Boschi e resistenza: i casi Lanerossi e Ca’ Alte a Vicenza

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Bosco Lanerossi
Bosco Lanerossi

(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 9, luglio-agosto 2024, sui boschi Lanerossi e Ca’ Alte sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

La linea dell’Alta Velocità che attraverserà la città del Palladio modificando sensibilmente la fisionomia del quartiere Ferrovieri ha fatto emergere un tema politico nel senso più puro e autentico del termine, cioè il coinvolgimento della cittadinanza nella gestione degli spazi urbani.

Il 2024 sembra proprio essere un anno importante per Vicenza. Oltre ad aver accolto, bene, l’adunata degli Alpini e ad aver sfiorato, male, la promozione calcistica in Serie B, quest’anno si stanno muovendo due questioni rimaste latenti per decenni, e in entrambi i casi le cifre sono tonde. Nel 1924 infatti veniva creato il giardino della Pettinatura Lanerossi, fabbrica situata nel quartiere noto come dei “Ferrovieri” in quanto ospitava le casette degli operai dell’Arsenale dopo la decisione, nel 1907, di collocare lì l’officina di riparazione dei vagoni delle Regie Ferrovie. Dal 1936 il quartiere è stato ufficialmente inserito nella toponomastica cittadina con il nome di Martiri della Libertà e in seguito delle Medaglie d’oro, ma il nome popolare è rimasto Ferrovieri. Il giardino nasce su volontà del proprietario, appassionato di piante e di viaggi, e seguendo la moda dell’epoca. La fabbrica
è dismessa dal 1994 e da quel momento sia l’edificio, sia il giardino, sono completamente abbandonati.
Quando la proprietà è passata da Lanerossi a Marzotto sembrava che l’area dovesse essere utilizzata ad uso immobiliare. Successivamente la proprietaria è diventata di una srl di Milano, Aree Urbane, che però è fallita. Questo ha complicato ancora di più il destino dell’area perché non solo si aveva a che fare con un privato, ma, essendo fallito, si doveva
interloquire col tribunale. La cosa ha portato a scene anche un po’ grottesche, come quella della prima rilevazione dell’area effettuata sbirciando dai cancelli chiusi, da cui era emerso che l’area verde consisteva in poche piante. Nel frattempo, e in poco tempo, c’è stata una svolta in quanto Iricav 2, cioè il General Contractor a cui è affidata la progettazione e la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta capacità veloce Verona-Padova, ha espropriato la zona diventandone il nuovo proprietario.

Bosco del Bocciodromo
Bosco del Bocciodromo

Si sono così aperti i cancelli e si è potuto constatare de visu che l’area verde, a tutt’oggi non del tutto esplorata, vasta circa 16 mila metri quadrati, da giardino, negli anni, si è trasformata in un vero e proprio bosco. Nel progetto Tav però proprio in questo punto è previsto un enorme cantiere che servirà come base logistica dei lavori. Inoltre, è prevista, come opera compensativa, una strada, che passerà dove ora sorge il centro sociale Bocciodromo, che dal 2011, con concessioni comunali rinnovate nel tempo, ha ridato vita a un altro spazio abbandonato, cioè il Dopolavoro ferroviario. Il futuro del centro sociale, quindi, è a rischio, ci sono dai 30 ai 60 giorni di preavviso per cancellare la convenzione. Dopodiché, sfruttando anche la possibilità di dialogare con una giunta di centrosinistra, quindi teoricamente più aperta rispetto agli esponenti del centrodestra cittadino, che hanno più volte dichiarato di voler chiudere il Bocciodromo senza se e senza ma, ci sarà da capire la disponibilità del Comune e dei militanti del centro sociale a trovare una nuova sistemazione magari in uno dei tanti luoghi abbandonati della città per proseguire con le attività di questi anni, che sono, per esempio, una palestra popolare con corsi di boxe, Muay thai, calisthenics, Capoeira Angola, corsi di balli folk, concerti di diversi generi musicali, dal jazz al metal passando per l’hip hop, presentazioni di libri, dibattiti e corsi di alfabetizzazione per immigrati. Il Bocciodromo, per questa possibile apertura verso un suo futuro, in questi mesi sta concentrando, quindi, la sua lotta e la sua resistenza non tanto nel centro sociale in sé, ma nella salvaguardia del bosco Lanerossi e di un altro bosco, vittima designata della Tav, quello di Ca’ Alte. Dal 3 maggio è in atto quella che i giornali locali hanno definito come “occupazione”. Quello che è stato fatto, e che continua ad essere fatto, non è altro che far vedere alla cittadinanza il bosco, in cui convivono diverse specie di piante e che è sovente visitato da un tasso e alcuni caprioli. Nel bosco è anche presente un albero proveniente dal continente americano, un Liquidambar, che è cresciuto, spontaneamente, in un modo unico per la sua specie, grazie anche all’interazione con le altre piante presenti. L’albero, che ha cento anni, in ogni caso verrà probabilmente riconosciuto da Regione e ministero dell’Ambiente, su indicazione dei Carabinieri forestali consultati dal Comune di Vicenza, come monumentale, e quindi non potrà essere abbattuto. Il problema è che costruirgli un cantiere attorno non è proprio il massimo e nemmeno salvare un “pezzettino” di verde è un’ipotesi che convince le associazioni. «Il bosco sorge in un bacino di laminazione del Retrone ed è fondamentale anche per evitare che il quartiere Ferrovieri finisca sotto acqua in occasione delle grandi piogge, inoltre il percolato del cantiere potrebbe finire nel fiume inquinandolo, considerando anche l’abbattimento dell’altro bosco di Ca’ Alte – spiega Romana Caoduro di Civiltà del Verde, aggiungendo che – il bosco, nella sua biodiversità, ospita una tale varietà di specie di piante, che potrebbe e dovrebbe essere studiata dai ricercatori». Questo è un punto cruciale: secondo gli esponenti del Bocciodromo e soprattutto di alcuni ambientalisti contattati per dare un’opinione sul bosco, è difficile salvare il Liquidambar senza salvare anche le piante attorno, proprio perché stiamo parlando di un ecosistema dove ogni tassello contribuisce all’equilibrio generale. A favore della difesa del bosco si sono mossi comitati come Vicenza Est più verde, associazioni quali Italia Nostra, Civiltà del Verde, Legambiente. Alcuni di questi hanno interagito con il Comune ricevendo garanzie per quanto riguarda il Liquidambar, ma rimane un alone di incertezza sul resto del bosco.
La giunta di centrosinistra, eletta anche con i voti di Alleanza Sinistra Verdi e che ha incluso l’ambiente tra i punti cardine del suo programma, si trova tra l’incudine e il martello visto che la Tav s’ha da fare, il progetto è già stato scritto e sottoscritto, salvo colpi di scena come il ricorso al Tar, che costringerebbero Iricav ed Rfi a rivederlo (e del resto il caso Ponte Alto ha dimostrato che un minimo di flessibilità sul progetto è ancora possibile). Iricav 2 promette come compensazione la ripiantumazione, una volta smantellato il cantiere, con la proporzione di 7 nuovi alberi per ognuno abbattuto oltre che 108 mila euro già dati alla Regione per ulteriori piantumazioni.

Bosco lanerossi
Bosco Lanerossi

Soluzione che non convince né il Bocciodromo, né le varie associazioni, in quanto un bosco, cresciuto in maniera spontanea e senza la guida dell’uomo, non è paragonabile a un giardino, che verrà creato presumibilmente tra 10-15 anni. Tra i vari esperti di boschi e zone verdi contattati dal Bocciodromo c’è stato anche Daniele Zovi: «il valore del bosco è
dato dall’uomo, a Vicenza la città ha stabilito il triste record di più alta concentrazione di polveri sottili, 16 mila metri quadri di superficie verde hanno molto valore, perché concorrono alla salute di tutte le persone che vivono nella città.
La questione della ripiantumazione non mi convince: l’uomo non è così bravo come la natura, intorno alla fabbrica la natura ha vinto, ci sono 30 specie arboree classificate da un botanico, ricostruire il verde da un’altra parte non è la stessa cosa. Per avere la potenza attuale ci vorranno 40 anni, ci sono relazioni tra le diverse piante, dal punto di vista della legge italiana è un vero e proprio bosco, che è altra cosa rispetto a un parco, a un’area verde o a un giardino».

L'ingresso del Bosco Lanerossi
L’ingresso del Bosco Lanerossi

Dal 3 maggio al Bosco Lanerossi si sono tenuti convegni, sono stati ospitati artisti che hanno eseguito performance di diverso tipo; ogni giorno persone di tutte le età, non necessariamente legate all’ambiente dei centri sociali, hanno visitato il bosco. Tra gli ospiti del bosco anche padre Ermes Ronchi, incaricato nel 2016 da papa Francesco di tenere le meditazioni degli esercizi spirituali della Curia romana e molto sensibile, in linea con l’enciclica Laudato si, al tema della tutela dell’ambiente.
Nel Bosco Lanerossi sono state costruite anche delle casette sugli alberi e, annunciano i militanti del Bocciodromo, nei prossimi giorni ne verranno costruite anche nel Bosco di Ca’ Alte, in via Maganza. Si tratta di un bosco che ha avuto meno attenzione mediatica rispetto a quello adiacente all’ex fabbrica, ma che non è figlio di un dio minore, in quanto è molto più grande di quanto si pensava vedendolo magari dal bar Civico 41 (14 mila mq), locale che verrà abbattuto assieme al bosco nel progetto Tav. Un polmone verde non meno importante dell’altro, visitato quotidianamente da uccelli, tra cui il picchio verde e caprioli, che si trova molto vicino alle rive del Retrone, quest’anno esondato già quattro volte. Fridays for Future e Bocciodromo propongono di utilizzare il prato antistante al bosco come orto collettivo e costruire delle arnie per gli sciami di api. La petizione lanciata per proteggere i due boschi ha raccolto, secondo gli organizzatori, 25 mila firme, consegnate il 2 luglio davanti a palazzo Trissino al termine della manifestazione “I boschi vanno in città”.
Quello che viene chiesto al giovane sindaco Possamai è di fare pressione su Iricav 2 affinché riveda il progetto e rinunci al cantiere in quel punto, lavorando magari sull’ammodernamento tecnologico dei binari regionali già esistenti.