Ex popolari, Sga apre due uffici in Veneto per gestire i crediti difficili. Il distacco del personale da Intesa Sanpaolo alla Società gestione attivi del Tesoro dovrebbe essere ufficializzata la prossima settimana. Ma è già stato annunciato ai sindacati nell’incontro dell’altro ieri. Così a quasi sette mesi dal decreto di liquidazione di Banca Popolare Vicenza e Veneto Banca del 25 giugno, entra finalmente nel vivo la gestione dei 18 miliardi tra sofferenze e crediti deteriorati delle due venete, rimasti fin qui in una pericolosa situazione di limbo.Si parla in tutto di centomila posizioni, di due banche che lavoravano per l’80% in Veneto, 50mila a sofferenza e 45 mila a incaglio. Di queste, 20 mila riguardano famiglie e ditte individuali e 25 mila tra imprese micro e più strutturate.
Dunque Intesa ha comunicato il distacco di 65 persone per un anno a Sga, pescate dopo le selezioni tra i i team delle due banche che già seguivano le ristrutturazioni dei crediti. I team resteranno in Veneto, con la creazione di due uffici nelle due ex sedi centrali di Vicenza e Montebelluna, che faranno capo a un coordinamento a Milano. Segno che dopo la chiusura della due diligence per definire il perimetro delle attività transitate ad Intesa, il decreto del Tesoro che trasferisce i crediti dalle due liquidazioni alla Sga è in arrivo. Forse già lunedì secondo alcuni; o comunque entro fine mese, visto che l’avvio della gestione è attesa dal 1° febbraio.
A questo punto il quadro si sta chiarendo. Il primo elemento definito, con la due diligence, riguarda i 4 miliardi di crediti in bonis ad alto rischio, che Intesa avrebbe potuto retrocedere alle liquidazioni. Ma che continuerà invece a gestire, pur trattenendo la garanzia dello Stato e il diritto a restituirli entro tre anni, se il processo di gestione risultasse troppo complicato. Poi sta andando a fuoco anche la dimensione di quanto sarà gestito da Sga e quanto affidato a service esterni. Secondo indiscrezioni, dovrebbero essere affidati all’esterno la metà dei 18 miliardi complessivi, e in particolare 7 miliardi di sofferenze e 2 di inadempienze probabili. Andranno alle società invitate da Sga alla procedura competitiva chiusasi il 29 dicembre. Tra loro anche Banca Finint, come ha riconfermato ieri il presidente Enrico Marchi: «Siamo interessati a gestire i crediti deteriorati. Stiamo lavorando sugli incagli, vero termometro della situazione. Molte aziende sono in tensioni di liquidità, ma hanno margini interessanti di guadagni, che rischiano di chiudere o esser vendute all’estero. Spero si possa intervenire con fondi, investitori istituzionali o imprenditori con liquidità».
Definita la partecipazioni, Kpmg e Fonspa stanno organizzando quanto sarà affidato all’esterno. Probabilmente i pacchetti di minor entità, mentre Sga dovrebbe trattare direttamente le posizioni maggiori. Mettendo al centro la gestione degli incagli, i crediti delle aziende in difficoltà ma ancora vive, che si spera di riportare in bonis. In questo caso mantenere i gestori sul territorio è positivo. Resta che la soluzione si poteva attrezzare più rapidamente, soprattutto se il tempo trascorso non è servito a trovare soluzioni per il nuovo credito.
Intanto un mese dopo, tengono ancora banco i problemi della migrazione informatica degli sportelli ex venete in Intesa. Il responsabile Banca dei Territori, Stefano Barrese, ha definito ieri «compiuto» il processo, aggiungendo che «qualche disagio c’è stato sia per i clienti che per alcuni dipendenti. Ma in breve contiamo di portare alla normalità l’attività straordinaria delle filiali ex venete. Manterremo la task force». I disagi a macchia di leopardo ci sono ancora e la questione è stata affrontata l’altro ieri con i sindacati, che secondo una nota, hanno fatto il quadro dei disservizi (malfunzionamento bancomat, mancato accredito di stipendi e tredicesime, linee di credito non caricate alle imprese). Intesa ha confermato la proroga di parte della task force e un nuovo incontro martedì prossimo.
di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto