Scatta il 1° agosto 2023 l’obbligo di esposizione del cartello del prezzo medio dei carburanti sulle aree di servizio, ai sensi della L- 23/23 e del DM 31 marzo 2023. Il Decreto prevede che i prezzi medi siano calcolati per gasolio, benzina, GPL e metano, facendo riferimento, per gasolio e benzina, ai prezzi comunicati per la modalità “self service” e, per GPL e metano, ai prezzi comunicati per la modalità “servito”. In occasione del debutto del cartello medio regionale, inoltre, a causa della crescita delle quotazioni internazionali, si prevede un aumento medio di 0,031€ per il gasolio e 0,013€ sulla benzina nei prossimi giorni.
«La Federazione Autonoma Italiana Benzinai non si è mai trovata d’accordo con questo decreto – esordisce Flavio Convento, Vice Presidente Nazionale Faib Confesercenti -, (al quale siamo costretti ad adeguarci essendo un obbligo di legge) avvertendo sin dall’inizio che non avrebbe fatto altro che creare una grande confusione alla clientela. Primo tra questi la mancanza di una sensibilizzazione sul prezzo effettivo di vendita che non viene deciso dal gestore dell’impianto. L’esposizione del prezzo medio sarà solamente fuorviante: è palese che il differenziale tra media regionale e prezzo su pompa non sarà mai allineato».
Nel caso in cui nell’impianto gasolio e benzina siano commercializzati nella sola modalità “servito” l’esercente, allo stato attuale secondo il Mimit, dovrà comunque esporre il cartello riportante il prezzo medio degli stessi prodotti venduti sugli altri impianti in modalità “self service”, anche se il prodotto in quella modalità non è presente nello specifico impianto. Su questo punto sono stati ripetutamente segnalate le incongruenze della norma e l’orientamento stesso del Mimit. Essendo il servizio diverso, nel primo caso è eseguito dal gestore e nel secondo caso in autonomia, il differenziale del prezzo medio regionale esposto dal gestore risulterà (nella modalità servito) spropositato per il cliente che potrebbe contestarne il prezzo, non coerente con la modalità di vendita dello stesso impianto. Si tratta, quindi, di un obbligo che andrebbe rivisto o rimodulato, seguendo il buon senso che deve sempre presidiare le scelte della buona Amministrazione. Un obbligo che Faib sta cercando di superare ponendo quesiti specifici al Ministero, poiché risulterebbe fuorviante e confusionale.
«I problemi non si fermano qui – conclude Convento -: ci sono compagnie che aggiornano i prezzi da remoto, ciò va a mettere ancor più in difficoltà logistica i gestori perché hanno l’obbligo di comunicare al Mise il prezzo stabilito dall’impianto. Tanti piccoli impedimenti che se analizzati nel loro insieme dimostrano come sia sempre l’anello più debole della filiera a doversi prendere carico di tutti gli oneri: il gestore».
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