In occasione dei 100 anni dalla nascita del PCI, che ricorrevano la settimana scorsa e di cui si è parlato anche oggi, che è anche il giorno della Memoria, con un ricordo in Senato, pubblichiamo questa riflessione di Luc Thibault, sindacalista Usb che fa parte del
cordinamento igiene ambientale Alto Vicentino.
La seconda guerra mondiale ha portato al massacro di 50 milioni di persone, senza contare il numero sconosciuto di uomini, donne e bambini morti di fame, epidemie, ecc. Alla fine di questa grande “crociata per la libertà”, la razza umana fu informata che una nuova meravigliosa invenzione della moderna tecnologia era stata tentata per la sua distruzione di massa: 200.000 uomini liberi furono disintegrati a Hiroshima e Nagasaki. Eppure, quando tutto era finito, la razza umana, straziata, affamata, decimata, atomizzata, ebbe la piacevole sorpresa, mentre emergeva dai rifugi, dalle rovine o dai campi di concentramento, di scoprire che c’era ancora interesse per essa, che molti erano preoccupati per i suoi ideali, le sue speranze, il suo destino. Gli eserciti delle potenze alleate vittoriose, l’esercito americano, quello sovietico, quello inglese e quello francese, aiutati “fraternamente” dalle formazioni irregolari dei partigiani, invitavano pacificamente gli uomini a calmarsi, poi li spingevano gentilmente verso le fabbriche. Le fabbriche! Il lavoro, fonte di ogni ricchezza e civiltà! Come si può conservare la “civiltà” senza lavoro?! L’umanità è stata quindi condotta al lavoro dagli eserciti vittoriosi: il modo in cui l’attività produttiva è ripresa fa luce sulla natura di questo lavoro: lavoro salariato, lavoro monopolizzato dal capitale, lavoro forzato sotto la minaccia delle armi.
L’operazione “ripresa dei lavori” era necessaria ed urgente, perché la produzione era diminuita durante la guerra nelle seguenti proporzioni: Giappone – 70%, Germania – 69%, Francia – 23%, Inghilterra – 5% e in Unione Sovietica, tra alti e bassi, era rimasto fermo. Nel 1945, il PIL italiano era tornato ai livelli del 1906. Un fenomeno molto grave: la produzione non deve rimanere ferma, deve aumentare. Possiamo distruggere gli elementi della produzione, il lavoro vivo e morto, i lavoratori e i mezzi di produzione, ma non dobbiamo mai fermarlo: deve sempre crescere. Negli Stati Uniti, durante la guerra, la produzione è aumentata del 59%. Questo era l’ideale che doveva essere raggiunto: produrre, produrre, produrre. Fu così che a New York fu costruito il palazzo dell’ONU, fondato dalle quattro potenze vittoriose. Una dichiarazione solenne è stata indirizzata agli uomini di tutto il mondo: la guerra è stata combattuta e vinta solo per assicurare il trionfo della democrazia, della libertà e della giustizia sociale! E così, uscendo dalla fabbrica, gli operai hanno trovato altre persone che si sono prese cura del loro destino: politici, intellettuali, sacerdoti, ministri, ecc. Dopo il voto hanno saputo che ora i politici che avevano eletto erano al comando. Quando questo fu fatto, i lavoratori tornarono al lavoro e i politici rimasero al potere. Massacrati durante la guerra, trascinati ai lavori forzati alla fine della stessa, i proletari erano diventati, grazie alle elezioni, all’Onu e alla Costituzione, una “classe nazionale”. Sono passati anni dalla “vittoria” di Libertà e Democrazia sul fascismo. In questi anni abbiamo avuto una serie di guerre, quelle “buone”, quelle reali, quelle “democratiche”, per i “diritti umani”, per l’interesse nazionale, per la grandezza, dalla guerra di Corea alla guerra d’Algeria, quante guerre, colpi di stato, rovesciamenti sanguinosi di governi, in Africa e in Medio Oriente?
La società umana non è stata dominata dalla pace, ma dalla violenza e dalla repressione democratica, militare e politica. Gli operai di Berlino Est, furono massacrati dall’imperialismo sovietico perché gridavano: «Abbasso l’aumento delle norme di lavoro» , nel giugno del 1953. I politicanti della Germania Ovest hanno fatto del 17 giugno la giornata nazionale per «l’unità tedesca». In questo modo, si sorvola bellamente sul fatto che la rivolta esprimeva soprattutto il rifiuto di una divisione di classe, che esisteva sia all’Est che all’Ovest, e che gli operai della Germania Est avessero dimostrato nel corso di quella giornata che, in quanto operai, erano nemici di una società fondata sull’oppressione di classe.
Il fascismo ha perso la guerra ma ha vinto la pace. Ma i vincitori erano… mortificati. Si sono divisi in due blocchi, il blocco sovietico e il blocco occidentale, si sono scambiati delicati insulti, ma dal 1956 non hanno fatto altro che proclamare la necessità di un accordo, di una convivenza, di una pace stabile. La Russia, gli Stati Uniti e la Cina, hanno confessato di aver commesso molti errori, di aver massacrato, sfruttato, oppresso “libertà” e “democrazia” per errore. È stata colpa di Stalin; è stata colpa di Roosvelt; è stata colpa di De Gaulle, ma loro sono … morti. Oggi i tre grandi sorridenti Biden, Putin e Xi Jinping, affiancati dalle loro non meno affascinanti mogli, daranno finalmente agli uomini, nel migliore spirito di competizione e di emulazione, pace, libertà e giustizia sociale. Dal 1946 ad oggi i tre ideali della guerra antifascista: pace, democrazia, giustizia sociale, sono stati gettati in mare; il quarto e supremo ideale, la produzione, ha trionfato.
Ne stiamo morendo. A questo sono serviti i massacri, le violenze, le guerre che hanno accompagnato la società umana dal 1945 ad oggi: per consentire l’aumento della produzione, l’accumulo di capitale, l’infernale estorsione del plusvalore alla classe operaia. Pace, disarmo, competizione pacifica, “aiuto” ai Paesi sottosviluppati, tutte queste parole d’ordine che risuonano da un capo all’altro del pianeta hanno come unico obiettivo l’eterno sogno della borghesia: estorcere “pacificamente” il plusvalore alla classe operaia, realizzare “pacificamente” il plusvalore estorto, rendere pacificamente possibile la riproduzione allargata del capitale. Distruggere la natura e schiavizzare una parte della specie umana come salariati. Ogni giorno vediamo morti sul lavoro e scandalose sentenze come per l’inferno di Viareggio del 29 giugno 2009, più di 32 morti e 25 feriti, o per i morti per l’amianto alla Breda/Ansaldo. I padroni sono stati tutti assolti.
I comunisti, quelli senza bandiera nazionale, rispondono che questo sogno, basato su tre utopie, è irraggiungibile, come lo era ieri, come lo sarà domani. Nel 1914, la prima guerra mondiale distrusse tutte le illusioni su una riproduzione pacifica, idilliaca, liscia e ampliata del capitale. Man mano che il modo di produzione capitalistico divenne globale, le sue contraddizioni assunsero una dimensione globale: la guerra imperialista fu una guerra mondiale nel 1914, la crisi economica di sovrapproduzione fu una crisi mondiale negli anni 1929-1933. La risposta del proletariato rivoluzionario è stata, a sua volta, internazionale. Ovunque, dal 1917 al 1930, la classe operaia internazionale si è impegnata in una gigantesca e sanguinosa battaglia, ma ne è uscita sconfitta.
Centinaia di migliaia di comunisti, l’avanguardia dell’esercito operaio, furono massacrati, sterminati in tutti i Paesi; i leader dei partiti comunisti, cuore e cervello del grande corpo della classe operaia, furono assassinati e la loro memoria coperta di calunnie. Il capitalismo riuscì a scatenare la seconda guerra mondiale, a distruggere l’enorme massa di supremazia che stava generando la crisi, ad annientare l’enorme esercito di lavoratori disoccupati che costituiva un pericolo per il suo dominio. Ringiovanito, affamato di forza lavoro da sfruttare, il mostruoso Capitale poteva così, nel 1945, celebrare il suo trionfo nella pace, nella libertà e nella democrazia e ricominciare ancora una volta il ciclo della sua accumulazione, della sua riproduzione espansa.
Non solo i lavoratori non sono stati in grado di rispondere a questa rinascita del capitalismo con un attacco rivoluzionario, ma non sono stati nemmeno in grado di montare una vigorosa difesa sindacale. Le sconfitte sono pagate, e a caro prezzo. I pacifisti, ha detto Trotsky, sono pacifisti solo prima dello scoppio della guerra; quando la guerra è scoppiata diventano degli oltranzisti.
Oggi padroni e sindacati confederali fanno di tutto per soffocare ogni esplosione sociale. Ma la fisica ha delle regole, quando si tira troppo sulla corda…si rompe. Oggi i pacifisti lo fanno solo quando sono sicuri che la guerra non scoppierà. Ma sono anche pacifisti e democratici perché fuggono da ciò che inevitabilmente accadrà: la crisi del capitalismo e la guerra di classe. Oggi, i Bertinotti, Ochetto, D’Alema, su “Comunisti d’Italia” sulla Rai , hanno fatto uno spettacolo veramente straordinario a ….100 anni della nascita del PCI. Hanno dimostrato che Togliatti e i suoi seguaci erano i becchini della contro rivoluzione internazionale.
Luc Thibault