Per risarcire «i truffati delle banche» il Governo stanzierà nella prossima manovra un miliardo. Lo ha annunciato ieri il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, spiegando che sulla misura, nell’Esecutivo legastellato, sono «tutti d’accordo» (nella foto del 12 settembre scorso Cavallari, Miatello, Zaggia e Conte con Paragone alla Camera alla presenza di Coviello). E difatti la notizia è confermata dal sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci, che proprio oggi prenderà parte ad un nuovo vertice sull’argomento con il ministro per i Rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro e l’altro sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa: «Dove troveremo i soldi? Perché non sia considerato aiuto di Stato andremo a pescare nei conti correnti e nelle assicurazioni dormienti».
Solo i conti dormienti (depositi di denaro, libretti di risparmio, conti correnti che non vengono toccati da 10 anni e trascorsi altri 10 possono essere incamerati dallo Stato) ammonterebbero a 1,544 miliardi. Il fondo per gli azionisti e gli obbligazionisti delle ex banche popolari sarebbe finanziato con 100 milioni l’anno per 10 anni, una cifra di gran lunga superiore a quella prevista dal vecchio decreto Baretta, che pure si articolava su base pluriennale ma con 25 milioni per quattro anni, dal 2018 al 2021 (la legge 205, che il collega, chiama decreto prevedeva la strada che oggi Bitonci promette di percorrere e, infatti, per mantenere la promessa non servirebbe una nuova legge, ndr).
Non sarebbe questa l’unica novità sul fronte: «Vorremmo introdurre un secondo canale per i rimborsi accanto a quello, già attivato, dell’Arbitro per le controversie finanziarie della Consob – spiega Bitonci la nostra idea è di chiamare in campo anche l’Anac (il cui coinvolgimento era già previsto dal decreto Baretta, ndr.) così da velocizzare i tempi ed aiutare soprattutto chi ha più bisogno di questi ristori perché messo in ginocchio dal crac». In tal senso, spiega il sottosegretario, le cifre ottenute seguendo l’iter indicato dal Milleproroghe (30% della cifra riconosciuta dall’Arbitro Consob, con un tetto massimo di 100 mila euro) sarebbe da considerarsi «solo come un acconto». E così il quadro si fa ancora più complesso, perché si interseca pure con il rimborso del 15% già ottenuto da chi. a suo tempo, ha accettato di aderire alla transazione offerta dalle due banche, da considerarsi pure questo come un acconto sul ristoro del 30% previsto dal Milleproroghe. Dunque la transazione sarebbe un acconto sul Milleproroghe che sarebbe un acconto sulla Legge di Stabilità.
Tant’è, nell’attesa di vedere quale sarà il punto di caduta una volta che la manovra sarà messa nero su bianco, la buona volontà mostrata dal Governo fa felici i rappresentanti dei risparmiatori che tra una norma e l’altra intravedono la possibilità di rientrare finalmente, seppur solo in parte, del capitale andato dissolto: «Sono soddisfatto – dichiara Patrizio Miatello dell’associazione Ezzelino III da Onara – se davvero il Governo andrà a pescare nei conti dormienti non si può negare che abbia coraggio. E d’altronde noi avevamo già giudicato positivamente la scelta di non buttare a mare tutto il lavoro svolto dal Governo precedente, andando a recuperare con l’Arbitrato della Consob una parte dei 25 milioni stanziati l’anno scorso, in modo veloce».
Chiede invece uno sforzo ulteriore Andrea Arman del coordinamento don Enrico Torta (che è quello che ha ritardato di fatto l’attuazione di quanto oggi si vuole attribuire ad altri, ndr): «AI di là delle situazioni più gravi, quelle che vedono protagoniste persone bisognose, la maggior parte dei risparmiatori non è preoccupata tanto dalla tempistica dei ristori, quanto piuttosto dalla loro certezza. Vogliamo essere sicuri che ci sarà riconosciuto quanto ci spetta e l’arbitrato Consob (Bitonci parla di Anac, infatti, ma Arman deve confondere le acque al solito…, ndr) non è assolutamente adatto a questo scopo perché ci impiegherà perlomeno 5 anni per analizzare tutte le domande che gli sono state sottoposte. Insomma, la priorità è dare stabilità psichica alle persone, prima che economica e in tal senso non possiamo accogliere di buon grado procedure arbitrali o giudiziarie. Dopo di che per carità – concede Arman – se stanziano davvero un miliardo non ci si può che rallegrare per la bella notizia» (non ci dite che Arman si sia convertito… all’evidenza degli errori suoi, di don Torta e di Luigi Ugone!, ndr).
di Marco Bonet, da Il Corriere del Veneto