Non è finita finché non è finita, sembrerebbe. Se meno di 48 ore fa il destino politico dei tre consiglieri regionali «rei»di aver chiesto il bonus di 600 euro per gli autonomi pareva segnato, il governatore Luca Zaia ieri è sceso in campo dando l’impressione che si aprisse uno spiraglio per il suo vice, Gianluca Forcolin. Ma le telefonate con Milano sono state perentorie, indietro non si torna e i tre consiglieri non saranno candidati. Qual è allora la ragione dei distinguo da parte del governatore? I più maligni parlano di basi «per il futuro», c’è chi si spinge a ipotizzare un ruolo, più in là, in qualche partecipata. Ma i più spiegano che «Luca» è davvero preoccupato per Forcolin, Montagnoli e Barbisan che in 5 anni una nota di sostegno se la sono meritata.
Ecco allora i distinguo che precedono a un incontro con i tre consiglieri vis-à-vis. Potrebbe sembrare un tecnicismo ma Zaia fa presente, e senza giri di parole, che «la domanda di Forcolin all’Inps non è mai stata completata e, di fatto, è una domanda che non esiste». Il governatore spiega: «C’è chi dice di averli incassati e dati in beneficenza e chi quei 600 euro non li ha mai visti, certo è che non è una bella situazione». Il riferimento è al trevigiano Riccardo Barbisan che ha incassato per due mesi il bonus girando immediatamente l’intero importo (con tanto di esibizione dei bonifici) a fondi anti Covid e pro loco e al veronese Alessandro Montagnoli che ha ammesso di aver fatto richiesta per poi donarli ad enti attivi sul territorio.
Diverso ancora il caso di Forcolin su cui non è ancora chiaro se la domanda sia stata respinta o non perfezionata dal diretto interessato e quindi di fatto mai avvenuta. Ricostruzioni a parte il dato politico resta pesante. Zaia ne è ben consapevole, ne ha parlato ieri pomeriggio a Cortina dov’era ospite a Una Montagna di Libri intervistato dall’organizzatore, Francesco Chiamulera e dal giornalista del Corriere della Sera Giovanni Viafora. Dichiarazioni, quelle di Zaia, che se anche non basteranno a riportare il lista il suo vice, sicuramente aiutano, data la credibilità del governatore con la base, a ripulire l’immagine di Forcolin finito nel ciclone mediatico pur senza aver ricevuto il bonus.
La linea del segretario Matteo Salvini veicolata dal commissario regionale Lorenzo Fontana, però, sembra incisa nella pietra: «In lista non ci entrano». La sentenza suona esecutiva. «Decideremo insieme – spiega Zaia – perché c’è una componente che riguarda me e una generale che riguarda la segreteria, ed è bene che questi temi si affrontino con serenità. Incontrerò Forcolin, Barbisan e Montagnoli. Dopo di che renderò note le decisioni. Ricordo che sono stato io, per primo, a porre la questione a livello nazionale, perché penso che sia fondamentale la chiarezza; bisogna avere sempre la schiena diritta. Dopo di che stiamo parlando di un provvedimento che non è affatto illegale, bensì di un tema di opportunità».
L’affondo è nei distinguo in merito alle tre posizioni: «Abbiamo tre casi tra loro differenti: due consiglieri che hanno chiesto il bonus, lo hanno ottenuto e poi hanno documentato di aver fatto beneficenza elargendola a terzi; dall’altro abbiamo un vice presidente che è socio di minoranza di uno studio associato che ha presentato domande per i soci e i clienti. Forcolin ha inoltre aggiunto che, avuta notizia della domanda a suo nome, ha dato disposizione allo studio di non inoltrare l’ulteriore documentazione per l’ottenimento del bonus e di stoppare pertanto la richiesta. Cosa che è avvenuta. Per cui siamo in presenza di una domanda che è morta sul nascere. È una domanda che non esiste». Il governatore rinnova l’appello al presidente dell’Inps Pasquale Tridico perché tutti gli elenchi vengano resi noti «perché sono segreti di Pulcinella» chiosa il governatore.
Torna a sperare Forcolin, sostenuto, anche formalmente, con una lettera aperta al governatore e firmata «la base del Veneto Orientale» che chiede siano le urne a decidere sull’onestà del suo vice. Lui, da parte sua, dice all’Ansa: «Conto nelle prossime ore di incontrare il Presidente Zaia. Non ho mai incassato alcun bonus ed ho, carte alla mano, bloccato l’invio di ulteriore documentazione all’Inps dopo aver saputo che dal mio studio associato erano state inoltrate richieste a favore di tutti noi soci e dei clienti aventi titolo. Tutto ciò ha bloccato all’origine l’effetto della richiesta». Un distinguo che potrebbe pesare.
Sono in pochi a commentare in Lega, troppo spinosa la vicenda. Il capogruppo del Carroccio in Regione e membro del direttorio Nicola Finco si attiene alla linea del commissario: «Umanamente dispiace molto ma c’è una questione morale».