Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato ieri, un progetto di legge sulla caccia che modifica la legge regionale 50/1993. Il provvedimento è passato con 33 voti favorevoli, 4 contrari e 2 astenuti.
Per il progetto di legge 294 che modifica la legge “Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio”, relatore d’aula è stato il presidente della Terza commissione permanente dell’assemblea legislativa e primo firmatario della proposta, Marco Andreoli (Lega-LV), correlatore Renzo Masolo (Europa Verde).
Respinta, non senza momenti di tensione in aula, l’ampia manovra emendativa presentata dalle minoranze e illustrata un particolar modo dal consigliere Zanoni (Pd), nonché dai consiglieri Masolo (EV), Lorenzoni (Portavoce della minoranza). Approvato anche un Ordine del giorno presentato dal consigliere Alberto Bozza (FI).
Come ricordato in apertura del dibattito anche dal relatore, le modifiche approvate riguardano in particolare l’apprestamento di appostamenti precari per la caccia, nel quadro più complesso dell’attività venatoria da appostamento, sia fisso che temporaneo, disciplinata dalla legge regionale oggetto di modifica e dalla legge statale n. 157/1992. Con riferimento, quindi, agli appostamenti precari (quelli che possono essere allestiti un mese prima dell’inizio dell’attività venatoria e che devono essere rimossi entro un mese dalla chiusura della stagione), le modifiche consentono di localizzare il sito anche con le coordinate georeferenziate, in alternativa alla carta in scala 1:25000, ovvero alla carta tecnica regionale – tenuto anche conto della necessità di comunicazione dell’allestimento al comune competente per territorio – e di depositare documentazione fotografica atta ad attestare lo stato dei luoghi prima e dopo i lavori di realizzazione dell’appostamento.
Viene inoltre inserito l’articolo 20 quinquies alla legge regionale oggetto di modifica, il quale, a sua volta, inserisce un Allegato che prevede l’elencazione delle modifiche di sito funzionali all’allestimento dell’appostamento per l’esercizio dell’attività venatoria che non comportano forme di alterazione permanente dello stato dei luoghi, ovvero modifiche funzionali e permanenti di un’area che contraddicono o alterino in forme e misure non reversibili la vocazione dell’area stessa e corredando tale previsione di una specifica sanzione amministrativa per i comportamenti difformi. L’articolo 3, aggiunto in sede di Commissione, inserisce il comma 9 bis all’articolo 20 della legge regionale n. 50/1993 (sempre in tema di appostamenti) che introduce un apposito regime autorizzativo a favore delle Aziende faunistico venatorie. Successivamente, a supporto della proposta legislativa, sono intervenuti anche i consiglieri Giuseppe Pan (Lega-LV), Joe Formaggio e Tommaso Razzolini (Fratelli d’Italia) e Stefano Valdegamberi (Gruppo misto).
L’assessore alla Caccia della Regione Veneto, Cristiano Corazzari, ha commenta il voto favorevole da parte dell’assemblea regionale: “Con l’approvazione della modifica alla normativa sulla caccia del 1993 che ha portato a un ampio contenzioso, si introducono nuove regole che forniscono certezza al mondo venatorio sul tema dell’installazione delle varie tipologie di appostamenti per la caccia. Queste nuove norme chiariscono alcune incertezze relative alla attività riguardanti la preparazione del luogo dove questo appostamenti sono collari. L’approvazione di queste norme porterà un contributo di tranquillità al mondo venatorio rispetto ad un contesto complesso e delicato”.
Il correlatore Masolo, nel corso del proprio intervento, ha sottolineato come il testo sia entrato in aula “Blindato e tagliato su misura, sollecitato dal mondo della caccia che sa fare la voce grossa e chiede, ottenendoli, incontri con consiglieri di maggioranza al di fuori della Terza commissione, azione peraltro legittima, ma opinabile, in particolare se presso la stessa Commissione non si è dato luogo alla fase delle audizioni, pure richieste, delle associazioni a tutela dell’ambiente; manca inoltre il parere del CAL, nonostante le autonomie locali siano direttamente interessate al tema”. Nel corso della correlazione, il capogruppo di Europa Verde Masolo ha stigmatizzato anche “La presenza di ostacoli che vengono frapposti dal mondo venatorio alla piena applicazione del Codice Etico, introdotto nel 2022 dall’articolo 35 ter della legge regionale n. 50/93, destinato a promuovere forme di autodisciplina dell’attività venatoria secondo i princìpi di sostenibilità ambientale, rispetto della fauna selvatica e di sicurezza sull’utilizzo delle armi, che concorrono a promuovere l’esercizio venatorio come attività compatibile con la conservazione della fauna selvatica e la produzione agricola”.
Di seguito, il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni ha sottoposto all’attenzione dell’aula non solo alcuni rilievi critici rispetto al contenuto della legge, ma anche la cosiddetta questione pregiudiziale ai sensi dell’art. 97 del Regolamento del Consiglio, in base al quale un dato argomento non può essere discusso perché mancano i requisiti normativi, o vi è stata imprecisione nella formulazione dell’oggetto, o mancano presupposti formali e procedurali: tra le motivazioni espresse dal consigliere Zanoni, oltre alla mancata attuazione della fase delle audizioni e alla mancata acquisizione del parere del CAL, anche la violazione del riparto di competenze tra stato e regione in materia paesaggistica ed edilizia relativa all’alterazione permanente dello stato dei luoghi; la richiesta del consigliere dem è stata condivisa dalla capogruppo del Pd Vanessa Camani, ma respinta dal relatore della legge e dall’aula con 36 voti contrari e 10 favorevoli.
Secondo il consigliere del Pd Jonatan Montanariello “Sarebbe miope affermare che non esiste un problema di gestione della fauna, in particolare quella cosiddetta invasiva o aggressiva, o della biodiversità o del rapporto tra insediamento urbano e ambiente: l’approccio ideologico a questi temi è servito più spesso a difendere un perimetro di consenso, e non tanto a cercare una soluzione adeguata ai diversi problemi. La domanda è: lo strumento disciplinato dalla proposta di modifica è giusto? È corretto dal punto di vista giuridico?”. Sullo stesso tema, con rilievi analoghi, sono intervenuti anche i consiglieri Roberto Bet (Lega-LV) e Alberto Bozza (Forza Italia) che, con accenti diversi, hanno in sostanza evidenziato nei propri interventi “La figura del cacciatore nel particolare ruolo di bio-regolatore che controlla e gestisce in maniera responsabile il territorio in cui opera; questa proposta di legge disciplina l’istituto degli appostamenti, ma non solo, e in generale regola in maniera pragmatica e precisa fornendo strumenti operativi ai cacciatori, al di là delle divisioni ideologiche”, mentre il consigliere Nazareno Gerolimetto (Lega-LV) ha posto l’attenzione sul ruolo dei cacciatori nell’attività di controllo fauna.
Joe Formaggio, consigliere regionale di Fratelli d’Italia ha detto: “Si è andati a colmare una lacuna legislativa che avrebbe potuto penalizzare ingiustamente i cacciatori. Grazie al mio emendamento, ora gli appostamenti precari potranno avere le gabbie con i richiami vivi senza incorrere in multe per errate interpretazioni della legge. Ciò rappresenta un passo in avanti per il settore e una difesa della dignità del mondo venatorio”.