Dal caporalato ai giovani laureati: illusi e sfruttati

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Paga oraria, per titolo di studio, lorda in Italia e per regione: una forma di caporalato
Paga oraria, per titolo di studio, lorda in Italia e per regione: una forma di caporalato

Al dramma storico della ricerca di un posto di lavoro, si aggiunge, oggi più che mai, il dramma di tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori esposti al calpestio della propria dignità e libertà, talvolta costretti in condizioni di schiavitù e di violazione dei più elementari diritti umani fondamentali. Il fenomeno del caporalato che in ogni estate, puntuale, balza agli “onori” della cronaca, può essere annoverato nella criminalità nascosta. Le vittime del caporale diventano oggetti, quasi merci, da utilizzare per scopi imprenditoriali, ne sono un esempio i fatti di cronaca di questi giorni:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/23/singh-morto-a-latina-il-titolare-della-cooperativa-e-padre-del-capo-del-bracciante-e-indagato-da-cinque-anni-per-caporalato/7597844/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/29/caporalato-migranti-sfruttati-nelle-vigne-10-ore-al-giorno-senza-pause-e-a-meno-di-un-euro-allora-dieci-arresti-a-piombino/7529600/

Una sorta di sfruttamento e umiliazione della dignità umana che si trasforma poi, in annichilimento del soggetto. I lavoratori sono costretti ad accettare logiche disumane di prevaricazione e di dominio, l’azione può addirittura aggravarsi dal piano lavorativo a quello sessuale, quando ad essere sfruttate sono le donne.

E le norme di sicurezza? Violate dal 80% al 90% nelle aziende

Accanto allo sfruttamento, al lavoro irregolare, la violazione delle norme di sicurezza, https://www.brindisireport.it/cronaca/carovigno-mancato-rispetto-norme-sicurezza-posti-lavoro-tre-denunce.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/21/morti-sul-lavoro-un-operaio-34enne-ucciso-nel-mantovano-dai-rulli-di-un-macchinario/7596125/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/21/bolzano-esplosione-in-fabbrica-di-alluminio-sei-feriti-con-ustioni-uno-e-in-rianimazione/7595723/

Il direttore dell’Ispettorato nazionale per il Lavoro, Paolo Pennesi, afferma che nel post Covid c’è stata una crescita notevole delle violazioni con una media ben sopra l’80% delle aziende che presentano violazioni prevenzionistiche, e in alcuni casi, si arriva a percentuali del 93% di irregolarità come nell’ambito dell’edilizia.

La violazione delle norme di sicurezza non fa nemmeno distinzioni, tra lavoratori e studenti in stage. Risale infatti a circa un anno fa, la notizia di cronaca di Giuliano De Seta, studente di 18 anni morto in fabbrica a Noventa di Piave durante uno stage, in un programma di alternanza scuola-lavoro. Non era assunto, era uno stagista e dunque nessuna assicurazione, paradossalmente niente è dovuto, così hanno risposto le istituzioni, quando in realtà tutto gli era dovuto in termini di formazione, dignità, e rispetto delle norme.

E i laureati italiani come se la cavano?

Di loro nessuno parla, ma sono migliaia i giovani laureati, sistematicamente sottopagati, vessati, sfruttati, ostaggi di stage, collaborazioni, contratti part-time di pochi euro l’ora o di apprendistato. In un paese in cui Confindustria, governo e pure il sindacato rifiutano la raccomandazione europea di introdurre il salario minimo legale.

Recentemente, una mia giovane paziente, prossima alla laurea magistrale in materie umanistiche, durante una seduta, mi ha detto: “dottoressa, finalmente nell’azienda per cui lavoro da qualche mese dopo aver superato il periodo di prova, mi hanno proposto un contratto di apprendistato, 40 ore a settimana, con trasferte mensili di una o due settimane non retribuite a 1.100€ al mese. Avrei dovuto essere felice, finalmente avevo un contratto dopo anni di studio e sacrificio, invece sono andata in bagno e sono scoppiata a piangere. Come faccio ad uscire di casa, ad essere autonoma con 1.100€ al mese, senza considerare i 200€ al mese per le spese di trasporto, visto che il lavoro è a 30 km da casa?

In Italia l’età media di uscita dalla famiglia è di quasi 30 anni (29,9 per la precisione), in Europa la media è 26,6, ma in Francia e Germania scende a 23,6 e in Svezia addirittura a 19. Più aumenta l’età di emancipazione dalla famiglia, più sono bassi i tassi di occupazione giovanili.

In Italia non si vive con 1.100 euro, così come non si vive con 750 euro, come denuncia l’ingegnera di Genova: https://www.youtube.com/watch?v=HT6OMdzUMS0,

https://www.ansa.it/liguria/notizie/2023/02/04/ingegnera-denuncia-non-si-vive-con-750-euronon-li-ho-accettati_a1e640bc-a753-490e-a17d-60b3f0317db2.html

Si possono sottopagare anni di studio?

Paradossalmente i giovani italiani con in mano una laurea sono tra i più sottopagati. Senza contare la non distinzione a livello salariale tra chi ha una laurea triennale e una laurea magistrale.

Si parla di caporalato, agricoltori pagati 6 euro all’ora, ma nessuno parla dei nostri laureati pagati 9 o 10 euro all’ora, da ospedali, cliniche universitarie, cooperative, diocesi, ecc.

Allora mi chiedo: perché, quando si parla di lavoro e di giovani, si parla di disoccupazione e non di quei disgraziati che sì, un lavoro ce l’hanno, ma non hanno il rientro economico sufficiente per sopravvivere e sono molto sotto la soglia di povertà?

Abbiamo architetti, designer, avvocati, psicologi, infermieri etc., una schiera di ragazzi laureati nelle più prestigiose università, con il massimo dei voti, che si deve accontentare dopo anni di studio e stage non retribuiti di farsi pagare l’affitto dai genitori (se sono fortunati!), di un contratto di apprendistato o di 800-900 euro al mese netti perché assunti con la partita Iva: non è questa un’altra forma di caporalato?

La condizione di lavoro dei giovani neolaureati: illusi, sfruttati e licenziati

Una generazione di sogni infranti che sta molto peggio di come viene descritta, sta male economicamente e psicologicamente, dove le due condizioni si intrecciano e si autoalimentano. Il risultato è un esodo all’estero di laureati, che andrà in futuro a compromette la capacità competitiva del nostro Paese, se non si riuscirà a rendere il lavoro etico e socialmente sostenibile, individuando i segnali di malessere e offrendo sostegno in modo pro-attivo ma non giudicante, creando ambienti in cui ogni persona possa sentirsi bene.