“L’ennesimo bollettino di guerra. Il Natale degli infermieri italiani è ancora una volta, tristemente, all’insegna dei calci e dei pugni“.
A sostenerlo è Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, sindacato degli infermieri, parlando delle numerose aggressioni fisiche subite dal personale in corsia durante le attuali festività natalizie per mano di pazienti e congiunti degli stessi.
“Tra il 20 dicembre e la notte della Vigilia di Natale – denuncia De Palma – si sono consumati ancora una volta episodi deprecabili, che ormai potrebbe sembrare, agli occhi della collettività, fin troppo ripetitivo, da parte nostra, dover raccontare.
Oltre all’assurdità e alla drammaticità degli episodi di violenza, non mancano le promesse mancate che trasformano queste feste natalizie nell’ennesimo periodo nero per gli infermieri”, aggiunge riferendosi ai provvedimenti che la politica tarda ad assumere per meglio tutelare le condizioni, economiche e operative, degli infermieri.
Ecco allora alcuni dettagli di quello che da Nursing Up viene descritto come un bollettino di guerra ospedaliero.
“21 dicembre, Campania: un’infermiera triagista dell’ospedale Santobono di Napoli è stata presa a calci dalla madre di una piccola paziente.
L’episodio si è verificato mercoledì sera, intorno alle 22 e 30, quando una signora ha accompagnato nella struttura la figlia, alle prese con una bronchite asmatica, ma apparentemente in buone condizioni cliniche. Pretendeva di bypassare il Triage ed entrare subito a visita. L’infermiera triagista le ha spiegato che non si può derogare alla registrazione e all’acquisizione dei parametri vitali, ma la donna, inveendole contro e minacciandola, si è intrufolata nel box visita, in quel momento occupato da un altro paziente.
22-23 dicembre: San Cesareo, provincia di Frosinone, botte da orbi agli infermieri del 118, con un infermiere in particolare che ha avuto la peggio durante un intervento a seguito del loro arrivo sul luogo di un incidente stradale avvenuto nella notte tra giovedì 22 e venerdì 23, e a malmenarli è stato paradossalmente proprio un ferito, per cause ancora da accertare.
24 dicembre, Catanzaro: Un pregiudicato ha aggredito un infermiere dell’ospedale Pugliese Ciaccio colpendolo con un pugno poi, in auto, gli è stata trovata una pistola che, nata quale arma a salve, era stata modificata per sparare cartucce cal. 7,65 mm.
Ma quale è oggi la realtà dei nostri pronto soccorso – continua De Palma -? Un esempio tra i tanti, siamo in Calabria, all’ospedale Giannattasio di Rossano Calabro, dove, secondo i racconti dei nostri referenti locali e secondo quanto emerge dal laborioso lavoro dei cronisti con cui siamo in contatto, si continua a fare i conti con la carenza di personale infermieristico, così come in tante realtà sanitarie da Nord a Sud. Qui figurerebbero assegnate 5 unità, ma, in effetti, pare che ne sia rimasta solo una a svolgere servizio.
Secondo quanto evidenziato dal personale infermieristico all’interno del pronto soccorso dell’ospedale, l’arrivo dei cinque infermieri era stato salutato con favore, visto che andava a coprire un vuoto che non consentiva una gestione efficiente del lavoro e dei turni. Dei cinque, infatti, secondo quanto emergerebbe, due sarebbero state collocate in congedo per maternità, uno sarebbe stato comandato a Cariati ed uno ad Acri.
Le criticità sono all’ordine del giorno – aggiunge De Palma -. Gli 80mila infermieri che mancano all’appello nel nostro Paese, rappresentano una piaga che nessuno, a quanto pare, intende sanare. E siamo di fronte a una realtà, lo evidenziano i fatti appena citati, destinata solo ad aggravarsi.
Cosa aspettano Governo e Regioni ad attuare provvedimenti drastici finalizzati ad estirpare alla radice il cancro delle violenze?
Cosa aspettano le istituzioni a rendersi conto che, violenze non degne di un Paese civile, la mancata valorizzazione economico-contrattuale, e le carenze di organico della sanità pubblica di cui paghiamo lo scotto in prima persona, ci condurranno verso un netto e rischioso peggioramento delle qualità delle prestazioni per i cittadini?
Fino a quando professionisti, madri e padri, che trascorrono questi giorni di festività sul campo, lasciando da parte gli affetti della famiglia, costretti anche a turni di svariate ore consecutive, dovranno subire l’umiliazione fisica e psicologica dei calci e dei pugni, lasciati alla mercé di pazienti e parenti di quest’ultimi che ci addossano le colpe delle carenze organizzative degli ospedali”? conclude il presidente di Nursing Up.