_In questi giorni, scrive nella nota che pubblichiamo Ciro Asproso (Coalizione Civica per Vicenza), l’attenzione di tutti si è concentrata su Borgo Berga e sull’attribuzione delle responsabilità. Ma appena spenti i riflettori, corriamo il rischio di perpetuare le stesse politiche urbanistiche del passato e di ripetere errori che hanno causato danni irreversibili. Innanzitutto voglio chiarire che l’individuazione di quel sito non fu sbagliata in sé: in fondo si trattava di recuperare un’area dismessa e inutilizzata. Il riuso, per favorire lo sviluppo della città e ridurre il consumo di suolo, è una scelta condivisibile se sfruttata a vantaggio della città. Non di pochi privati, come invece è successo.
1. Un favore al gruppo Berlusconi. Con l’operazione nuovo Tribunale di Vicenza, avviata dalla Giunta Hüllweck nel 2002, si è cercato di spacciare per interesse pubblico una mera speculazione edilizia. Cos’è successo? La società FINVI, appartenente alla galassia berlusconiana, era all’epoca proprietaria dei terreni dell’ex cotonificio Rossi e per ottenere il via libera alla nuova urbanizzazione offrì al Comune un accordo: il progetto del nuovo Tribunale in cambio di una “valorizzazione immobiliare” e già questo è discutibile. Dal canto suo, il Ministero di Grazia e Giustizia stanziò 15 milioni di euro, poi incrementati di altri 8, a condizione che il tribunale fosse realizzato proprio in quel sito, a Borgo Berga. Questo ovviamente corroborò i sospetti di un favore fatto a Berlusconi. Ma fu solo la prima di tante opacità.
2. Speculazione, non interesse pubblico. La presunta “grande opportunità per Vicenza“, come la dipingevano i politici di Centrodestra e Lega, si rivelò una bufala. Infatti, pur tralasciando le questioni estetiche e le carenze strutturali, rimane il fatto che i privati ottennero tantissimo in termini di volumetrie rispetto a quanto offrirono alla città: 60 mila metri cubi di volume residenziale, 31 mila di commerciale, 55 mila di direzionale e 8 mila di pubblici esercizi. Un patto leonino a tutto danno dell’interesse pubblico, ma ottenuto paradossalmente, grazie a Norme per il recupero ambientale.
3. Le ingiustizie portano nuove ingiustizie. Una volta lucrato il plus-valore della rendita fondiaria, la FINVI alienò la proprietà immobiliare. Dopo ulteriori cessioni subentrò “Sviluppo Cotorossi“, una partecipata tra Costruzioni Maltauro e CODELFA. Intanto il danno era fatto e da allora in poi tutti dovettero fare i conti con questo bel “regalo” fatto ai privati. In buona sostanza, Il Tribunale fu solo il pretesto per rimettere sul mercato un’area di scarso valore commerciale (ma di grandissimo valore storico e paesaggistico) e di ottenere il massimo sotto il profilo finanziario.
E ultima venne la città. Quando la politica non riesce a governare la trasformazione del territorio, prevale sempre l’interesse del più forte e viene meno la tutela dei beni comuni. Per questo è importante, da oggi in poi, avere un progetto vero di città e soprattutto il coraggio di condividerlo con i cittadini, con la massima trasparenza, con la partecipazione diretta. È questa l’unica morale che possiamo trarre da questa vicenda: qualunque idea, progetto, fantasia sul futuro di Vicenza, deve partire da ciò che serve a Vicenza. Per questo e solo per questo dobbiamo lavorare.
Ciro Asproso – Coalizione Civica per Vicenza