“Aver Introdotto l’obbligo del visto di conformità e della congruità delle spese anche per lo sconto e cessione delle detrazioni edilizie ordinarie, nonché per l’utilizzo diretto in dichiarazione della detrazione 110%, di fatto ha bloccato migliaia di “cantieri” già avviati – lo denuncia nella nota che pubblichiamo Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto (qui alcune altre sue note su ViPiu.it, ndr) -.
“La cessione dei crediti fiscali per lavori in edilizia e lo sconto in fattura, in seguito all’emanazione del DL 157/2021, sono, di fatto, sospesi – prosegue Boschetto -. Con gravi ripercussioni sulla liquidità delle imprese che si ritrovano ad aver già eseguito delle commesse per le quali i tempi di incasso del corrispettivo diventano incerti. Sono necessari urgenti chiarimenti, dunque, soprattutto su come gestire le situazioni a cavallo”.
Dal 12 novembre scorso, per comunicare all’Agenzia delle Entrate la cessione del credito o l’applicazione dello sconto in fattura, sono necessari il visto di conformità e una attestazione di congruità della spesa rilasciata da un tecnico abilitato. Anche relativamente a lavori già svolti o in corso di esecuzione a tale data, quindi.
I maggiori dubbi applicativi del decreto si concentrano proprio sulla certificazione della spesa, i cui connotati non sono ancora chiari e i cui parametri si rifanno ad un decreto del MITE ancora da emanare e che potrà/dovrà essere emanato entro 90 giorni.
“Temiamo – prosegue Boschetto– che i costi per l’apposizione del visto e per il rilascio dell’attestazione di congruità della spesa, se non detraibili anch’essi, potrebbero rendere non più conveniente la richiesta dello sconto in fattura o la cessione del credito. Chi non ha capienza fiscale e quindi non può utilizzare in alternativa la detrazione nella propria dichiarazione dei redditi, dovrà probabilmente rinunciare a qualsiasi tipo di beneficio fiscale per i lavori edili di cui si parla”.
Tornando sul fronte delle imprese coinvolte nel circuito in quanto esecutrici dei lavori, si registra come diverse di esse si trovino in crisi perché hanno pianificato la propria attività ed il proprio equilibrio finanziario calcolando e facendo affidamento sulle tempistiche di incasso dei crediti fiscali acquisiti e poi ceduti a banche e poste, sulla base delle precedenti regole e prassi. In questa maniera, per diverse il rischio è di dover bloccare i lavori e mettere in cassa integrazione il personale.
“Pur comprendendo la necessità di porre rimedio a fenomeni di sfruttamento ingiusto delle opportunità date da sconto in fattura e cessione del credito –conclude-, urgono dei correttivi alla norma e un immediato documento interpretativo della stessa che li renda nuovamente fruibili, per non penalizzare ulteriormente imprese e cittadini onesti”.
In Veneto, giusto per dare una dimensione, nel sistema casa operano 51mila400 imprese artigiane con 107 mila addetti (con risultati positivi e in controtendenza nel primo semestre 2021 rispetto al totale artigianato con un saldo positivo di + 300 imprese).