Vicenza capitale italiana della cultura 2024, a Palazzo Thiene la presentazione della candidatura

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E’ stata presentata questa mattina nel loggiato di Palazzo Thiene, divenuto da pochi giorni proprietà del Comune, la candidatura di Vicenza a Capitale italiana della cultura 2024. Il forte valore storico e simbolico del luogo, che si appresta ad aprire le porte ai visitatori, lo rende infatti la sede ideale per condividere il progetto con la città.

Erano presenti autorità, amministratori della città e del territorio, operatori culturali e della formazione, rappresentanti del mondo delle categorie, delle imprese, del sindacato, referenti del volontariato sociale, ovvero tutti quei soggetti che il Comune ha chiamato a raccolta perché la candidatura sia il frutto di un percorso e di un progetto unitari.

Il sindaco Francesco Rucco ha illustrato il senso e i significativi passi fatti fino ad oggi nel percorso di candidatura, nata da una mozione di cui è stato primo firmatario il consigliere Otello Dalla Rosa, poi sottoscritta all’unanimità da tutto il consiglio.

“Oggi – ha sottolineato al termine dell’incontro il sindaco Rucco – abbiamo presentato a tutte le realtà della città e del territorio una partita importante per il nostro futuro che ci giochiamo tutti assieme. Entro il 19 ottobre presenteremo al ministero un dossier che sarà il frutto di un grande lavoro di squadra. Un progetto di valorizzazione in cui Vicenza diventa metafora della fabbrica italiana, luogo dell’ingegno, dell’innovazione, della relazione. In sintesi, di una cultura viva”.

Dopo l’intervento del presidente della Camera di commercio di Vicenza, Giorgio Xoccato, che ha sottolineato l’opportunità rappresentata dalla candidatura per il territorio, hanno illustrato le tappe del percorso i consulenti di Nomisma Marco Marcatili ed Edoardo Demo, che guidano la struttura di governance impegnata nella gestione del dossier.

E’ stato ricordato che la città di Vicenza già investe in cultura 8 milioni di euro, di cui 3 il Comune, 3 i produttori culturali e 2 i privati che sponsorizzano le iniziative: una somma importante da cui partire per definire un grande progetto di valorizzazione in cui Vicenza si presenterà come metafora della fabbrica italiana. Una fabbrica da rafforzare e rilanciare facendo leva su notevoli punti di forza che la caratterizzano: dalla Basilica ai circuiti museali della città e del territorio, dalle imprese luogo dell’ingegno alle realtà nascenti di Palazzo Thiene e del Parco della Pace, dall’innovazione espressa dall’università fino alla preziosa rete delle relazioni.

Ha preso quindi la parola il designer Franco Molon per la presentazione del logo della candidatura da lui progettato, intriso di richiami palladiani, dalla serliana al perimetro dell’area del teatro Olimpico.

Infine l’appello a tutte le realtà per proseguire nella condivisione di un’avventura di cui la presentazione del dossier, il 19 ottobre, rappresenta soltanto una tappa iniziale.

 

Il percorso

Dopo la manifestazione di interesse, presentata lo scorso 20 luglio, e la formazione della struttura di governance impegnata nella gestione generale del dossier di candidatura, il team di lavoro, guidato dai consulenti di Nomisma Marco Marcatili ed Edoardo Demo, in questi mesi ha messo in atto un articolato confronto con il territorio.

Il percorso è stato caratterizzato fin dall’inizio dalla volontà di coinvolgere la città, chiamata a farsi partecipe della costruzione del progetto. Un lavoro di condivisione che era già base fondante del percorso di “Città Bellissima”, iniziato a giugno del 2020, e che ora assume una valenza ancora più significativa, in quanto ogni partecipante diviene attore della candidatura in un progetto di tutta la comunità.

Diversi sono stati i momenti d’incontro con operatori culturali e imprese; in ogni occasione tutti i partecipanti hanno dimostrato entusiasmo e spirito di adesione. Molto proficuo, in particolare, è risultata essere la riunione, presieduta dal sindaco a Palazzo Nievo, con i sindaci dei Comuni della provincia, che hanno aderito numerosi, mostrando la volontà di far convergere nello spirito della candidatura le proprie eccellenze culturali e imprenditoriali. Un’ulteriore conferma di quanto un progetto così ambizioso non possa svilupparsi chiuso fra le mura della città, ma debba necessariamente coinvolgere tutto il territorio. Altrettanto positivo si è rivelato il confronto con la Diocesi, la Caritas e il variegato mondo del terzo settore e delle associazioni di volontariato, oltre che con i Sindacati.

La volontà di lavorare in sinergia, creando rete e sperimentando nuove collaborazioni fra diversi soggetti ha portato la comunità vicentina a riconoscersi nella consapevolezza di alcuni concetti identitari sui quali sono state individuate e concretizzate le linee guida e la prospettiva di candidatura.

 

Il logo

Il lavoro di progettazione ha proseguito la sua corsa anche sul fronte della comunicazione, con lo studio e l’elaborazione di un logo di candidatura caratterizzato da forti richiami con l’imprescindibile eredità palladiana, ma nel contempo capace di andare oltre e di guardare verso la costruzione di una attrattiva Vicenza futura.

La serliana, inequivocabile simbolo del Palladio, nonché tratto distintivo per eccellenza della sua Fabbrica, non poteva non rappresentare il punto di partenza. E da lì è partito il designer vicentino Franco Molon, per sviluppare un lavoro di ricerca profondo, che ha “moltiplicato” l’elemento chiave sia visivamente che simbolicamente, dando vita ad una serie di suggestioni capaci di connettere la mente a più livelli. L’inclinazione di 45° smorza l’immediata riconoscibilità della serliana, mentre l’inserimento del simbolo in un contenitore grafico, che di quella stessa serliana richiama la forma, evoca il perimetro dell’area ove sorge l’Olimpico. La stessa gabbia grafica è costruita su cerchi modulari in base 24 (candidatura del 2024!); il taglio inferiore della serliana ha un angolo di 15,08 gradi che rappresenta l’anno di nascita di Palladio (1508-1580). Tutti elementi che arricchiscono il logo di ulteriori suggestioni e gli conferiscono una flessibilità che, mantenendo salda la sua connotazione, lo rendono facilmente modulabile in innumerevoli declinazioni.

 

 

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