Consentire ai maggiorenni la coltivazione e la detenzione per uso personale di non oltre 4 femmine di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente e del prodotto da esse ottenuto. È questa una delle novità più rilevanti contenute nella proposta di testo unificato da utilizzare come testo base, depositato a metà luglio in commissione Giustizia alla Camera da Mario Perantoni (M5s), relatore del provvedimento e presidente della 2a commissione, in materia di cannabis.
La proposta di testo base, oltre a prevedere la liceità dell’autocoltivazione, innalza le pene per la partecipazione ad associazioni finalizzate allo spaccio e prevede una attenuante speciale per chi concorra all’identificazione o alla cattura dei concorrenti o associati, aiutando la polizia o l’autorità giudiziaria.
I gruppi di centrodestra e Italia viva, a inizio agosto, hanno chiesto (e ottenuto) il rinvio dell’esame del testo unico. “Ad un mese circa dalla sua adozione – ha spiegato Perantoni – avremmo dovuto votare il testo base sulla cannabis ma i gruppi di centrodestra e Italia viva hanno chiesto un rinvio. Ne ho tenuto conto, stabilendo che la votazione si farà nella prima seduta della ripresa”.
INNALZAMENTO PENE DETENTIVE
Nel particolare la proposta di testo base prevede una rimodulazione delle pene detentive innalzando quelle previste per le condotte più gravi (ad esempio, si prevede la reclusione da 3 a 12 anni per chi immetta illecitamente cannabis sul mercato o l’aumento del minimo edittale da 6 a 8 per chi sia autorizzato alla vendita e al commercio di sostanze stupefacente ma le immetta illegalmente in commercio) e riducendo quelle per le condotte più lievi.
FATTI LIEVE ENTITÀ
La proposta, quindi, introduce un nuovo articolo, il 73-bis, al dpr 309 del 1990, che è la disciplina di riferimento, per i fatti di lieve entità, rimodulando le pene e prevedendo che il fatto non potrà mai essere considerato di lieve entità se ha per oggetto sostanze destinate a minori o se ricorrono le circostanze aggravanti dell’aver commesso il fatto con abuso di autorità o di relazioni domestiche, o con abuso di relazioni d’ufficio, di coabitazione o di ospitalità.
Per i fatti di lieve entità, dunque, si prevede la punizione con le pene della reclusione fino a 2 anni e della multa fino a 10mila euro. E nel caso di tossicodipendenti o assuntori abituali è concessa al giudice la possibilità, su richiesta dell’imputato e sentito il pubblico ministero (e se non debba essere concessa la sospensione condizionale), di applicare la pena del lavoro di pubblica utilità.
Fonte Public Policy