L’Italia deve emettere 350 miliardi di euro in Btp nei prossimi sei mesi, ma ci sono preoccupazioni su chi comprerà questi titoli. Questo il nocciolo di una riflessione offerta dall’edizione odierna de La Repubblica a firma di Andrea Greco.
Le banche centrali e le banche commerciali stanno riducendo i loro bilanci, mentre i risparmiatori italiani, attratti dai rendimenti più alti, non possono compensare la diminuzione dell’acquisto da parte delle banche, che detengono il 46% del debito italiano. Gli investitori esteri, che possiedono quasi il 30% del debito, sono cruciali, ma tendono a ritirarsi quando aumentano i rischi.
Se la situazione non si stabilizza o peggiora a causa di risultati elettorali sfavorevoli in Francia, la BCE potrebbe intervenire con il Transmission Protection Instrument (TPI), lo “scudo anti spread” varato due anni fa contro gli attacchi speculativi ai Paesi più fragili. Tuttavia, l’utilizzo del TPI richiede il rispetto di rigide condizioni economiche e fiscali, che potrebbero essere difficili da accettare per i governi italiani e francesi, specialmente con un clima politico incerto.
L’aumento dello spread sui titoli a breve termine, particolarmente per Italia, Grecia e Portogallo, indica una fuga dal rischio da parte delle banche, che cercano garanzie più sicure come i titoli tedeschi e austriaci. Questo rende improbabile che le banche europee possano sostenere significativamente le future emissioni governative.
“Elaborando i dati Bankitalia – riporta l’articolo – il sindacato Fabi ha censito il calo dei Btp e dei Bot detenuti da banche, dal picco di 712 miliardi del giugno 2022 ai 632 miliardi di marzo 2024. Siamo al 22% del totale, ma quattro anni fa era il 25,4%. Anche la Bce si è messa a dieta: dal 26,1% di giugno 2022 al 23,7% di marzo (e calerà ancora, lo prevede il Pepp). Simili dinamiche restringono i portafogli di fondi e assicuratori italiani, dal 14% all’ 11,7% del totale in quattro anni. A salire bene è solo la quota dei risparmiatori nostrani: dal 9% al 14,1%, 176 miliardi in più nel quadriennio. Autarchia finanziaria, cara al governo: ma senza gli 830 miliardi degli “esteri” (un monte sceso molto con la pandemia, e ora tornato ai livelli 2020) l’Italia non ce la può fare. Lo scudo Tpi, del resto, sarebbe più che altro per loro: solo che negoziarlo con l’Ue e la Bce toccherebbe a Giorgia Meloni. Forse già in estate”.
In sintesi, l’Italia dovrà fare affidamento sugli investitori esteri e potrebbe necessitare del sostegno del TPI della BCE, ma questo comporta complessi negoziati e il rispetto di stringenti condizioni economiche.