“Avere più tempo per valutare i termini dell’accordo non può che essere considerata una buona notizia” Commenta così, Luigi Scordamaglia, coordinatore di Filiera Italia, il voto del Parlamento inglese che rinvia la decisione sulla Brexit, sulla base, però, di una sostanziale condivisione dell’accordo. “L’auspicio – secondo l’associazione – è quello di ritardare ed evitare il più possibile le conseguenze più gravi per le nostre esportazioni agroalimentari verso il Regno Unito”. Uno sbocco strategico per il food and beverage italiano, il quarto al mondo per importanza, che vale quasi 3,4 miliardi di euro, trainato da vini e liquori per quasi 1 miliardo di euro, trasformazione ortaggi per 350 milioni, formaggi per 261 milioni (settore che nei primi 7 mesi del 2019 è cresciuto del +11,7%), dolci per 315 milioni ( che, sempre nello stesso periodo, è cresciuto del 7,5%), pasta per 318 milioni.
“La soluzione salomonica prospettata per l’Irlanda del Nord – che resterebbe territorio doganale britannico continuando così a beneficiare di futuri accordi di libero scambio tra Londra e Paesi terzi, ma con regole del codice doganale europeo – ha certamente chiari scuri” dice Scordamaglia.
“Positivo senza dubbio andare verso un accordo di libero scambio che dovrebbe evitare l’imposizione di dazi” dicono da Filiera ma avvertono ”Meno positivo invece che i controlli all’importazione nella UE vengano per la prima volta affidati ad un Paese terzo, diventando punti di ingresso i porti inglesi”. “Il vero pericolo – conclude Scordamaglia – è che controlli all’ingresso del mercato unico con maglie troppo larghe lascino entrare prodotti non rispondenti agli standard UE, sia in termini di sicurezza che di tutela delle nostre denominazioni di origine”.