Il Collettivo Ambiente-territorio di Vicenza, a pochi giorni da una nuova udienza sul processo Pfas a carico della Miteni di Trissino, in cui si deciderà se unire o no i due filoni, organizza un sit fuori dal tribunale. Nel frattempo Pfasland ha deciso, causa Covid, di rinviare il sit in a un’altra udienza, la prima veramente dibattimentale, che potrebbe essere il 29 marzo o i primi di aprile dopo Pasqua. Venerdi 19 Marzo alle ore 18.00 ci sarà invece un presidio/conferenza stampa davanti al Tribunale di Vicenza.
“Negli ultimi giorni – spiegano gli organizzatori – è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini per un cumulo di provvedimenti giudiziari (occupazioni di Borgo Berga e proteste davanti alla Miteni) a decine di attivist* dei movimenti sociali della nostra città che nel 2016 e 2017 si sono mobilitat* per la difesa dell’ambiente e del territorio. In quegli anni centinaia di cittadin* hanno dato vita a una vera e propria resistenza contro la costruzione di grandi opere e per denunciare l’inquinamento delle falde acquifere da Pfas. Una campagna durata oltre due anni chiamata Vicenza si Solleva: sollevarsi appunto contro la messa in crisi ambientale del nostro territorio, contro gli eco-mostri e le colate di cemento. Manifestazioni, assemblee pubbliche, convegni, blitz, occupazioni come quella alla Miteni di Trissino che denunciava come l’inquinamento, delle acque in quel caso, avrebbe coinvolto migliaia di persone (ci si sbagliava, purtroppo, ora sappiamo che sono centinaia di migliaia le persone coinvolte in questo disastro sanitario e ambientale). Il tentativo della Procura è quello di legare le varie proteste in un “medesimo disegno criminoso”, per citare il testo della notifica, tentando in sostanza di spostare le legittime richieste di vivere in un territorio sano nella criminalizzazione di chi lotta per la difesa del territorio.
“In questi anni abbiamo visto nascere un movimento globale di milioni di persone che ha detto chiaramente che questo modello di sviluppo è incompatibile con le forme di vita di questo pianeta. E’ il modello delle grandi opere, dello sfruttamento del territorio e del cemento, quello che non calcola i costi ambientali e sociali quando c’è da guardare al profitto, a Vicenza come nelle miniere di carbone di Hambach, nel delta del fiume Niger, nelle pianure della Patagonia o nelle foreste in fiamme del Brasile. Rispediamo quindi al mittente questo tentativo di criminalizzare le mobilitazioni, dicendo che criminale è chi ancora oggi distrugge il territorio per opere come la TAV, il Dal Molin, al pari di chi inquina e di chi brucia il carbone – concludono gli organizzatori della manifestazione -. E’ necessario prendere parola in forma collettiva. Perché l’attacco è contro tutt* coloro che si battono per la difesa dell’ambiente e dei beni comuni”.