L’Agenzia mondiale antidoping (WADA) – afferma nel comunicato che pubblichiamo Vincenzo Donvito, presidente di Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) – ha fatto sapere che riconsidererà l’inclusione della cannabis nell’elenco delle sostanze proibite, mesi dopo la sospensione della velocista Sha’Carri Richardson (stella nascente Usa dei 100 metri) che, risultata a giugno positiva alla marijuana, le era stata inibita la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo.
La vicenda provocò molti disappunti tra sportivi e non solo, che stigmatizzarono il divieto come obsoleto e non necessario, financo il capo della World Athletics, la federazione mondiale d’atletica leggera, Sebastian Coe, che durante le Olimpiadi di luglio ha chiesto una revisione della cannabis.
La notizia * è notevole perché ricolloca nella realtà l’opinione (motivo conduttore dei proibizionisti) che la cannabis comprometta del tutto le condizioni fisiche anche future del consumatore. Se anche negli alti livelli mondiali dell’atletica se ne accetta l’uso, perorando modifiche normative indipendentemente dalle leggi nazionali, qualcosa non torna nell’accoppiata cannabis/malattia…
Realtà che è quella per esempio, di atleti che come si fanno una birra con gli amici, si fanno anche una canna. Di persone “normali”, moltissime adolescenti, che si fanno una canna come i loro genitori si bevono un bicchiere di vino. La cannabis, cioè, come parte della vita quotidiana al pari di altre sostanze come tabacco, caffè, tè e alcol che tutti consumano per piacere facendo attenzione a non abusarne. Con in più, per la cannabis, che il suo attuale divieto o stigmatizzazione per uso terapeutico la rende introvabile se non rivolgendosi al mercato nero (in Italia è legale da anni, ma introvabile per i malati).
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, forse il segnale che arriva dal mondo dello sport può aiutarlo a ripensarci. In questi giorni si raccolgono le firme per un referendum che depenalizza consumi, possesso e autocoltivazione, c’è tempo fino al 30 settembre e solo online: https://referendumcannabis.it/
* AFP
Vincenzo Donvito, Aduc