Volevamo scrivere qualcosa su come orientarci e su come decidere per chi (simbolo e persona) votare alle europee del 26 maggio 2019 ma abbiamo appena letto un articolo sul tema di Antonio Padellaro (Il Fatto quotidiano).
Non possiamo, quindi, che lasciare a lui la parola per le europee, ma quello che dice può essere applicato concettualmente alle amministrative sia pure con qualche adattamento: per uso corretto delle lingue si intenda, ad esempio, una,. sempre più assente, buona e propria conoscenza dell’italiano, a Parlamento europeo si sostituisca Consiglio Comunale…
“Non voto (astenuti + bianche + nulle) 42%”.
Dall’ultimo sondaggio Ipsos di Mario Pagnoncelli, Corriere della Sera. 10 maggio
Giusto a un paio di settimane dal voto per le Europee mi permetto di rivolgere una sentita preghiera ai partiti che stanno per pubblicare sui giornali le rispettive liste elettorali. Fornitemi ogni informazione possibile su coloro che candidate, in modo che possa decidere nel modo più consapevole. Poiché sento di appartenere a quello sterminato 42% del non voto, che comprende in massima parte i cosiddetti indecisi, una volta entrato nella cabina elettorale vorrei per l’appunto valutare la mia scelta esclusivamente in base ai profili dei diversi candidati. Ovvero, avendo per una volta la possibilità (grazie Europa) di esprimere le mie preferenze (e non di subirle con le liste bloccate all’italiana) vorrei potere indicare nome e cognome di colui (o di coloro) che mi danno più affidamento. Nel mio caso, saranno dunque le persone a trascinare il simbolo di partito e non viceversa. Chiedo perciò quanto segue.
1. Corretto uso delle lingue. Sarebbe opportuno che chi intende frequentare un consesso europeo, nel quale si dibattono e si votano importanti provvedimenti, avesse una certa padronanza di francese, tedesco e spagnolo (oltre all’italiano con uso del congiuntivo). Scontata, naturalmente, la conoscenza approfondita dell’inglese (livello C1, avanzato). Evitare perdigiorno con pronuncia maccheronica alla Matteo Renzi. Allegare video comprovante.
2. Fedina penale intonsa. In ogni caso, vivamente sconsigliato il modello Siri. Meglio dichiarare subito eventuali patteggiamenti per bancarotta fraudolenta (e reati simili) che farsi beccare col sorcio in bocca quando è troppo tardi. I Cinque Stelle sono pregati di non distrarsi.
3. Farsi eleggere nel parlamento europeo non può essere sempre meglio che lavorare. Un CV europeo con le attività svolte prima di fare passerella con Di Maio, Zingaretti o Salvini sembra il minimo per evitare che il 26 maggio diventi l’ancora di salvezza (e di buoni emolumenti) per il solito elenco di miracolati, di portaborse, di trombati della politica. Ma se uno (o una) lascia, per dire, l’incarico di ad in una primaria banca o di scienziato presso l’Agenzia spaziale per scomparire cinque anni nei corridoi di Strasburgo, o è un eroe o è lecito dubitare del suo equilibrio mentale. A meno che non vi sia dell’altro (vedi modello Siri).
4. Quando chiedo di conoscere il profilo dei candidati, intendo vedere proprio che faccia hanno. Non ho pregiudizi di tipo lombrosiano ma qualche volta la fisiognomica fa meglio comprendere nelle mani di chi ti stai mettendo. Per esempio, il massiccio leghista Durigon mi ispira un’istintiva simpatia. Ma, non so perché, con lui commissario all’emigrazione non mi sentirei affatto tranquillo (e neppure credo la famiglia rom di Casal Bruciato). Fatemi sapere.