Mi è appena stato notificato l’avviso di conclusione indagini – scrive in un post sul suo profilo Facebook il collega Nicola Borzi – per i miei articoli del 16 e 17 novembre 2017 sui conti dei servizi segreti in Banca Nuova del gruppo Banca Popolare di Vicenza.
Rischio da 3 a 10 anni di carcere per il reato di rivelazione di segreto di Stato che potrebbe venirmi contestato in giudizio. Io ho fatto solo il mio dovere di giornalista come sancito dalla libertà di stampa tutelata dall’articolo 21 della Costituzione repubblicana. In scienza e coscienza so di non aver in alcun modo messo a repentaglio la sicurezza della Repubblica con il mio lavoro di giornalista, anzi di aver sollevato in pubblico questioni rilevanti nell’interesse della difesa di questo Paese contro mafiosi criminali e corruttori.
Se c’è qualcuno che sta rischiando davvero, forse non solo la galera, siamo io e il collega Francesco Bonazzi che è indagato con me e che scrisse di questa storia sulla Verità.
I miei ex colleghi de Il Sole 24 Ore, giornale sul quale furono pubblicati i miei articoli, non hanno nulla da dire oggi?
Le indagini che mi son state notificate hanno rivoltato come un calzino la mia vita professionale e privata. Non hanno trovato nulla se non ciò che ho scritto pubblicamente perché fosse garantito il diritto dei cittadini italiani a conoscere ciò che è accaduto nelle banche del signor Zonin e dei suoi amici.
Oggi mio padre avrebbe compiuto 80 anni. Mi sostengono la sua memoria e il suo insegnamento costante di onestà, libertà, rispetto dello Stato.
Nicola Borzi