Giovedì sera, nella saletta dei Chiostri di San Lorenzo piena all’inverosimile, cosa inconsueta per queste tematiche a Vicenza, è stato fatto il punto sulla situazione del caso di Borgo Berga, il cosiddetto “ecomostro padano”. Italia Nostra, Civiltà del Verde e Comitato antiabusi hanno organizzato la serata intitolata “La città di Vicenza e i suoi fiumi. Difesa di un paesaggio dimenticato. Il caso di Borgo Berga” e i cui relatori erano Claudio Grandis (storico), Roberto Rech (geologo), Carlo Costantini (urbanista) e Matteo Ceruti (avvocato) con Marco Milioni (giornalista) a moderare gli interventi.
Paolo Crestanello, del Comitato contro gli abusi edilizi, ha introdotto gli ospiti e ha sottolineato l’importanza dei fiumi nel paesaggio, che vanno tutelati anche per i rischi ad essi collegati mentre a Vicenza ci sono molte costruzioni addossate ai fiumi.
L’antefatto. Il moderatore della serata, il giornalista Marco Milioni, ha raccontato il prequel del “caso Borgo Berga”: l’area comprende due lotti. Il primo, dove sorgeva l’ex cotonificio Rossi, è stato comprato dalla società Finvi di Berlusconi e rappresenta una superficie inquinata, mai bonificata, che ha visto un ampliamento delle volumetrie e che non ha portato alcun guadagno alla collettività. Il secondo lotto, di proprietà del comune, prevede l’edificazione di tutta la vasta area in cambio della realizzazione del tribunale.
La giunta di centrodestra di Enrico Hüllweck nel 2004 approvò il piano, non senza dure battaglie al suo interno, battaglie che cessarono, però quando il tutto passò al privato.
Il sindaco si sposò nello stesso anno con l’ex architetto comunale Lorella Bressanello e testimone di nozze fu proprio Silvio Berlusconi.
La cittadinanza che abita il quartiere cerca di opporre resistenza al disastro paesaggistico che si sta profilando a Borgo Berga, anche se, c’è da dire, nel ricco Nordest la percezione della gente riguardo alle nuove costruzioni è quella di ricchezza e produttività, anche nel caso di un intervento urbanistico, come quello di Borgo Berga, che l’UNESCO ha definito “devastante nel suo contesto locale”.
La storia. Lo storico Claudio Grandis, sottolineato come la competenza sui fiumi sia delle Regioni, ha ricordato che il Bacchiglione è un fiume a carattere misto, con una presenza costante d’acqua, formato principalmente da torrenti e altri corsi d’acqua che scendono dall’Altopiano, e che proprio a Borgo Berga unisce le sue acque con quelle del Retrone. In origine il Bacchiglione era un fiume navigabile e le barche che partivano da Vicenza approdavano a Venezia, ma oggi, quando è la viabilità terrestre ad aver presoi il sopravvento, non si tengono più in conto le risorse e i problemi idraulici. Inoltre è proprio in queste aree, poiché valgono meno, che le speculazioni edilizie sono più profittevoli. Nel 1907 fu istituito il Magistrato alle acque, oggi soppresso in seguito alle vicende del MOSE, proprio per l’importanza delle reti fluviali. Infine, ha ricordato Grandis, già nel ‘500 l’intervento dell’uomo creava pregiudizio, infatti alcuni documenti dell’epoca dimostrano le segnalazioni dei barcaioli vicentini relative a un aumento delle acque del Bacchiglione causato dal disboscamento dell’Altopiano.
La situazione idrologica. Roberto Rech, geologo, ha parlato dei rischi legati all’eccessiva cementificazione. Il Veneto è una regione ricca di fiumi da sempre, però, depredati e mai tutelati. È necessaria una conoscenza di base del fenomeno per evitare il rischio alluvioni. Le falde acquifere sono compromesse fino a 40 metri. Il genio civile dovrebbe controllare e fare manutenzione dei fiumi. Invece sono state occupate le zone golenali (le aree tra la riva e l’argine che servono a raccogliere le acque del fiume nel caso di emergenza alluvionale), che sono pubbliche e non private, e spesso non ci sono più gli argini. È stato ristretto l’alveo del fiume e questo fa sì che le acque scorrano più veloci e sono stati fatti bacini di laminazione, buchi larghi e profondi per contenere le acque in caso di piena, senza tenere conto che i cicli alluvionali non sono più di 50 anni, ma di 3 o 4 anni. Il nodo idraulico di Borgo Berga, continua, Rech, è un chiaro esempio di potere politico suddito del potere economico.
L’intervento urbanistico. L’architetto Carlo Costantini ha spiegato che i PIRUEA, Programmi Integrati di di Riqualificazione Urbanistica, Edilizia ed Ambientale, istituiti con L.R. 23/99, devono avere un interesse pubblico mentre, nel caso del Piruea Cotorossi, la Finvi non ha realizzato la bonifica, ma ha messo una soletta di cemento sotto i corsi d’acqua, non è rispettata la distanza, inderogabile, dal fiume di 10 metri, prevista dal Regio decreto 523/1904, manca la VAS, la Valutazione Ambientale strategica, è stata demolita un’opera di architettura industriale, nonostante le prescrizioni di tutela della Sovrintendenza, prescrizioni integrate nel Piruea, sono stati scomputati gli oneri di urbanizzazione con un ingente danno erariale.
Nel frattempo la giunta di centrosinistra del sindaco Achille Variati, subentrato a Hüllweck, ha confermato l’aumento volumetrico. I posti auto sono passati da 600 a 1600 e sono stati soppressi i parcheggi liberi all’esterno previsti dagli standard urbanistici. Il guadagno netto per la Finvi è di 9 milioni di euro.
La vicenda giudiziaria. L’avvocato Matteo Ceruti ha ripercorso l’iter giudiziario della vicenda relativamente ai vincoli paesaggistici ed ambientali. Nel Piruea manca la valutazione ambientale strategica e la VIA, Valutazione di incidenza ambientale, prevista per i siti di importanza comunitaria. Il 3 maggio 2018 la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Procura e ha ritenuto legittimo il Piruea ex Cotorossi, in quanto non avrebbe violato le norme urbanistiche.
Il Gip Massimo Gerace, a novembre, ha decretato l’archiviazione del processo penale per lottizzazione abusiva. Il 23 maggio 2017 il Tribunale del Riesame ha riscontrato la violazione delle distanze e la mancanza di valutazione di compatibilità idrica, anche se non ha integrato il reato di lottizzazione abusiva. La vicenda di “questo tribunale non s’aveva da fare” ma non è ancora conclusa e ora la patata bollente passa nelle mani del “civico” Rucco.
Resta emblematico il fatto che l’architetto Byrne, uno dei progettisti, non vanti tra le sue opere proprio il progetto di Borgo Berga…