La Costituzione della Bolivia considera la coca una «foglia sacra». Una sorta di patrimonio culturale andino a uso tradizionale, come la masticazione e la medicina naturale. Da quella foglia, però, deriva anche la cocaina. E il commercio illegale sta complicando la vita agli agricoltori che, con leggi speciali, coltivano la pianta nel rispetto delle norme e sotto la supervisione di specifici sindacati. Per questo, ormai da settimane, i coltivatori protestano nelle strade della capitale La Paz, bruciando quel che trovano sul loro cammino e scontrandosi con le forze dell’ordine. Gli agricoltori hanno sfondato le linee della polizia e hanno attaccato i cordoni di sicurezza con dinamite, petardi e bombe molotov. Sinora non ci sono stati feriti gravi, ma i tafferugli sono piuttosto violenti.
Il mercato della coca è stato istituito nell’ottobre del 2021. Al momento ne esistono due, uno a La Paz e uno nel comune di Cochabamba. In quelle piazze le quantità di coca e gli acquirenti sono regolamentati dalla legge. E quindi legali. La protesta è esplosa perché i coltivatori chiedono la chiusura del mercato di La Paz, aperto un anno fa da Arnold Alanes, alleato del partito di governo Movimiento al socialismo. Freddy Machicado, leader di Adepcoca, l’Associazione dei produttori di foglie di coca della capitale, ha spiegato che gli interessi politici influenzano il conflitto: «Loro, per scopi politici elettorali, vogliono prendere il controllo di questa organizzazione, che non è mai dipesa da alcun partito politico», ha sottolineato.
I partecipanti alla manifestazione ritengono che non solo il mercato di La Paz sia illegale, ma che influisca sulla loro economia. Agustin Mamani, uno dei leader della marcia, ha affermato che i manifestanti erano più di 10 mila, ma il bollettino della questura non è stato emesso. Esar Apaza, il leader indigeno di un gruppo che chiedeva la chiusura del nuovo mercato della coca, ha accusato il governo del socialista Luis Arce di consentirne l’apertura. «Il governo e i suoi ministri sono responsabili di tutto quel che sta avvenendo», ha detto Apaza.«Chiediamo al governo di darci una soluzione», è la versione dei contestatori. «Vogliamo chiudere questo mercato illegale. Non accetteremo più mercati del genere. Saremo in continua protesta: questo mercato dev’essere chiuso a qualunque costo». La foglia di coca, da decenni, viene coltivata nelle Ande per i suoi benefici nutrizionali e medicinali, oltre a essere la materia prima per la cocaina. Secondo i dati delle Nazioni Unite, circa il 90% del commercio legale di foglie di coca boliviana passa attraverso Adepcoca, per un valore di oltre 170 milioni di euro.
L’esecutivo di Arce è impegnato anche su un altro fronte. Le foglie di coca a buon mercato del Perù si stanno riversando nella vicina Bolivia a causa di uno squilibrio dei prezzi tra i due paesi sudamericani. Dato che la coltivazione del Perù cresce insieme alla produzione di cocaina boliviana, questa relazione sembra consolidarsi.Oltre il 75% della coca peruviana viene deviata verso la Bolivia. La Direzione della foglia di coca e dell’industrializzazione di La Paz vigila su rotte sospette per impedire l’ingresso di foglie di coca nel paese. Ed effettua sequestri di sostanze illegali. Da una parte i coltivatori protestano contro Arce per il mercato di La Paz, dall’altra il governo boliviano cerca di contrastare il commercio illegale di cocaina.
(Filippo Merli su Italia oggi del 01/10/2022)
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Fonte: Bolivia in piazza per la coca