Proseguiamo nella pubblicazione a puntate di “BPVi Risparmiatori ingannati. L’azione di (ir)responsabilità”, l’azione di responsabilità intentata “in forza di delibera assembleare del 13 dicembre 2016, nonché di delibera del Consiglio di Amministrazione in data 19 gennaio 2017…” dalla BPVi ora in Lca rappresentata e difesa dagli avv.ti Carlo Pavesi […], Stefano Verzoni […], Paolo Pecorella […], pur rischiando di non venderne le ultime copie disponibili, il cui incasso di certo non ci farebbe male dopo il pignoramento della Donazzan.
Dopo la dedica ai giudici della prima puntata, i ringraziamenti di rito e la presentazione del lavoro della seconda puntata, l’indice e le premesse dell’atto della terza puntata e dopo, nella quarta puntata, la prima parte della indicazione dei soggetti del giudizio a partire da Gianni Zonin, indicato nell’azione come il “dominus”, nella quinta la seconda dedicata ai consiglieri del cda nel periodo interessato, nella sesta la parte del direttore generale Samuele Sorato, nella settima, il coinvolgimento del collegio sindacale, e nell’ottava puntata gli emolumenti dei vertici della fu BPVi, nella nona abbiamo iniziato a riferire di quelli che per i legali della BPVi in Lca sono i crediti concessi a go go fino a generare sofferenze, il vero motivo del crac, per circa 10 miliari di euro, nella decima puntata, abbiamo riferito, per bocca dei legali della BPVi in Lca, delle “carenze nel processo di erogazione del credito” (qui la sequenza delle varie puntate) e, nell’undicesima, delle prime operazioni elencate dai legali come oggetto di censura e cioè quelle dei fratelli Silvano e Giancarlo Ravazzolo e Valeria Pillan .
Nella dodicesima i legali riferiscono dei crediti ai Morato e a società del gruppo Marchini.
N.B.
1 – L’atto completo è scaricabile a pagamento dalla sezione Documenti e Files Premium di Bankileaks.com col titolo Azione di responsabilita della BPVi contro Gianni Zonin c.
2 – per completezza di informazione è scaricabile sempre da Bankileaks.com e nella stessa sezione a pagamento la Citazione Gianni Zonin Contro BPVi Del 6 Dicembre 2016
3 – la stessa procedura via seguita per scaricare la Comparsa Di Costituzione E Risposta KPMG Per Azioni Di Responsabilità BPVi, 9 Maggio 2018
- LE CONDOTTE RILEVANTI
…
6.3.3.- Luigi Morato
Le considerazioni svolte con riferimento ai finanziamenti concessi ai sig.ri Ravazzolo valgono anche con riferimento agli affidamenti concessi al sig. Luigi Morato, imprenditore e socio di vecchia data della Banca che, improvvisamente, si è visto elargire da BPVi, in poco più di un quinquennio, oltre 30 milioni di Euro, così passando da un’esposizione debitoria nei confronti della Banca di 3 milioni di Euro a una di oltre 34 milioni di Euro, di cui – come abbiamo visto – una cospicua parte (circa 26,4 milioni di Euro) destinata all’acquisto o sottoscrizione di titoli BPVi.
Le delibere con le quali il Consiglio di Amministrazione ha progressivamente incrementato gli affidamenti a favore del sig. Morato si sono avute nelle sedute consiliari del 27 settembre 2011 (nuova finanza per 11 milioni di Euro, cfr. ns. doc. 135), del 20 dicembre 2011 (nuova finanza per 5,5 milioni di Euro, cfr. ns. doc. 136), del 2 aprile 2013 (nuova finanza per 2,5 milioni di Euro, cfr. ns. doc. 137), del 23 luglio 2013 (nuova finanza per 2,3 milioni di Euro, cfr. ns. doc. 138), del 28 gennaio 2014 (5,5 milioni di Euro, cfr. ns. doc. 139) e dell’8. luglio 2014: (nuova finanza per 7,8 milioni di Euro, cfr. ns. doc. 140).
Tutte le pratiche di fido portate di volta in volta all’attenzione del Consiglio presentavano le medesime (ed evidenti) criticità.
Anche in questo caso, colpisce anzitutto l’inconsistenza delle motivazioni: “cogliere opportunità di investimenti sui mercati finanziari e/o nel comparto immobiliare” (cfr. ns. doc. 136, pagg. 2 e 6): “sfruttare al meglio l’attuale scenario del mercato mobiliare’’ (cfr. ns. doc. 137, pagg. 1, 3 e 8); “sfruttare il momento di stasi del mercato e poter cogliere adeguate opportunità” (cfr. ns. doc. 138, pag. 8); consentire al prenditore di “non smobilizzare assets patrimoniali” (cfr. ns. doc. 139, pag. 8) o, addirittura, consentire al prenditore “non... intenzionato a realizzare assets patrimoniali [di] contestualmente continuare a operare sui mercati” (cfr. ns. doc. 140, pag. 8).
A ciò va aggiunta, more solito, i) l’assenza di specifici approfondimenti sulla capacità di rimborso del beneficiario dei finanziamenti (244 nell’originale, ndr) nonché ii) l’assenza di garanzie (personali o reali) a tutela della Banca nell’ipotesi (più che prevedibile) che il sig. Morato non fosse riuscito a rispettare le scadenze.
La posizione è a incaglio e la Banca ha subito una perdita quantificabile, al 30 novembre 2016, in un importo pari a Euro 29.899.254.
Tale danno andrà ovviamente imputato, in solido, a tutti i Consiglieri che hanno deliberato le diverse proposte di fido, ai Sindaci presenti durante le sedute consiliari, nonché al Direttore Generale e vice Direttore Generale, responsabile della Divisione Crediti, Paolo Marin.
6.3.4.- NSFI S.r.l.
Altra posizione che assume valore paradigmatico delle criticità rappresentate e che, per inciso, è l’ennesima espressione di un (quantomeno ambiguo) rapporto tra i precedenti gestori e il gruppo Marchini (cfr. supra, § VI. 1) – è quella relativa a NSFI S.r.l. (già Lujan S.p.A.), società riconducibile appunto al Gruppo Marchini (“NSFI”). A partire dal novembre 2011, la Banca (e, in particolare, il Comitato Esecutivo e il Consiglio di Amministrazione) ha progressivamente incrementalo gli affidamenti a favore di NSFI (senza il rilascio di adeguate garanzie), fino a maturare la complessiva esposizione, al 31 maggio 2015, di Euro 76.433.592, in parte destinata (per un importo pari a Euro 42.276.563) all’acquisto di azioni BPVi (245 nell’originale, ndr).
La Banca concedeva un primo affidamento a NSFI con delibera del Comitato Esecutivo in data 22 novembre 2011, attraverso la concessione di un finanziamento chirografario di 30 milioni di Euro a 60 mesi, non garantito e ‘’destinato sia ad investimenti di natura mobiliare”, sia all’acquisto ‘’di alcuni complessi immobiliari e impianti di produzione di energia elettrica” (cfr. ns. doc. 141, pag. 6) (246 nell’originale, ndr).
In data 20 marzo 2012, nonostante l’analisi economicopatrirnoniale della debitrice riportata nella PEF evidenziasse un peggioramento rispetto al novembre 2011 (247 nell’originale, ndr), il Consiglio di Amministrazione deliberava un ulteriore affidamento, avente a oggetto la costituzione “di due ‘plafond’ di cassa per cpl. 40/mln. di Euro (su due tranche da 30 -10) finalizzati sia ad investimenti di natura mobiliare nonché per consentire alla cliente di cogliere opportunità di mercato legate al settore immobiliare” (cfr. ns. doc. 112, pag. 7).
Tale affidamento avrebbe dovuto essere garantito da un pegno su obbligazioni BPVi che la stessa NSFI deteneva nel portafoglio, per un controvalore di 10 milioni di Euro (un controvalore, quindi, insufficiente a garantire l’ammontare dell’intero credito).
Ma tale garanzia non veniva nemmeno perfezionata, tanto che la linea di credito de qua veniva resa operativa solamente per 12,1 milioni di Euro (sui 30 milioni concessi), a fronte del pegno su Buoni Ordinari del Tesoro, per pari importo (cfr. ns. doc. 79).
In data 24 luglio 2012, lo stesso Consiglio di Amministrazione approvava la rimodulazione del plafond di cassa di 30 milioni di Euro accordato in precedenza (e solo in parte reso operativo), concedendo in luogo dello stesso, “due tranche di finanziamento a medio termine (durata 5 anni, con preammortamento pari a 3 anni) destinati – limitatamente ad euro 13/mln. per investimenti mobiliari che [avrebbero dovuto essere] eseguiti da società terze anche non rientranti nel perimetro di Gruppo [Marchini], – limitatamente ad euro 17/mln. per sottoscrivere l’aumento di capitale della METHORIOS CAPITAL SPA, società quotata sul mercato AIM ITALIA MAC di Borsa Italiana” (cfr. ns. doc. 143, pag. 8). A garanzia della tranche di finanziamento di 17 milioni di Euro, sarebbe stato costituito un pegno sulle azioni di Methorios Capital S.p.A., peraltro sottoscritte da NSFI attraverso la provvista fornita dalla Banca stessa.
Infine, in data 8 luglio 2014, la Banca avallava la “razionalizzazione delle linee di credito e dei pricing applicati”, tramite la concessione di “due mutui aventi le seguenti caratteristiche: un mutuo di Euro 25 milioni, durata 60 mesi, rimborso bullet assistito da pegno su titoli quotati (Methnrios SpA) per Euro 13,6 milioni (previsto stop loss in caso di variazione di riduzione del prezzo del 10%) in linea con attuale garanzia sui fidi in essere; un mutuo di Euro 35 milioni, durata 36 mesi, rimborso bullet, assistito da impegno a mantenere titoli presso [la Banca] per Euro 20 milioni (ex Euro 13 milioni), impegno sostituibile con pegno su titoli quotati, anche di non largo flottante, in eventualità di trasferimento del finanziamento a società controllate/collegate, – riconferma in incremento del c/c per elasticità di cassa di euro 15 milioni (ex euro 11,3 milioni)” (cfr. ns. doc. 144, pagg. 10 e 11).
Il risultato di una simile politica creditizia, come accennato supra, ha dato origine a una posizione creditoria di quasi 80 milioni di Euro nei confronti di una società priva di adeguata consistenza patrimoniale e incapace di estinguere tale esposizione, tanto da indurre la Banca ad appostare il credito a incaglio in data 29 giugno 2015.
L’esposizione di NSFI è stata svalutata, al 30 novembre 2016, dalla Banca in misura pari a Euro 60.802.647.
Ora, il danno derivante dalla perdita che la Banca ha maturato in relazione a questa vicenda è imputabile agli ex Amministratori (in primis, quelli che componevano il Comitato Esecutivo) di BPVi, i quali – in violazione del principio di sana e prudente gestione – hanno fornito (incondizionato) sostegno ad iniziative finanziarie con un significativo profili di rischio, senza un’adeguata valutazione del merito creditizio della società beneficiaria.
In particolare, le criticità registrate nella fattispecie riguardano in primis le lacune delle istruttorie propedeutiche alle delibere di fido, di tenore meramente descrittivo e carenti di puntuali analisi sulla capacità di rimborso. Basti pensare, al riguardo, che il primo affidamento (un finanziamento chirografario di 30 milioni di Euro) è stato concesso nonostante la Banca “sul fronte economico non [disponesse] di un esauriente dettaglio’’ (cfr. ns. doc. 141, pag, 6).
In secondo luogo, gli Amministratori non hanno valutato in modo adeguato la consistenza delle garanzie prestate in relazione agli affidamenti concessi che, come evidenziato in precedenza, a partire dal 21 luglio 2012 avrebbero avuto, quale contropartita, i soli titoli azionari di Methorios Capital Spa, nonché un ‘’impegno a mantenere titoli presso ns istituto per Euro 26 milioni (ex 13 milioni)”, cui non è mai seguito il perfezionamento di alcuna garanzia (cfr. ns. doc. 144 pag. 3 e 13).
Già tali rilievi – rinviando per una più compiuta analisi delle diverse anomalie riscontrate al report di EY (ns. doc. 79, pag. 211 e ss.) – sono sufficienti per affermare la responsabilità in capo agli Amministratori che hanno concorso alla formazione dell’esposizione, all’ex vice Direttore Generale, Paolo Marin, nonché ai Sindaci, con i conseguenti obblighi risarcitori a carico di questi ultimi, a causa della perdita subita dalla Banca per via dell’irrecuperabilità del credito.