Soci BPVi terrorizzati dal “condizionale” del GdV: “dalla UE arriverebbe un no agli indennizzi”

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Da sx Mef Saveria Sechi, Alessio Villarosa, Raffaele Di Giglio, Augusto Cipollone, Eugenio Piccolo (foto Giovanni Coviello)
Da sx Mef Saveria Sechi, Alessio Villarosa, Raffaele Di Giglio, Augusto Cipollone, Eugenio Piccolo (foto Giovanni Coviello)

Se c’è un giornale che dovrebbe pubblicare almeno un numero con tutte le pagine con su scritto a caratteri cubitali in copertina solo la frase “Chiediamo scusa alle migliaia di soci BPVI azzerati per aver ignorato e aver loro nascosto la sua crisi in arrivo” e poi ripeterla in molte combinazioni grafiche e con dimensioni diverse di vari caratteri (normali, in grassetto, sottolineati, in corsivo) per tutte le altre pagine, beh, quel quotidiano è Il Giornale di Vicenza (cfr. “BPVi. Bugie Popolari Vicentine“, il nostro libro acquisito agli atti della Commissione d’inchiesta regionale sulle banche venete come dossier delle fake news della banca diffuse dal foglio di Confindustria Vicenza).

Quel giornale ha scritto quel che ha scritto, poi ha seguito le vicende dell’era di Francesco Iorio, Stefano Dolcetta, del fondo Atlante e di Gianni Mion con l’ex montepaschino Fabrizio Viola mai provando ad affondare il bisturi nelle loro dichiarazioni per capire cosa ci fosse “dentro” il progetto di cui erano narratori, attori e/o spettatori.

Quindi il GdV mai si è fatto vere, ma rischiose, domande sulle azioni e sulle decisioni dell’allora ministro del Mef, Pier Carlo Padoan, in sintonia col sempiterno e onnipotente governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, e con i target dell’Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

Scontato era, poi, che con ben scarsa curiosità mediatica il quotidiano di Via Fermi seguisse e/o arricchisse le fasi inquirenti pre processuali e indagasse le contemporanee spoliazioni di beni degli storicamente ammirati Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto, il rappresentante della proprietà del giornale, entrambi ora imputati per il crac della banca e destinatari dell’azione di responsabilità miliardaria che la ex Popolare vicentina ha intentato a loro e a tutti coloro i quali (gli altri consiglieri del cda, i sindaci e la società di revisione KPMG) sono stati risparmiati dall’azione penale.

Neanche sul perché di questo si sono poste domande pressanti colleghi che lavorano in una redazione ben più attrezzata della nostra lillipuziana e che, solitamente, sono abituati a spaccare il pelo anche sui furti di galline, meglio se spennate da extra comunitari.

Che dire, infine, dell’attenzione concessa in eccesso solo agli aspetti folkloristici di alcuni capi popolo e ben poco all’evoluzione, articolata e complessa, delle azioni compiute per anni da soci, associazioni, legali e politici per arrivare a una qualche legge che restituisse, sia pure in parte, il maltolto alle decine di migliaia di povere vittime, che avevano creduto alle fake news criminali della Banca Popolare di Vicenza?

Eppure gran parte di loro si era anche accontentata di quella miseria del 15% della Offerta Pubblica di Transazione, che, tra i suoi promotori, oltre a Mion & c, vide in prima linea anche gli scriba economico-finanziari, che operano due piani sopra i pubblicitari, di un giornale prima riferimento dei vicentini e ora ridotto a vendere meno di 30.000 copie al giorno?

Eppure oggi quel giornale, prima di pubblicare un numero di sole scuse, ha dedicato una pagina a spiegare quanto già da noi indagato, scoperto, in parte contribuito a ottenere, rivelato, spiegato, scritto passo passo (mentre veniva contrattato e deciso) fino all’anteprima in esclusiva del provvedimento il 22 dicembre scorso e, cioè quanto e come sarà possibile ottenere dagli indennizzi.

Ma, arieccolo, il GdV, dando tecnicamente voce a due ipotesi contrastanti, ha infarcito di condizionali quanto stabilito da una legge (emanata all’interno della manovra, controfirmata dal presidente della Repubblica dopo essere stata appena approvata con l’assenso dell’Europa) e ha insinuato il dubbio (da terrore!) che gli indennizzi possano saltare proprio per volontà delle autorità europee..

Con la competenza che ci è stata riconosciuta anche dal sottosegretario al Mef, Alessio Villarosa, che per tre volte ci ha voluto incontrare e non certo per interviste (la foto da noi scattata è del pentastellato al lavoro col suo staff il 27 novembre dopo l’incontro con la cabina di regia dei soci, ndr, torneremo domani sui dettagli della legge, sui suoi punti di forza (di sicuro quelli più equi come il valore di calcolo degli indennizzi basato sul prezzo di acquisto delle azioni, il loro tetto di 100.000 euro e la loro percentuale del 30%, la destinazione dei fondi anche alle microimprese, l’esclusione dal beneficio dei “boss” della banca, il contenimento delle spese legali…).

Ma rifletteremo con voi anche sugli atteggiamenti da tenere responsabilmente, da parte di tutti, noi pensiamo “inclusi anche i media, almeno quelli locali“, per consolidare quei punti e smorzare gli effetti di alcuni passaggi ancora da valutare anche in sede di decreti attuativi da stendere a prova di UE.

Oggi, dopo aver conosciuto, e verificato, anche alcune reazioni disperate di lettori dopo la lettura di quel giornale e il tam tam di certe pagine letamaio di Facebook, ci limitiamo a riportare l’incipit del collega, che conosciamo come professionale ma non di certo, non ce ne voglia, addentro a dettagli che noi pensiamo di conoscere un pizzico di più dopo quasi nove anni di lavoro ininterrotto sul tema (il nostro primo articolo preoccupato sulla BPVi è del 13 agosto 2010, cfr. “Vicenza. La città sbancata“), e il finale.

Un incipit, che inizia col tempo indicativo per una sola frase di certezza ma continua sempre col condizionale sulla realizzabilità della legge, e un finale prima molto condizionale (fantapolitico?) sempre sull’attuabilità degli indennizzi, poi con una sola frase… all’indicativo.

Quanto prima cercheremo, come detto, di spiegare come lavorare tutti insieme per far prevalere l’indicativo trasformando almeno gran parte dei condizionali e dei fantasiosi terrori, forieri di tragedie umane irreparabili se non si facesse di tutto per cancellarli, in responsabili sicurezze come da legge, ricordiamo, approvata ed emanata e con una UE che ha “bollinato” la manovra e che non potrà eccedere nella sua conflittualità, se il “sistema”, incluso quello mediatico, non le darà spago. Magari sollecitandone l’attenzione contro i soci BPVi già colpevolmente azzerati pur di dare una spallata al governo non gradito, soprattutto per la sua componente gialla…

Incipit del GdV

Un maxi fondo, di un 1,575 miliardi di euro, per rimborsare i risparmiatori di BpVi e Veneto Banca, nonché delle quattro banche dell’Italia centrale, travolte dai crac (un solo esempio sui dettagli mancanti: ce ne sono altre 5 di banche interessate, ndr).

È lo stanziamento annunciato dal governo con l’approvazione della Finanziaria. La somma, che dovrebbe essere stanziata in tre anni, nelle intenzioni dell’esecutivo giallo-verde servirebbe per risarcire del 30 per cento gli azionisti (fino a un tetto massimo di 100 mila euro) e del 95 per cento gli obbligazionisti subordinati. Nelle previsioni del governo verrebbero risarcite non solo le persone fisiche, ma anche le micro imprese, per intendersi le snc e quelle uninominali…

Finale del GdV

Sulla partita dei rimborsi ai risparmiatori delle Popolari un ruolo non certo secondario potrebbe però giocarlo l’Unione europea catalogando il maxi fondo pensato dal governo alla stregua di un “aiuto di Stato” e quindi non in linea con i parametri varati da Bruxelles. Che non prevedono infatti l’erogazione di un ristoro tanto ingente e diffuso per il fallimento di aziende private, come gli istituti di credito andati in default negli anni scorsi, appunto, erano.

GOVERNO GIÀ AVVISATO? Dall’opposizione ne sono convinti: i tecnici del Mef (il ministero dell’Economia e delle finanze) saprebbero già che l’Europa avrebbe bocciato il provvedimento considerando la sua attuazione impraticabile poiché contraria alle normative comunitarie. La prova sarebbe in uno scambio di lettere e documenti tra Bruxelles e il direttore generale del Tesoro, responsabile del dipartimento-Banche del Mef, Alessandro Rivera. Da qui l’opinione che il provvedimento sia una sorta di bluff da giocarsi poi contro l’Europa in vista delle prossime elezioni.

Una visione che invece la maggioranza respinge tout court sostenendo che il maxi fondo (generato da 500 milioni all’anno) sarà disponibile per i primi rimborsi entro il primo semestre 2019“.