Avv. Calvetti fa il punto sul Fondo Indennizzo Risparmiatori, sui rilievi UE e sul da farsi

514

Ieri, 31 gennaio, era nel nostro studio di registrazione l’avv. Sergio Calvetti proprio mentre scoppiava il warning di Luigi Di Maio sulla paventata bocciatura del Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR) delle banche poste in Lca “dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018? che si sarebbe concretizzata in una lettera ad Alessandro Rivera direttore generale del Tesoro e che noi, cronisti di provincia, siamo stati dopo poche ore in grado di scovare e rivelare in esclusiva nei suoi veri contenuti: “Fondo Indennizzo Risparmiatori, in anteprima esclusiva le richieste (non bocciature!) della Commissione Ue nella lettera a Rivera (Mef) il…“).

Questi contenuti, ignorati anche dagli altri giornali locali a cui li avevamo fatti subito avere di persona, nell’interesse dell’informazione completa, ma cha hanno evidentemente preferito titolare solo sulla più roboante “bocciatura” del FIR, che al momento non c’è, sono stati alla base esplicita di un’immediata interrogazione alla Camera a risposta orale da noi oggi titolata “Soci banche azzerate, lettera della Ue pubblicata da VicenzaPiù: Gelmini, Zanettin e Brunetta “interrogano” il ministro Tria“.

Ebbene abbiamo approfittato della presenza dell’avvocato Sergio Calvetti, che rappresenta il maggior numero di chiunque altro, legale o associazione che siano, di risparmiatori azzerati della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, per fare il punto con lui sulla situazione alla luce del warning tardivo (e, forse, strumentale?) di Di Maio che parrebbe si stia facendo trascinare da Salvini sul campo a lui più congeniale dello show, ma questa volta sulla pelle, Dio non voglia, dei risparmiatori.

Abbiamo, quindi, intervistato l’avvocato trevigiano che, prima di avere in mano la lettera, nel breve e concreto video che vi presentiamo ha detto, tra l’altro, che “c’è effettivamente un andirivieni di notizie che partono da oltre un mese fa, quando da una comunicazione estrapolata attraverso una mail del dg Rivera, che si era rivolto alla Commissione europea, sembrava che ci fossero proprio degli ostacoli insormontabili per ottenere e per definire nei termini in cui è stata esposta la richiesta di firma (alla legge di istituzione del FIR, ndr)

Oggi – aggiungeva Sergio Calvetti – a distanza di soli due giorni dall’incontro con il sottosegretario Villarosa arriva come una doccia fredda la notizia che è giunta una lettera, così ci è stato riferito dalla segreteria (del sottosegretario M5S, ndr) è giunta una lettera dalla Commissione europea che non si sa ancora se neghi la possibilità per il governo di elargire il fondo nei modi in cui è stato formulato oppure se è semplicemente un richiamo a chiarire come e quanto verrà elargito e quali e a quali condizioni…“.

Vi lasciamo ascoltare le altre considerazioni del legale dello studio Tlc Lawyers Calvetti & Partners , tra cui quelle su cosa fare nel caso, auspicabile, che il tutto si risolva, perché le confrontiate con le premesse della lettera da noi ieri anticipata per i passaggi, sostanziali, sui chiarimenti richiesti dalla Commissione Ue, e che a seguire pubblichiamo per capire da dove nascono le perplessità delle autorità europee.

Calvetti, ieri, le prefigurava così: “La maglia di questa norma è stata allargata su richiesta di alcune associazioni…” per un “un riconoscimento generalizzato senza onere probatorio (del misselling, ndr) che come abbiamo detto è finito nella Commissione europea e oggi siamo in attesa di capire che fine farà...”.

Confrontate, quindi, le premesse della lettera Ue con la considerazione precedente perché pare proprio che il “terribile” Calvetti ci abbia azzeccato così come ci avevano azzeccato alcune associazioni, quelle plasticamente rappresentate dalla lunga chioma di Patrizio Miatello, più prudenti di quelle che hanno sparato alzo zero per ottenere tutto, in primis l’adulazione delle folle, vero don Torta, Arman e Ugone?, col rischio, ora da evitare, di portare a casa il “nulla“.

Ecco, quindi, le premesse della lettera ad Alessandro Rivera, che doveva rispondere entro ieri, 31 gennaio (Il Fatto Quotidiano ha scritto che la lettera è arrivata ieri, ahi ahi!) e che, quindi, a lui dovrebbe essere arrivata ben prima, vero ministro Giovanni Tria?

Caro dottor Rivera,

Le scriviamo in relazione a quanto disposto dai commi da 493 a 507 della legge n. 145/2018.

L’UE ha emanato apposite norme per proteggere gli investitori non professionali (“retail”). In particolare, la normativa MiFID/MiFIR richiede di garantire adeguate informazioni agli investitori, i quali possono chiedere il risarcimento agli istituti finanziari in caso di mancato rispetto dei doveri cui gli stessi istituti sono tenuti.

Allo stesso tempo, la Commissione sottolinea che il “burden sharing” è un principio fondamentale per la compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato verso le banche. Tale principio implica che le banche in crisi possano beneficiare dell’aiuto dello Stato solo se hanno contribuito a superare queste difficoltà con le proprie risorse, includendo anche gli investimenti (principio incorporato nella sezione 3.1.2 della comunicazione bancaria del 2013).

La Commissione conosce l’importanza di indennizzare gli investitori in caso di “misselling” e le conseguenze devono essere a carico del responsabile della stessa banca. Se ciò non è possibile perché tale responsabile ha lasciato il mercato, la compensazione può avvenire – come già accaduto in passato – seguendo taluni criteri: i) il giudizio di una corte o il parere di un arbitro che accerti formalmente che si sia trattato di misselling o almeno la fissazione di criteri che assicurino che il rimborso sia dovuto a ragioni di urgenza sociale; ii)  l’uscita dal mercato del venditore dei prodotti finanziari; iii) la destinazione della misura ad investitori non professionali; iv) il pagamento della compensazione solo dopo aver posto in atto il burden sharing.

È importante che ogni previsione nazionale in materia sia compatibile con la normativa ed i principi europei così da assicurare che una siffatta compensazione con i soldi dei contribuenti sia ritenuta una misura sociale ex post volta a compensare gli investitori retail vulnerabili. La Commissione monitora affinché le nuove leggi adottate dagli Stati membri siano compatibili con il diritto dell’Unione.

Vorremo dunque alcuni chiarimenti a proposito dei citati commi 493-507 della legge di bilancio per permetterci di comprenderne appieno l’impatto.

Qui i chiarimenti richiesti