Caporalato in Veneto: Cristina Guarda (Verdi/AVS) “Non c’è eccellenza se c’è paraschiavitù nei campi del Veneto”

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Caporalato: Indiani, GdF: 33 in schiavitù per lavori agricoli a Cologna Veneta
Indiani, GdF: 33 in schiavitù per lavori agricoli a Cologna Veneta

“Un prodotto realizzato sulla pelle esseri umani non può mai dirsi di qualità. Ecco perché in agricoltura credo che sia ora di usare più intelligenza per mettere fine alla piaga dei lavoratori in nero e delle aziende agricole che sfruttano i lavoratori, normalizzando il caporalato perché “il mercato ci paga poco” e chiudendo gli occhi sulla sicurezza e la dignità di altre persone, invece di lottare contro filiere e istituzioni che schiacciano o ignorano la dignità della produzione agricola”.
A dirlo Cristina Guarda, neo eurodeputata di Europa Verde – AVS.

cristina guarda
Cristina Guarda

“Bene la Guardia di finanza che ha condotto una importante operazione a Cologna Venetauna importante operazione a Cologna Veneta, dopo il caso trevigiano – spiega Cristina Guarda – Credo che non basti la repressione e serva invece la prevenzione con gli indici di sostenibilità lavorativa, perchè questa situazione non è sporadica. FLAI CGIL calcola almeno 6000 persone in condizioni di paraschiavitù nel solo Veneto.
Una questione regionale, che dovrebbe avere sezioni territoriali previste dalla legge 199 del 2016 per incrociare domanda e offerta di lavoro e servizi, al momento inesistenti, per chiudere le porte ai caporali che oggi “offrono” lavoratori e trasporto a danno della dignità umana.
Una questione nazionale per risolvere le questioni contrattuali e un sistema incontrollato di nullaosta per autorizzare le richieste di manodopera stagionale, che vengono addirittura vendute dalle aziende richiedenti ad altre, facendo entrare in una situazione grigia migliaia di lavoratori, completamente invisibili.
E infine c’è una questione europea perché il caporalato ha dimensioni anche sovranazionali, come ci confermano i sindacati e anche associazione Terra! nel suo recente dossier.
L’azione europea potrebbe risolvere le difficoltà della procedura italiana di regolarizzazione del lavoratore immigrato, a carico dell’azienda, che è farraginosa, lunga e economicamente pesante. L’armonizzazione europea potrebbe quindi aiutare aziende e lavoratori. Altro aspetto, ad esempio, è la trasparenza del costo di vendita del prodotto agricolo nei supermercati, così da svelare gli abusi a danno di lavoratori e agricoltori che spesso si nascondono dietro gli scaffali.
Occorrono patti chiari sin dall’inizio della stagione porterebbe  la produzione di vino ortaggi e frutta più eccellente anche dal punto di vista sociale”.