L’antico Borgo di Fogliano, oggi disabitato, ultima propaggine del Parco Nazionale del Circeo

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Il Borgo di Fogliano
Il Borgo di Fogliano. Credits: italianostra.

L’estrema propaggine nord del Parco Nazionale del Circeo è sede di un antico e complesso agglomerato che, oggi, è completamente disabitato. Si tratta del Borgo di Fogliano, legato a doppio filo con la famiglia più importante di Gaeta e costruito intorno all’omonimo lago.

La storia del borgo – L’area del Borgo di Fogliano è abitata sin dalla preistoria. E non stupisce: visti i ritrovamenti Neanderthal che sono stati fatti un po’ più a sud, nella zona delle grotte del Circeo, è plausibile pensare che questo nucleo di ominidi risalisse anche più su, magari in cerca di cibo o di altri luoghi in cui stanziare nelle diverse stagioni dell’anno. A testimonianza inconfutabile, alcune punte di freccia, raschiatoi e altri reperti rinvenuti nei pressi delle rive del Lago di Fogliano, il più grande dei 4 laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo. Si potrebbe pensare che sia stato lo specchio d’acqua a dare il nome al borgo, ma è successo esattamente il contrario: un altro elemento che fa intuire la profonda antichità di questo sito.

Inizialmente, come è accaduto spesso nella storia, si trattava di un semplice villaggio di pescatori che si era sviluppato sulle rive senza alcun perimetro definito (anche a causa del regime irregolare delle acque) o “ufficialità”. L’agglomerato, tra l’altro, attraversava anche la zona paludosa e la sua grandezza, quindi, era continuamente influenzata dalle precipitazioni e dagli agenti atmosferici in generale. Alle origini, insomma, l’entità di questo pre-borgo variava con l’alternarsi delle stagioni.

Anche i Romani si lasciarono incantare dai panorami del circondario: misero in pratica delle importanti opere di bonifica e costruirono piscine e canali che permisero di trasformare quello che, a tutti gli effetti, all’epoca era un villaggio irregolare in un centro di allevamento e pesca.

Successivamente la zona venne completamente abbandonata, fin quando, rivalutata dallo Stato Pontificio, che poteva trarne profitto in quanto ad influenza nei territori circostanti, rifiorì: Sermoneta, Ninfa e i laghi di Fogliano e Caprolace, infatti, facevano parte di un possedimento che Papa Bonifacio VIII (nato Benedetto Caetani) affidò alla famiglia Caetani. La sua famiglia. Siamo arrivati, così, al salto tra il XIII e il XIV secolo.

Villa Fogliano
Villa Fogliano. Credits: latina24ore.

La casata Caetani – proprietaria anche del lago – arricchì l’area di nuovi edifici che facilitassero la permanenza in loco e donassero al luogo un’identità più forte. E praticamente tutte queste costruzioni sono ancora oggi visibili, perfettamente integrate con il paesaggio; ci sono voluti secoli, però, per dare al borgo l’immagine odierna. La casina di caccia, nata per ospitare il Conte d’Albany ed il Cardinale di York, nipoti di Giacomo II di Stuart, durante le loro battute, è del 1742; la villa padronale e la “villa inglese“, invece, risalgono al 1877. Successivamente, poi, diverse evoluzioni ed interventi architettonici hanno cambiato l’assetto iniziale: oggi, ad esempio, la villa padronale e il casino di caccia, con i suoi curiosi tralicci esterni in legno, appaiono uniti in un corpo unico che ingloba anche i resti dell’antica chiesa di S. Andrea, che venne sostituita, nel tempo, da un’altra chiesetta in stile neogotico sempre costruita nei pressi della villa.

Il casino di caccia all'inglese di Fogliano
La villa all’inglese di Fogliano, come appare oggi. Credits: latinatoday.

Arriviamo, così, alla fine dell’Ottocento quando Ada Bootle Wilbraham, moglie del duca Onorato Caetani, fece realizzare un orto botanico: il borgo, via via, diventava molto più di un luogo dove recarsi per godersi il relax ed un piacevole soggiorno. Le piante esotiche ospitate all’interno della struttura erano tantissime, tra cui le “famose” palme che fecero da sfondo al film “Ben Hur” (che nel 2010, purtroppo non se la passavano bene a causa del punteruolo rosso). Ma un sito del genere supera difficilmente la prova del tempo senza le cure adeguate. Quando i Caetani si dedicarono alla realizzazione del giardino di Ninfa (nel comune di Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta) cominciarono a trascurare Fogliano.

Ed è stato proprio per mancanza di manutenzione che, a partire dagli anni ’20, le piante autoctone hanno cominciato a mescolarsi a quelle di importazione, tra la furia dei cittadini. Si è assistito ad un fenomeno peculiare: un processo spontaneo di naturalizzazione che ha ricreato uno scenario unico nel suo genere in cui le nostre più tipiche specie mediterranee (come il leccio, l’alloro e la palma nana) si sono ritrovate a condividere gli spazi con specie “straniere” (come le palme o gli eucaliptus) che, nell’Italia centro-meridionale, hanno ritrovato le condizioni climatiche ideali non solo per sopravvivere, ma anche per riprodursi, arricchendo la varietà biologica della zona.

La situazione attuale – Oggi borgo e orto ricadono nella proprietà dello Stato e, dal 1978, sono gestiti dall’Ente Parco Del Circeo. Si sta cercando di intervenire per apportare la manutenzione necessaria, anche per restaurare gli edifici che, ormai, collezionano diversi secoli sulle spalle. L’intera area è classificata come zona umida di importanza internazionale protetta dalla Convenzione di Ramsar. Ecco perché Fogliano è stato votato al censimento dei “Luoghi del Cuore” FAI.

Con la bonifica dell’Agro pontino (avvenuta più o meno nel decennio compreso tra il 1926 e il 1937), nel frattempo, il perimetro del lago è stato arginato e soltanto per questo oggi possiamo ammirarlo nella configurazione definitiva che conosciamo, con una parte squadrata derivata proprio dalla costruzione degli argini negli anni ’30 e due canali artificiali che lo collegano al mare e garantiscono il circolo dell’acqua salmastra. Sulla terra scura che ricopre il circondario vivono libere le bufale (parte integrante dell’economia locale, con la produzione della mozzarella e di altri caseari) che si abbeverano negli acquitrini di un paesaggio che, in ogni caso, è rimasto semi-paludoso o, ironia della sorte, è stato riportato alle origini proprio per fini economico-commerciali.

Dimostrando quanto sia importante non intervenire troppo drasticamente sulla natura ma, anzi, imparare a vivere in sintonia con ognuno degli scenari che è in grado di offrirci.

Il borgo, il lago e l’orto sono facilmente raggiungibili (anche attraverso un sentiero battuto che corre lungo il perimetro del lago): una parte (lago e borgo) è liberamente accessibile ed accoglie ogni giorno tantissimi appassionati di bicicletta, birdwatching e passeggiate; l’orto, che grazie ai numerosi stimoli sensoriali offerti dall’ambiente si è dotato anche di un percorso per non vedenti, prevede il pagamento di un biglietto.

Il Borgo di Fogliano dall'alto
Il Borgo di Fogliano dall’alto. Credits: Dimore Storiche Lazio.