Caporalato a Verona: sei arresti, anche un medico. Sfruttavano africani e italiani

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Un sistema di sfruttamento dei lavoratori, in gran parte di origine africana e privi di documenti ? ma anche italiani assunti in nero ? con la complicità di un medico del lavoro. È quanto scoperto dalla Guardia di finanza in provincia di Verona, dove ieri sono state arrestate sei persone nell?ambito di un?indagine sul caporalato. Il provvedimento ha colpito un medico del lavoro di 78 anni, due suoi collaboratori, due impiegati dell?Inps di Verona e un finanziere.

Per il presunto caporale, un cittadino marocchino titolare di alcune cooperative, è stato disposto il giudizio immediato per favoreggiamento all?intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

L?indagine è partita da un incidente stradale del novembre 2017 in cui furono coinvolti 12 lavoratori impiegati da cooperative. Le società coinvolte, tutte riconducibili al cittadino marocchino, sono state individuate dai finanzieri di Soave (Verona) che hanno portato alla luce un quadro più ampio e preoccupante.

Nel meccanismo di reclutamento della manodopera era centrale il ruolo del medico arrestato. L?uomo rilasciava, dietro compenso, certificati di idoneità a soggetti privi dei requisiti di salute e spesso anche di carta d?identità o del permesso di soggiorno.

Con l?aiuto di due collaboratori veronesi, il medico teneva i contatti con alcuni funzionari dell?Inps di Verona. Questi si occupavano della procedura per l?assegnazione dell?invalidità e di pensioni e indennità. Le pratiche venivano poi seguite da due funzionari dell?ente che modificavano gli atti.

Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno anche rilevato un rapporto di amicizia tra il medico indagato e un finanziere della compagnia di Soave. Il militare, che avrebbe beneficiato di almeno due certificati falsi per assentarsi dal lavoro, è indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato. Il medico è in custodia in carcere.

Stando a quanto scoperto finora dalle forze dell?ordine, il medico, aiutato da un collega, avrebbe fatto ottenere a una cinquantina di persone varie forme di assistenza con documentazione falsa. Cinque indagati sono ritenuti responsabili di corruzione per esercizio della funzione, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato. Altre 42 persone, invece, sono state iscritte nel registro degli indagati per aver percepito illegittimamente varie forme di assistenza.