Una settimana fa la protesta ?silenziosa? di residenti e associazioni davanti al tribunale ha riacceso l’attenzione sull’annosa vicenda del complesso edilizio a Borgo Berga, dopo il via libera a Sviluppo Cotorossi dalle aule giudiziarie per la revoca dei sigilli posti al lotto E. Tra i manifestanti c’era anche Enrico Marchesini dell’associazione ?Vicenza si Solleva?, storico esponente del movimento No Dal Molin, che racconta dal suo punto di vista la situazione.?Mentre la settimana scorsa – esordisce – il dirigente di Sviluppo Cotorossi gongolava tutto contento e compiaciuto commentando l’esito delle inchieste e delle denunce su abusi e illegalità commessi nella edificazione dell’ecomostro di Borgoberga, tutte o quasi a suo favore, lo stesso tribunale che ha prosciolto lui e quasi tutti i suoi soci e sodali ha nel frattempo iniziato ad incriminare e processare quelli, cioè noi, che in questi anni hanno denunciato e cercato di impedire questo scempio“.
“Martedì scorso – continua – è iniziato il processo ai comitati che denunciano e dimostrano il rischio idrogeologico dovuto a tutti i palazzi che sono stati costruiti e altri che vogliono costruire sulle sponde dei due fiumi che circondano il mostro. Sono accusati di aver diffuso informazioni false e diffamanti e per questo Sviluppo Cotorossi ha chiesto un risarcimento di 3 milioni. Un centinaio di cittadini si è riunito davanti al Tribunale, edificato esso stesso con modalità dubbie se non fuori le regole, per dichiarare non solo la loro opposizione a questo sistema speculativo che devasta il territorio, avvelena l’acqua e l’aria, distrugge l’ambiente e il paesaggio ma anche per mostrare la faccia di una Vicenza onesta e democratica che nonostante le tante battaglie fatte e spesso perse non si stanca di esserci mostrando di non aver perso la tenacia e nemmeno la fiducia di poter vivere in una città e in un mondo diverso“.
“Nonostante le difficoltà – conclude Marchesini – e la litigiosità di molti di noi che non sanno trovare coesione nelle iniziative e nemmeno una modalità unica di difesa di fronte ai giudici, nessuno ha smesso in ogni caso di partecipare e sperare che le cose e le persone possono cambiare. Oggi (lunedì 15 ottobre ndr) invece in tribunale Sviluppo Cotorossi non ha chiesto un risarcimento milionario contro la diffusione di notizie, secondo loro false, sui regolamenti e sulle leggi non osservate o male applicate ma vuole una sentenza di condanna nei confronti di chi ha organizzato un’azione finalizzata a bloccare il cantiere e impedire il proseguimento di una devastazione che secondo noi, ma anche secondo l’Unesco e secondo chiunque si trova a passare da quelle parti, non solo è vera, ma è evidente e lampante a tutti“.