Canone/imposta Rai, Aduc: i dati farlocchi del Governo perché si basano sul fatto che ogni famiglia possieda un tv collegato all’antenna

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Secondo i dati del Nadef (1) gli evasori del canone Rai, nel 2019, sono oltre 2,67 milioni, 270 mila in più rispetto a quando nel 2016 la riscossione di questa imposta è tramite bolletta elettrica – scrive nella nota che pubblichiamo l’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. Il totale dei morosi sarebbe 824.000 per un mancato introito di 74 milioni di euro. Per la relazione è preoccupante il trend di crescita, che si manifesta dopo il boom del 2016 che, da 7,5 milioni di evasori portò questi ultimi a 1,7 milioni, facendo raggiungere 1,97 miliardi di gettito che nel tempo è rimasto pressoché costante… fino ad oggi.

Questi sono i conti ufficiali dell’imposta con la quale paghiamo la Rai (2).

Dati che sono farlocchi perché si basano sul fatto che ogni famiglia possieda un tv collegato all’antenna.. La differenza tra “abbonati” e numero di famiglie è per il ministero il numero di evasori. Realtà impossibile, soprattutto oggi che buona parte dei programmi che si possono vedere sul digitale terrestre sono fruibili anche in streaming (Rai inclusa), e nell’era del boom di programmi che si vedono SOLO in streaming (Netflix è solo il gigante del settore).

Rimane la perplessità di perché si diano questi dati farlocchi… forse perché se le grida di pericolo sono maggiori si presume che il controllore faccia maggiori controlli e provvedimenti?

Brutta e degradante storia!

1 – Nota di aggiornamento al DEF: documento governativo presentato alle Camere entro il 27/09 per aggiornare le politiche economiche e finanziarie del DEF (documento che riporta le politiche economiche e finanziarie del governo): https://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni/doc-finanza-pubblica/index.html

2 – che ha anche i soldi della pubblicità. Ad onor di cronaca, è bene ricordare che questo è il motivo per cui la Rai viola le più elementari norme antitrust, abusando della propria posizione dominante potendo, nel mercato pubblicitario, competere con chi il canone di Stato non ce l’ha. Ma per l’Autorità antitrust italiana questa violazione non ci sarebbe….