jacopo Maltauro, ha espresso il suo dissenso nei confronti del Bocciodromo che, equiparando VicenzaOro a una “faccia becera e spregevole del capitalismo”, condanna la presenza di uno stand iisraeliano come “inaccettabile da combattere con decisione e radicalità”. Le parole del Bocciodromo, dichiara Maltauro, avvolte in un linguaggio forte, richiamano alla mente il periodo oscuro del nazismo degli anni ’30.
D’altro canto, la fiera VicenzaOro è riconosciuta come una vetrina mondiale e un fiore all’occhiello per l’industria orafa locale, creando opportunità di lavoro e promuovendo il made in Vicenza in tutto il mondo. L’amministrazione locale è ora chiamata da Maltauro a valutare se la concessione degli spazi pubblici al Bocciodromo sia appropriata, considerando il potenziale impatto negativo sull’immagine della città.
Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Giorgio Conte, ha anche lui condannato fermamente le espressioni offensive del Bocciodromo, definendo inaccettabile una esternazione che offende cittadini e attività economiche e sottolineando come le parole utilizzate dal Bocciodromo abbiano sollevato preoccupazioni riguardo a un antisemitismo malcelato e intollerante, che alimenta ulteriormente la tensione ideologica.
Anche Conte ha richiesto la revoca immediata della concessione dello spazio pubblico al Bocciodromo, accusandolo di infrangere le regole connesse e di tradire lo spirito dell’assegnazione stessa. La sua posizione riflette il disappunto nei confronti dell’amministrazione Possamai, che finora non ha preso una posizione chiara sulla questione.
La comunità vicentina si trova ora a dover ponderare le dichiarazioni incendiare del Bocciodromo di Vicenza e le reazioni forti dei politici locali di opposizione. La polemica solleva domande sulla gestione degli spazi pubblici e sulla necessità di equilibrare il diritto di espressione con il dovere di preservare l’immagine e l’economia della città.