La giornata di ieri passerà alla storia come “Lunedì nero delle Borse mondiali”, con perdite registrate sulle principali piazze. A Tokyo – lo ricordiamo – l’indice Nikkei ha perso il 12,4%, segnando il peggior calo dal 19 ottobre 1987. Anche Milanoha fatto segnare per tutta la giornata valori preoccupanti tra Ftse Mib e spread tra Btp e Bund e le banche, tra cui Bper e Mps, che hanno segnato perdite pesanti. Giù anche Francoforte -2,5%, Londra -2,18%, Parigi -2,47% e Madrid -2,88%.
Il giorno dopo è tempo di analisi e approfondimenti oltre che di scenari futuri, In questo senso, a firma Vito Lops, Il Sole 24 Ore offre ai lettori un contenuto incentrato sui risparmiatori.
“I mercati finanziari non possono solo salire come desidera ogni investitore. È nella loro natura prendersi delle pause. Respirare e ritracciare. Vanno però distinti i cali normali, quelli che accadono in condizioni di volatilità non elevata (come il -5% dello scorso aprile con un Vix sotto i 20 punti) da quelli più violenti, come quanto accaduto nelle ultime sedute in cui la discesa delle quotazioni è stata accompagnata da una volatilità negli Usa a 65 punti, vista solo ai tempi del Covid e nel 2008 durante la crisi di Lehman Brothers. In questi casi le emozioni rischiano di prendere il sopravvento. Molti investitori vanno in panico. Mentre alcuni istituzionali (in particolare fondi hedge esposti a leva) sono costretti a vendere, tanti retail, pur non essendo costretti, si domandano se sia il caso di modificare il portafoglio per alleviare la sofferenza di vedere un profondo rosso nella schermata del proprio home banking. La statistica ci insegna che le emozioni, sia che si tratti di euforia che del panico che ne è l’alter ego, sono cattive consigliere nel campo degli investimenti. Alla lunga vince sui mercati chi ha una strategia ben definita, un orizzonte temporale chiaro in mente e una preparazione mentale tale da sopportare gli inevitabili, per quanto più rari, cigni neri o grigi che siano.
Ci sono vari modi di stare a mercato. C’è chi fa trading (e nel 90% dei casi finisce per perdere soldi), chi ha un portafoglio di lungo periodo e chi invece opera (ed è certamente più difficile) con un portafoglio rotazionale, capace di adattarsi meglio alle differenti fasi del ciclo economico. C’è chi sceglie la strada del Pic (ovvero investe il budget per il portafoglio in un unico momento) e chi invece (magari anche per mancanza di liquidità) opta per il piano di accumulo a frequenza (mensile, trimestrale, ecc.) prestabilita. Qualsiasi sia la propria strategia e operatività l’importante è averne piena consapevolezza. E sapere già come comportarsi quando la volatilità dovesse impennarsi come in sedute come quella di ieri. È impossibile prevedere l’andamento dei mercati nel breve periodo ma un investitore sa che ha un grande alleato dalla sua parte: il tempo. Se il portafoglio è ben costruito il tempo lavorerà al suo fianco perché l’economia in media cresce per l’80% del tempo e rallenta (o decresce) nel restante. Un’altra buona regola da conoscere è che il “market timing” (cioè il voler operare in modo discrezionale per provare ad anticipare i minimi o i massimi del mercato) è esercizio assai difficile. Praticamente impossibile. Da cui il famoso adagio: «Time in the market is better than timing the market». Questo detto riprende anche un altro grande punto a favore dell’investitore consapevole: la pazienza. Tra le tante citazioni di Warren Buffett ce n’è una che calza a pennello in questo caso: «Il mercato è quel luogo in cui gli impazienti regalano i soldi ai pazienti». Durante le fasi più emotive e più volatili, gli impazienti (in cui potremmo includere coloro i quali hanno costruito un portafoglio talmente rischioso da superare la loro personale tolleranza al rischio) finiscono per regalare soldi ai pazienti. A quelli che come Warren Buffett sono in grado di affrontare le fasi di rallentamento di un ciclo economico con un abbondante liquidità in cascina, pronta per comprare gli asset a prezzi fortemente scontati. Uno sconto determinato molto spesso dagli impazienti che panicano nelle fasi più complesse”.
Fonte: Il Sole 24 Ore