L’assalto di gennaio alle istituzioni della capitale brasiliana da parte di migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, intenzionati a ribaltare la sua sconfitta alle elezioni presidenziali, è stato così scioccante che è sembrato unire gran parte della frammentata classe politica del Paese intorno alla necessità di proteggere la democrazia dalla polarizzazione e dall’odio politico.
Persino Bolsonaro, le cui accuse infondate di brogli elettorali avevano spinto i sostenitori a farsi sentire, ha espresso preoccupazione: “Deploriamo quello che è successo”, aveva detto mentre si trovava ancora in Florida.
Così, l’ex presidente è stato sentito nella sede della Polizia federale di Brasilia per riferire sugli attacchi dei suoi supporter. L’ex leader era già stato sentito il 5 aprile in riferimento al caso dei gioielli regalati a lui e a sua moglie dal governo dell’Arabia Saudita per un valore di centinaia di migliaia di dollari.
Bolsonaro è formalmente indagato come mandante dell’assalto sovranista dell’8 gennaio, su decisione del giudice del Tribunale supremo federale, Alexandre de Moraes.
Fonte: The Vision