Non si può dire che il Veneto sia la “terra promessa” per il Movimento 5 Stelle visto che, nelle recenti politiche, è stato scelto dal 5,8% dell’elettorato (circa 145.000 voti), con un brusco ribasso rispetto alla precedente consultazione nazionale del 2018, in cui si era attestato al 25% e aveva portato a Roma otto parlamentari. Nelle nuove camere ci sono oggi solo due eletti del partito del presidente Conte, la senatrice Barbara Guidolin, bassanese che vive a Rosà, e l’onorevole Enrico Cappelletti, trevigiano ma residente a Bassano, a cui spetta l’impegnativo lavoro di rappresentare il territorio e di tentare la risalita nel gradimento degli elettori. Con l’on. Cappelletti parliamo di alcuni temi che sono particolarmente sentiti in Veneto: autonomia, Pedemontana, Valdastico, Tav.
Onorevole Cappelletti, parliamo di Autonomia. Il Governo propone di definire entro un anno i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni a carico delle Regioni.
“Credo che Calderoli abbia fatto un autogol pazzesco perché ha presentato una bozza di norma-quadro da cui erano stati tolti il LEP. Un grande problema è proprio la definizione dei LEP, su cui tra l’altro c’è anche una grande convergenza all’interno del Parlamento. Se tutti sostengono che è necessario prevederne la definizione e lui, ben sapendo che era la condizione sine qua non per poter procedere in questo cammino, li ha tolti dalla norma sollevando un’alzata di scudi e fornendo a tutti coloro che sono contrari a questo provvedimento un assist straordinario, forse l’ha fatto apposta, mi viene da pensare. Perché la Lega ha governato più di dieci anni e non ha mai fatto nulla per l’autonomia del Veneto e, al contrario, quando c’è stato da approvare la riforma costituzionale che ha introdotto il regionalismo differenziato votò contro. Se ci sarà la volontà politica si arriverà a una definizione molto veloce. Da parte dei 5 Stelle c’è tutto il l’appoggio.”
On. Cappelletti, per parlare di ambiente spostiamoci in Veneto: la Pedemontana, il prolungamento dell’A31 e il suo sbocco in Trentino e, a Vicenza, la Tav.
“Innanzitutto, non è vero che la Pedemontana chiuderà i conti in passivo solo per qualche anno, perché li chiuderà così per 39 anni. La delibera della Regione sul finanziamento della Pedemontana prevede mediamente 300 milioni di euro da pagare all’anno al concessionario (in cambio della rinuncia ai pedaggi, la Regione gli riconosce un canone annuo calcolato sulla base dei ricavi da pedaggio in circa 154 milioni più Iva per il 2020 e aggiornato automaticamente all’inflazione e in caso di aumento del traffico, NDA). La convenzione economico- finanziaria prevede la crescita del traffico e un contributo crescente nell’arco degli anni, per cui si arriva al trentanovesimo anno a un tributo annuale superiore 300 milioni di euro. Io ogni tanto ci passo a fianco della Pedemontana perché abito nella zona: non è a traffico scarso, è vuota! Non ci saranno mai le risorse per poterla ripagare anche perché è stata pagata sei volte il suo costo. Il costo di 13 miliardi più Iva non è quello della realizzazione dell’opera da parte di chi la costruisce, è il costo che la Regione sborsa di tasca propria, e quindi tirando fuori i soldi dalle tasche dei cittadini, e risulta da 300 milioni per 39 anni, cioè 12 miliardi di euro a cui va aggiunto un miliardo di euro che è già stato pagato più tutti gli oneri fiscali. Il costo corretto dell’infrastruttura è poco più di due miliardi e, se noi ne spendiamo 13, siamo stati bravi amministratori? Tra l’altro la conclusione dell’opera è in ritardo e la Regione non ha rispettato le indicazioni dell’Anac rispetto alla revisione dei termini della concessione, riducendo la durata della concessione come sanzione, visto che almeno il rischio sulla realizzazione dell’opera deve fare capo a chi la costruisce. Però da parte della Regione non c’è stata la richiesta di 1 euro di indennizzo.”
La Valdastico nord cosa significa per lei, on. Cappelletti?
“Noi abbiamo sempre sostenuto che è una fregatura perché non è la realizzazione di un’opera che viene messa in cantiere con un appalto a cui partecipano varie aziende e chi mi fa l’offerta migliore se l’aggiudica. In realtà l’appalto è uno scambio con la concessionaria dell’autostrada più trafficata d’Italia la A4, la Padova Brescia, e che è una gallina dalle uova d’oro, per cui, in cambio del rinnovo della concessione, questa realizza la Valdastico nord. Non la si vuol fare per dare una risposta a uno sbocco all’autostrada ma solo per incassare pedaggi dell’A4. Ho sempre proposto di separare le due cose: mettiamo a bando la concessione in modo da poter avere qualche miliardo di euro a esito della gara e, poi, mettiamo a bando la realizzazione. Noi siamo contrari per tanti motivi ma, se c’è una volontà politica, possiamo anche farlo. Vogliono realizzare un’opera che perfino la presidente di Confindustria Vicenza ha definito assurda perché fare quella curva per sboccare a Rovereto, che, praticamente, la fa tornare indietro, è una cosa che non sta nè in cielo nè in terra.”
Cappelletti, la realizzazione dell’attraversamento di Vicenza da parte della TAV creerà molti problemi a Vicenza città.
“Quando siamo intervenuti andando al Governo, era troppo tardi per poterla correggere, anche perché chi c’era prima di noi aveva fatto tutto quanto era necessario per poter vincolare la realizzazione dell’opera. A questo punto cerchiamo di farla il meglio possibile. Se fossi stato io il presidente della Regione, avrei detto: il Veneto ho bisogno di un sistema di viabilità anche su rotaia e locale che consenta a tutti i cittadini pendolari di raggiungere tutti i centri e i capoluoghi di provincia con un sistema di treni locali che funzioni, la Metropolitana di superficie. È un progetto che è stato sostenuto da decenni e mai finanziato perché costa troppo ma il Tav ci costa di più e, invece, è conveniente. In realtà conviene a quei politici che la sostengono perché concentra in poche mani decisioni che muovono miliardi. È lo stesso motivo per cui certa politica darà sempre una spinta maggiore per realizzare, che so, la centrale nucleare da tre gigawatt che costa 25 miliardi piuttosto che un milione di impianti fotovoltaici sopra i tetti delle case, che magari fanno lavorare un milione di persone e costano la stessa cifra e producono la stessa quantità di energia, che poi, in realtà, è molto superiore.”