
Il 21 febbraio 2025, Annalisa Corrado (Segreteria Nazionale PD, MEP S&D), Rosanna Filippin (Deputata eletta in Veneto, PD) e Chiara Luisetto (Consigliera Regionale in Veneto, PD) hanno visitato la Casa Circondariale di Vicenza S. Pio X. Durante l’incontro con la Direttrice Luciana Traetta, il Direttore sanitario Stefano Tolio e la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale Angela Barbaglio, le esponenti del Partito Democratico hanno evidenziato le gravi criticità della struttura, tra cui il sovraffollamento e la carenza di personale.
La Casa Circondariale di Vicenza, progettata per ospitare 270 detenuti, ne accoglie attualmente 365, con un organico di soli 170 agenti di polizia penitenziaria e tre educatori, di cui uno part-time. Questa situazione riflette una problematica diffusa a livello nazionale: al 20 febbraio 2025, le carceri italiane ospitavano 62.130 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 51.323 posti, con un tasso di sovraffollamento del 121%.
Le esponenti del PD sottolineano che tali condizioni rendono difficile attuare percorsi rieducativi efficaci e pongono un carico eccessivo sul personale penitenziario. La carenza di personale educativo e sanitario è ulteriormente aggravata dalla presenza di detenuti con fragilità psichiatriche e dipendenze, spesso emerse solo durante la detenzione.
Corrado, Filippin e Luisetto ribadiscono l’importanza di investire nella riqualificazione degli spazi, nel potenziamento del personale e nei progetti di inserimento professionale. Un sistema carcerario orientato alla rieducazione e al reinserimento sociale non solo migliora le condizioni di vita dei detenuti, ma contribuisce anche alla sicurezza delle comunità, riducendo il rischio di recidiva.
Le rappresentanti democratiche lanciano un appello per interventi concreti e un cambio di paradigma: il carcere deve essere considerato il primo anello della sicurezza di un territorio, non l’ultimo. Questo richiede un impegno strutturale da parte dello Stato, con politiche mirate a garantire che il percorso detentivo sia un’opportunità di riscatto e reinserimento nella società.