Cinque deputati, in piena emergenza Covid, avrebbero chiesto all’Inps il bonus da 600 euro mensili, poi elevato a 1.000 per il terzo mese, previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva (prima versione delle 17.30 ripresa da ParlaVeneto.it delle 17.13, aggiornamento delle 18.15 su VicenzaPiu.com, ndr). E lo avrebbero anche incassato. A ricostruire per primo la vicenda e’ stato il quotidiano La Repubblica. Ad accorgersene e’ stata la Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps. Il caso non configura alcuna forma di illegalità – riporta l’Ansa – visto che tutti avevano i requisiti per richiedere il bonus, ma solleva sicuramente degli interrogativi di ordine morale che troveranno di certo, è facile prevederlo, una risposta alle urne del referendum per il taglio dei parlamentari in cui il Sì era già preventivato e ora appare scontato.
Ancora non si conoscono i nomi dei beneficiari dei bonus previsti dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva in difficoltà durante la crisi del coronavirus ma arrivato ora anche a chi non solo ha un reddito rilevante ma addirittura lo percepisce per effetto di cariche pubbliche, ma, sempre secondo gli aggiornamenti di la Repubblica, appartengono a tre diversi partiti i “furbetti” del bonus Covid.
Dalle prime indagini sarebbe, infatti, emerso che i cinque di Montecitorio sarebbero tre deputati della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Inoltre, nella vicenda sarebbero coinvolti addirittura duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci, tutti di sicuro non toccati dal Covid nei loro redditi “politici” non insignificanti se non rilevanti a parte, se ce ne fossero tra i possibili profittatori, alcuni consiglieri comunali di centri piccoli.
In attesa di informazioni più precise e puntuali, in cui nulla dovrà valere la privacy, possiamo solo dire che è augurabile che portino ad un’immediata e coerente fuoriuscita dalle loro cariche retribuite o, se i “bonificati” avranno la faccia tosta di rifiutare di dimettersi dai loro ruoli pubblici retribuiti, almeno dai loro partiti le dichiarazioni di generale, anche se differenziata, condanna da parte dei leader dei partiti che siedono in parlamento, di cui di seguito riportiamo una selezione.
“Posso dire che e’ una vera vergogna?”. E’ il commento laconico, su Facebook, del segretario del Pd Nicola Zingaretti.
“Oggi La Repubblica parla di 5 parlamentari, di 5 poveri furbetti che durante la pandemia hanno avuto il coraggio di avanzare richiesta allo Stato per avere il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà. Evidentemente non gli bastavano i quasi 13mila euro netti di stipendio al mese, non gli bastavano tutti i benefit e privilegi di cui già godono. È vergognoso. È davvero indecente”, scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook.
“Questa pandemia ha fatto danni economici senza precedenti. Ci sono state persone che hanno perso il lavoro, aziende che hanno visto il proprio fatturato scendere in maniera drastica, attività che hanno chiuso senza più riaprire. E questi 5 personaggi invece
di rispondere al popolo che li ha eletti hanno ben pensato di approfittarne. I nomi di queste 5 persone sono coperti dalla legge sulla privacy. Bene, siano loro allora ad avere il coraggio
di uscire allo scoperto. Chiedano scusa agli italiani, restituiscano i soldi e si dimettano, se in corpo gli è rimasto ancora un briciolo di pudore. Non importa di quale forza politica siano espressione. Mi auguro che anche le altre forze politiche la vedano come noi”.
“Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficolta’ e’ una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta e’ una vergogna. Che l’Inps (che non ha ancora pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori) abbia dato quei soldi e’ una vergogna. In qualunque Paese al mondo, tutti costoro si dimetterebbero”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.
Il capogruppo di Liberi e uguali alla Camera, Federico Fornaro, osserva che “i cinque
parlamentari che avrebbero richiesto e ottenuto il bonus dei 600 euro per le partita Iva sono senza vergogna. E’ giusto – continua il parlamentare in una nota – che gli italiani conoscano i loro nomi e chi si e’ comportato in questo modo deve assumersi le proprie responsabilita’, incominciando con il restituire subito i soldi. Si faccia dunque chiarezza
sulla vicenda”, conclude l’esponente di Leu, “e la si faccia subito”.
“Non c’e’ alcun segreto da proteggere ne’ alcuna privacy da tutelare nell’attivita’ di un parlamentare: tutto deve avvenire alla luce del sole. Chi ha intascato spieghi, restituisca (se non l’ha gia’ fatto) e si chiuda al piu’ presto questa tristissima pagina”, dice il deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, Giorgio Mule’.
“Parrebbe che 5 parlamentari abbiano chiesto il bonus Inps partite Iva da 600 euro. Riprova di due cose: uno, ci sono dei pidocchiosi nel Palazzo; due, siamo governati da degli incompetenti che scrivono norme che consentono questi sprechi. Un Governo di inetti continua a distribuire bonus a pioggia senza alcun buonsenso. Il bonus partite Iva non prevede limite di fatturato e neppure limite di reddito da altre fonti. E quindi si’, secondo la legge scritta dal Pd e dal M5S hanno diritto al bonus 600 euro pure i plurimilionari e i parlamentari. Questo lo scandalo vero”. Lo scrive su Facebook il senatore di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari.
“Vergogna! Cinque deputati hanno ottenuto il bonus Covid riservato alle partite Iva! Vogliamo i nomi, altro che privacy! Devono essere sputtanati! Si devono vergognare!”. Così, su Facebook, il senatore Gianluigi Paragone, ex esponente del M5S.
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L’articolo Bonus covid a 5 deputati: le reazioni indignate di Zingaretti, Di Maio, Salvini e degli altri partiti. Paragone li vuole… sputtanati proviene da Parlaveneto ed è stato integrato da nuove informazioni.