Caltagirone, Il Fatto: dove siedono tra banche, industria e stampa

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Gli interessi dei Caltagirone
Gli interessi dei Caltagirone

Quest’anno Acea verserà al suo socio Francesco Gaetano Caltagirone 7,5 milioni di euro di dividendi. Per la società multiutility romana dell’acqua e dell’energia, controllata al 51% dal Comune di Roma, e di cui Caltagirone è socio al 5%, quello del 2018 è stato il miglior bilancio di sempre: più 8% i ricavi, arrivati a 3 miliardi di euro, e più 50% il risultato netto, nonostante la sindaca di Roma, Virginia Raggi, due anni fa abbia bloccato il previsto aumento delle bollette dell’acqua. L’andamento di Acea sembra smentire almeno in parte le affermazioni contenute nel duro attacco che Il Messaggero, di proprietà di Caltagirone, mercoledì scorso ha sferrato alla Raggi, con richiesta di dimissioni anticipate: un editoriale dal titolo “Raggi incapace, Roma muore”, in cui si afferma che “il dissesto delle aziende partecipate, accanto al debito record che pesa sulle spalle dei romani, è l’emblema dell’incapacità amministrativa”. Da notare, peraltro, che riguardo al debito, con l’attuale amministrazione è diminuito.

Interessi capitali. Si può tranquillamente considerare la campagna anti-Raggi del primo quotidiano romano e del suo proprietario una legittima critica all’andamento dell’amministrazione se non si conosce la vastità e il peso degli interessi di Caltagirone nella Capitale. Si tratta di un gruppo da un miliardo e mezzo di euro di ricavi, che controlla un’ottantina di società, concentrate principalmente nel business storico degli appalti, cemento e costruzioni, un settore in cui i rapporti con le amministrazioni contano parecchio, e con una moltitudine di partecipazioni di peso che comprendono l’energia, i trasporti, le assicurazioni (Caltagirone è uno dei principali azionisti delle Generali), le banche e, appunto, l’editoria.

Francesco Gaetano, noto come Franco, è presidente e consigliere della capogruppo Caltagirone spa, nel cui consiglio di amministrazione siedono anche i tre figli Azzurra, Francesco junior e Alessandro. La holding controlla Cementir, Vianini e Caltagirone editore, tutte società in cui il costruttore siede insieme al resto della famiglia nei consigli di amministrazione mantenendo salda la presa sulla proprietà. Se, infatti, una quota del 30% della holding è del fratello Edoardo, i tre figli non hanno quote societarie nel gruppo, nelle controllate nelle partecipate.

Giornali in sofferenza. Gli affari del gruppo romano vanno a gonfie vele, tranne il comparto editoria che però, come si sa, può avere una sua utilità anche se è in perdita. Nel primo semestre di quest’anno il gruppo ha registrato ricavi per 750 milioni di euro e 100 milioni di risultato netto, in crescita del 135% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Cementir ha realizzato ricavi per 605 milioni, con un risultato operativo di 58 milioni, in crescita del 14%; Vianini lavori, attiva tra l’altro nella realizzazione della Metro C di Roma e con interessi negli immobili delle Ferrovie dello Stato (con una partecipazione in Grandi Stazioni Immobiliare), ha realizzato ricavi per 68 milioni di euro e un risultato netto di 4,7 milioni di euro; mentre il gruppo Caltagirone editore, che pubblica, oltre al Messaggero, Il Mattino di Napoli, Il Corriere Adriatico di Ancona, Il Gazzettino di Venezia, il Nuovo Quotidiano di Puglia, pubblicato a Lecce, e il quotidiano nazionale gratuito Leggo, ha realizzato 70 milioni di euro di ricavi ma con una perdita di 4 milioni di euro nel semestre.

Politica e affari. La storia del rapporto di Caltagirone con Acea e l’amministrazione romana è emblematica. Quando la Raggi si insediò al Campidoglio nel 2016, con un programma che comprendeva un impegno sull’acqua pubblica, il costruttore, allora secondo azionista con il 15,8%, decise di vendere parte delle sue quote, per scendere al 5%. Le consegnò al terzo azionista, il gruppo francese Suez, che diventava così il secondo socio della multiutility romana col 23%. Caltagirone in cambio entrava nel capitale di Suez, al 3,5%, partecipazione che lo rende il terzo azionista del gruppo transalpino. Un passo indietro che quindi non allentava di molto, tra influenza diretta (il figlio Alessandro è comunque nel consiglio di amministrazione di Acea) e indiretta, la presa sulla società. Uno dei temi più caldi, all’interno del cda di Acea, è diventato, ultimamente, quello dei rifiuti, perenne emergenza della Capitale. Nel piani industriale approvato ad aprile la società ha stanziato 300 milioni di euro per “il rafforzamento del ciclo del trattamento dei rifiuti, in coerenza con gli obiettivi di sviluppo un’economia circolare, in particolare permettendo al Gruppo di entrare come operatore di rilievo e nel trattamento e nel riciclo della carta e della plastica”. Un indirizzo di gestione che punta dunque sul riciclo e non prevede termovalorizzatori (inceneritori), business che interessa invece Suez e Caltagirone.

Non è forse casuale che all’attacco di Caltagirone a Raggi abbia fatto seguito quello, simile, di Matteo Salvini, che sulla Lega al governo del Campidoglio punta molto. Un partner, il Carroccio, che sulle grandi opere, inceneritori compresi, ha tutt’altro atteggiamento.

di Marco Maroni, da Il Fatto Quotidiano