Presentiamo e commentiamo i nuovi dati ISS (Istituto Superiore di Sanità) per l’Italia aggiornati al 1° settembre – ore 12 e con data di pubblicazione il 3 settembre (Qui tutte le analisi di Luca Fusaro (nella foto) su ViPiu.it, in home page di ViPiu.it tutti i dati in tempo reale di province e regioni italiane oltre che singoli paesi del mondo, ndr)
Nuove infezioni da virus SARS-CoV-2 in Italia:
- È in leggero aumento l’incidenza settimanale a livello nazionale: 74 per 100.000 abitanti (23/08/2021-29/08/2021) vs 71 per 100.000 abitanti (16/08/2021- 22/08/2021), mentre risulta in diminuzione, rispetto alla settimana precedente, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici pari a 0,97 (range 0,92– 1,01), comunque prossimo alla soglia epidemica. Si osserva una lieve diminuzione anche dell’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt=1,00 (0,97-1,04) al 24/8/2021 vs Rt=1,04 (1,00-1,09) al 17/8/2021), pari alla soglia epidemica.
- Aumenta l’età mediana dei soggetti che hanno contratto l’infezione da virus SARSCoV-2 (34 anni). Rallenta l’aumento dell’incidenza nelle fasce di età 10-29 anni, mentre si osserva un aumento dei casi nelle fasce di età più adulte con un lieve aumento anche del tasso di ospedalizzazione.
- Durante il periodo 16 – 29 agosto 2021, 88.085 nuovi casi confermati di infezione sono stati segnalati in tutte le Regioni/PPAA italiane.
Impatto della malattia COVID-19:
- Dall’inizio dell’epidemia, sono stati riportati al sistema di sorveglianza 4.542.653 casi confermati di COVID-19 diagnosticati in Italia dai laboratori di riferimento regionali e 128.707 decessi.
- La letalità del COVID-19 cresce con l’aumentare dell’età ed è più elevata in soggetti di sesso maschile a partire dalla fascia di età 30-39 anni.
Impatto della vaccinazione nel prevenire nuove infezioni, ricoveri e decessi:
- La maggior parte dei casi notificati negli ultimi 30 giorni in Italia sono stati diagnosticati in persone non vaccinate.
- Si osserva una forte riduzione del rischio di infezione da virus SARS-Cov-2 nelle persone completamente vaccinate rispetto a quelle non vaccinate (78% per la diagnosi, 94% per l’ospedalizzazione, 96% per i ricoveri in terapia intensiva e 97% per i decessi).
Nella tabella 1 vengono evidenziati i casi e i decessi per classi di età, nonché il tasso di letalità. Da notare come la letalità sia nulla fino a 39 anni e sotto l’1% fino a 59 anni. Tale dato, ottenuto dal rapporto deceduti su contagiati, è peraltro sovrastimato in quanto il numeratore, ossia i decessi, sono superiori a quelli reali in quanto si tiene conto dei decessi non solo per Covid ma anche col Covid, quindi persone decedute per altri motivi ma positive al SARS-CoV-2; il denominatore, ossia i contagiati, è sottostimato in quanto vi sono molti positivi non verificati attraverso il tampone. E’ ovvio, quindi, che, nonostante sia già basso il tasso di letalità, in realtà sia addirittura sovrastimato.
Distinguiamo tra tasso di letalità e di mortalità:
- Il tasso di letalità calcola quante persone sono morte fra quelle positive al Covid-19;
- Il tasso di mortalità calcola quante persone sono morte sul totale delle persone esposte, cioè sugli abitanti del nostro Paese.
Il tasso di mortalità del Covid-19 in Italia al 6 settembre 2021 è dato dal rapporto tra i deceduti 129.567 e il totale degli abitanti 59.257.566 (Fonte: Istat 1° gennaio 2021): 0,2%. Il tasso di mortalità del Covid-19 in Italia è pari allo 0,2% ed è sovrastimato in quanto, come scritto sopra, una parte dei decessi non è avvenuta a causa del Covid.
Sono 32 i decessi nella fascia d’età 0-19, non è però specificato se i soggetti avevano altre patologie.
Impatto delle vaccinazioni nel prevenire nuove infezioni, infezioni gravi e decessi
La campagna vaccinale in Italia è iniziata il 27 dicembre 2020. Al 1 settembre 2021, sono state somministrate 78.202.609 (40.105.971 prime dosi e 38.096.638 seconde/uniche dosi) delle 88.141.983 dosi di vaccino finora consegnate (https://github.com/italia/covid19-opendata-vaccini). Al 1° settembre, in Italia, il 91,9% degli ultraottantenni ha completato il ciclo vaccinale. In tutte le Regioni/PA la copertura vaccinale per questa fascia d’età è maggiore dell’80%, ad esclusione della Calabria e della Sicilia, dove solo il 78,1% e il 77,2% rispettivamente hanno completato il ciclo vaccinale. Nelle fasce di età 70-79 anni e 60-69 anni la copertura vaccinale completa con due dosi si attesta rispettivamente intorno al 88,2% e 83,2%. La copertura vaccinale della popolazione ≥12 anni è 79,4% per almeno una dose di vaccino e 70,8% per il ciclo vaccinale completo.
L’Iss afferma che la maggior parte dei casi segnalati in Italia negli ultimi 30 giorni sono stati identificati in soggetti non vaccinati. Precisiamo però che se un soggetto vaccinato risulta positivo al Covid-19 entro il 14esimo giorno dalla vaccinazione non rientra tra i vaccinati. Il motivo è spiegato dalla seguente classificazione:
- Casi non vaccinati: tutti i soggetti notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 che non hanno mai ricevuto una dose di vaccino SARS-CoV-2 o che sono stati vaccinati con prima o mono dose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria almeno parziale al vaccino. Considerando che il periodo di incubazione (il tempo che intercorre tra il primo contatto con il virus e la manifestazione dei sintomi della malattia) dell’infezione da SARS-CoV2 può richiedere fino a 14 giorni, è anche possibile che alcuni casi, abbiano contratto l’infezione prima della vaccinazione stessa;
- Casi con ciclo incompleto di vaccinazione: tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 e documentata dopo 14 giorni dalla somministrazione della prima dose, in soggetti che hanno ricevuto solo la prima dose di un vaccino che prevede una seconda dose a completamento del ciclo vaccinale (vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e Vaxzevria). In questo gruppo sono inclusi anche i soggetti che hanno ricevuto la seconda dose ma nei quali la diagnosi è avvenuta entro 14 giorni dalla seconda dose. Si evidenzia che un ciclo di vaccinazione incompleto fornisce una protezione inferiore rispetto ad un ciclo di vaccinazione completo;
- Casi con ciclo completo di vaccinazione: tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV2 documentata dopo 14 giorni dal completamento del ciclo vaccinale (quindi 14 giorni dal completamento della seconda dose per i vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e Vaxzevria o 14 giorni dalla somministrazione dell’unica dose per il vaccino Janssen/Johnson&Johnson).
La tabella 3 mostra, per fasce d’età, la popolazione, il casi diagnosticati, le ospedalizzazioni, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi; a seguire evidenzia quanti di questi erano non vaccinati, vaccinati con ciclo incompleto, vaccinati con ciclo completo.
L’ISS rileva che, negli ultimi 30 giorni, il 25,9% delle diagnosi di SARS-COV-2, il 37,9% delle ospedalizzazioni, il 50,6% dei ricoveri in terapia intensiva e il 51,1% dei decessi negli over 80 siano avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino.
Negli ultimi 30 giorni si hanno tra i vaccinati con ciclo completo:
- Contagi: 40.380;
- Ospedalizzazioni: 1.788;
- Ricoveri in Terapia Intensiva: 127;
- Decessi: 187.
Nella classe di età 80+ il 49,4% dei ricoverati in terapia intensiva era vaccinato con almeno una dose.
Tali risultati, riguardanti un solo mese, non sembrano confortanti per un vaccino che dovrebbe immunizzare la popolazione ed evitare ospedalizzazioni e decessi.
Siamo sicuri che la strada giusta sia quella disegnata dal Governo con la terza dose, il Green Pass e in futuro l’obbligo vaccinale? Mesi addietro venivamo assicurati che tutto sarebbe finito con l’immunità di gregge al 60%. Poi tale valore è salito sempre più prima al 65%, poi 70%, poi all’80% degli over 12, poi all’80% dell’intera popolazione, adesso al 90%, sembra quasi di partecipare ad un’asta, chi offre di più? Non c’è però da scherzare sulla salute delle persone. Adesso ci avviamo verso l’estensione del Green Pass e la terza dose (già anticipati da Israele). Il capo epidemiologo di Israele Salman Zarka afferma: “prepariamoci alla quarta dose”. Pierpaolo Sileri sottosegretario al Ministero della Salute afferma che il vaccino andrà ripetuto ogni anno. Allora se né l’immunità di gregge, né i vaccini fermeranno la pandemia perché accanirsi con Green Pass e obblighi vaccinali? Si è visto che il virus muta quindi i vaccini dovrebbero essere aggiornati e ogni anno in Italia, 6 mesi in Israele visto che l’efficacia si riduce dopo tale termine, farne uno nuovo come per l’influenza. È chiaro ormai che il vaccino non immunizza eppure il termine vaccino (Enciclopedia Treccani) significa preparazione rivolta ad indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva (virale, batterica, protozoaria). Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato che si è maggiormente protetti con gli anticorpi sviluppati naturalmente (dopo aver contratto il virus). Virologi, scienziati e premi nobel hanno affermato che non si vaccina mai durante una pandemia perché aumenta la resistenza del virus e si creano varianti. Perché non seguire la strada di altri Paesi con tamponi veloci gratuiti o a basso costo, senza Green Pass e obblighi vaccinali?