L’intervento del Governo per far fronte al rincaro delle bollette di gas ed elettricità è sicuramente, nella sua logica “provvisoria” (1), notevole: 5 miliardi già impegnati in questo terzo e quarto trimestre del 2021; 3,8 miliardi, inseriti nella legge di Bilancio (da approvare entro il 31 dicembre) per il primo trimestre 2022 – si legge nel comunicato su Atreju21 e novax che pubblichiamo dell’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.
Intanto, è allo studio l’aggiunta di altri 3 miliardi che, con decreto apposito sulla leva fiscale, dovrebbero azzerare l’Iva o ridurre una parte delle accise nelle bollette. L’Autorità dell’energia (Arera) entro fine anno ci farà sapere dei prossimi aumenti; nel frattempo si è incontrata coi tecnici del ministero ed ha fatto sapere che occorrerebbero altri 3 miliardi per un dimezzamento dei rincari (2).
Governo al massimo, sembra. Ma il problema è che dal nostro Governo possiamo solo aspettarci provvedimenti tampone, ché la possibilità che lo stesso incida sulle motivazioni geopolitiche di quanto sta accadendo, sono direttamente inesistenti.
La nostra geopolitica è affidata alla Commissione Ue. Che ha detto ad ogni Stato di arrangiarsi nel frattempo che si arrivi a soluzioni in cantiere.
Vediamo lo stato dei fatti.
Fino a ieri. La maggior parte delle centrali elettriche sono alimentate a gas, quindi gli aumenti di quest’ultimo condizionano entrambe le filiere. La fornitura che dovrebbe aiutarci a gestire meglio la crisi mondiale dovrebbe arrivare dalla Russia (Nord Stream 2), via Germania che, al momento, causa intoppi burocratici, ha fatto slittare l’attivazione dalla primavera a fine 2022. Attivazione comunque soggetta all’approvazione di tutti gli Stati Ue, e che non è scontata ci sia… e questo potrebbe far slittare ulteriormente i tempi.
Da ieri. Interrogata su Nord Stream 2, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha risposto così: “L’energia non può essere usata come mezzo di pressione. La sicurezza energetica dell’Europa e dei suoi vicini deve essere garantita” (3). Netta e precisa. Ma ieri sera il neo-ministro tedesco degli Esteri, Annalena Baerbock, parlando alla tv pubblica tedesca ZDF, sulla paventata invasione russa dell’Ucraina, ha chiaramente detto: “E’ stato concordato tra gli americani e l’ex governo tedesco (quello di Angela Merkel, ndr) che in caso di nuova escalation questo gasdotto non potrà entrare in servizio” (3). E che le decisioni della Germania siano quelle che contano in materia (territorialmente – il gasdotto russo passa in Germania e sono loro che gestiscono – e politicamente… il peso tedesco Ue non è in discussione), nessuno lo mette in dubbio.
Premessa: bando alla chiacchiere di chi potrebbe sostenere che non possiamo continuare a dipendere dalle politiche della Germania. Se ne può anche discutere, ma oggi, per il gas e le nostre bollette è così. Realpolitik che non preclude altri progetti e aggiustamenti futuri, ma che oggi non ha alternative ad essere affrontata così com’è. Ed è evidente che l’Italia, quand’anche e giustamente volesse dire la sua in materia, non sposterebbe nulla rispetto all’aggravamento della crisi con l’arrivo della “variante Ucraina”.
Questo è quanto. Sempre più lontana la luce alla fine del tunnel. Tutto mutevole, per carità. Ma intanto… che ognuno (singoli ed imprese) si prepari ad affrontare questo inverno… e tuttte le altre stagioni a seguire. Qui alcuni nostri consigli: https://www.aduc.it/articolo/crisi+energetica+tamponi+dello+stato+forse+sono+al_33656.php
1 – “’na pezza” in romanesco
2 – La Repubblica
3 – Il Foglio