Il virus Covid-19 è un evento tragico – è scritto in un comunicato del C.S. Bocciodromo – tanti morti, troppa paura. I recenti provvedimenti ripongono la soluzione nel “senso civico” del singolo, dicendo di stare a casa ed evitare contatti esterni se non indispensabili. Ok, ma per tutti/e gli/le altri/e?
Come è possibile “stare a casa ed evitare contatti esterni” se sei rinchiuso in un carcere? Magari un carcere con un tasso di sovraffollamento del 131%, media italiana a novembre 2019? Quali sono i contatti esterni indispensabili se ti sono permessi 10 minuti di telefonata a settimana e 6 colloqui al mese?
Negli ultimi giorni sono scoppiate rivolte nelle carceri di Modena, Pavia, Salerno, Napoli, Frosinone, Vercelli, Alessandria, Palermo, Bari e Foggia a seguito delle ultime misure di contenimento del virus. Queste misure prevedono il divieto assoluto di accesso al carcere per gli esterni, che vuol dire zero colloqui, annullamento dei permessi di uscita, ed un aumento a totale discrezione dei magistrati di sorveglianza e dei direttori delle carceri delle misure alternative all’ arresto oltre che a misure alternative ai colloqui come l’ aumento dei minuti di telefonata disponibili.
La situazione nelle carceri è paradigmatica della risposta politica all’ emergenza: al posto che cogliere il momento per attuare delle misure utili, la soluzione viene vista nel reprimere, chiudere ed aggravare con un’ ulteriore stretta sulla qualità della vita delle persone. Al posto che cogliere l’ occasione per aumentare il numero dei medici all’ interno delle strutture (numero già in precedenza assolutamente insufficiente, come più volte denunciato dall’ associazione Antigone) o per risolvere il sovraffollamento, si reprimono le già insufficienti relazioni umane e si da’ il potere di mettere in campo tipi di misure alternative ai colloqui o alla detenzione ai pochissimi decisori, con in mano vita, morte e miracoli dei più di 60.000 detenuti in Italia.
Le misure attuate sono, dicendolo chiaramente, inutili per quanto riguarda il contenimento del virus. Nel sovraffollato carcere della nostra Vicenza (404 detenuti a fronte dei 286 posti), il virus è entrato grazie ad una guardia carceraria, risultata positiva, ed ad oggi nessuna sanificazione degli ambienti è stata fatta, così come nessun tampone a detenuti e guardie.
Ovviamente, chi l’ ha capito per primo che queste misure sono assolutamente inadatte oltre che dannose per la vita, sono stati i diretti interessati, giustamente in rivolta nelle carceri di mezza Italia. Un esempio di misura utile proviene invece dall’ Iran, che ha rilasciato 54000 detenuti agli arresti domiciliari per contenere il contagio, ancor più tragico all’ interno delle carceri.
Sosteniamo le rivolte dei detenuti, il carcere è il problema, non la soluzione. Il signor Cacciabue, direttore del carcere, predisponga misure alternative per la detenzione e per i colloqui subito!