Bolivia, l’atto di accusa contro l’ennesimo colpo di stato nel Sud America

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Evo Morales, presidente eletto della Bolivia
Evo Morales, presidente eletto della Bolivia

Di fronte a quello che sta succedendo in Bolivia (e che vorrebbero succedesse in Venezuela, dove ieri il Guaidò ha chiamato all’insurrezione/colpo di stato), ho scritto questo breve “atto di accusa”.
Dobbiamo stare vicini a chi sta mettendo a repentaglio la propria vita per fermare quella reazione che significa sfruttamento delle risorse, dell’ambiente, delle persone … ovvero imperialismo,  fascismo, odio razziale.
E’ nostro compito dire quello che sta succedendo e, almeno, accusare chi resta in silenzio, chi fa finta di niente, chi non vuole vedere, chi giustifica gli assassini.
E’ poco, lo so, ma è.

Ma prima del mio atto d’accusa ai popoli boliviani e sudamericani che stanno resistendo e lottando per una vera democrazia voglio dedicare gli ultimi versi di una canzone degli “Henry Cow” (Beautiful as the moon – Terrible as an army with banners): Nel caso della Bolivia la “bandiera rossa” è la bandiera dei popoli andini, la “whipala”.
Attenzione!
Bandiere Rosse s’innalzano
Il tempo risolve le parole con l’azione
Lavoratori alzatevi e prendetevi il futuro.
Si dia Inizio alla Fine (degli sfruttatori).

 

Io accuso i politicanti italiani ed europei che, di fronte al colpo di stato che i fascisti e i razzisti hanno attuato in Bolivia, sono rimasti in silenzio.

Io accuso l’informazione italiana e occidentale che, di fronte alla violenza scatenata in Bolivia dai militari e dalla destra fascista corrotta e razzista (violenza che sta uccidendo il popolo che protesta contro il colpo di stato), non dicono la verità ma, in malafede, fanno ricadere la colpa su chi sta lottando per il ripristino della legalità e il ritorno del presidente eletto Evo Morales.

Io accuso quegli intellettuali, giornalisti, scrittori, artisti che non dicono niente e che restano indifferenti di fronte quello che succede in America Latina.

Io vi accuso.

Voi che non vi schierate, mentre il popolo di Evo Morales viene massacrato a Cochabamba, a La Paz, a El Alto e in altre città della Bolivia. Io accuso proprio voi come complici degli assassini! Perché non si possono che definire assassini gli usurpatori che hanno partecipato al colpo di stato, Mesa, Camacho e la presidente autoproclamata Jeanine Añes. Assassini che hanno comandato i massacri e dato l’impunità, con un decreto legge*, a chi reprime le proteste ferendo e uccidendo chi scende in piazza per ristabilire la legalità costituzionle.

Ricordatevi che non è possibile essere equidistanti o indifferenti. In questi giorni – da quando la destra reazionaria, fascista e razzista ha preso il potere in Bolivia grazie all’azione della polizia e dell’esercito di quel paese e il palese appoggio organizzativo, politico e finanziario degli Stati Uniti – sono state uccise decine di persone e centinaia sono state ferite dalla brutale violenza dei sedicenti “democratici”.

Io vi accuso.

Perché con il vostro silenzio voi, di fatto, appoggiate chi massacra il popolo. Perché con la vostra “equidistanza” vi rendete complici degli aguzzini. Io rifiuto di portarvi rispetto perché per voi si può provare soltanto repulsione.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.