Casa di riposo e orfanatrofio insieme: nuova frontiera assistenza pubblica canadese. A Bergamo universitari presso anziani, a Vicenza ci sono le Case famiglia

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Anziani con bambini
Anziani con bambini

Dal 2011, ma le testimonianze partono dagli ultimi anni del 1900, nella  Casa di riposo di Providence Mount St.Vincent a Seattle, nel distretto di Washington, ogni settimana un gruppo di bambini, rimasti senza genitori, si reca regolarmente in visita agli anziani. Tra le mura di questo istituto si va così a sperimentare una cura del tutto innovativa che mischiando pillole, affetto e calore umano, permette agli anziani ospiti di esprimere, condividere e rivivere emozioni e sentimenti che diventano patrimonio dei piccoli ospiti.

Tuttavia, come è risaputo, le idee migliori hanno bisogno di tempo per essere pienamente concepite e, soprattutto, per essere poste in essere.

Ecco dunque che negli anni ’20 di questo secolo, quest’intuizione embrionale viene ripresa e messa a pieno regime, memori degli ottimi risultati raggiunti in fase sperimentale.

In Canada, tra l’ottobre del 2021 e l’anno corrente, è nata – o meglio, è rinata – una scuola di pensiero innovativa e anticonformista riguardo agli istituti di assistenza sociale rivolti agli anziani e ai bambini orfani o ai minori senza famiglia.

Dedicate al sostegno e all’assistenza in due fasce d’età talmente diverse e lontane, le case di riposo e gli orfanotrofi erano fino ad allora apparsi come due luoghi inconciliabili che condividevano solo la mera utilità sociale. Invece, il Grande Nord Bianco è riuscito a smentire questo assioma concependo uno spazio intergenerazionale che potesse accogliere le esigenze degli ospiti di entrambi gli istituti in un contesto di reciproco benessere. Nonostante la precedente, seppur temporanea, sperimentazione degli anni ‘90, i risultati che sono stati raccolti dall’entrata in pieno regime di questa struttura double-face si sono rivelati fin da subito straordinari.

Il contatto diretto e prolungato tra anziani e bambini con il passare dei giorni ha provocato due diverse seppur perfettamente speculari reazioni da parte degli interessati. Attraverso gli occhi dei piccoli ospiti di questa casa “multiuso”, i loro coinquilini più maturi hanno costituito un rifugio sicuro che si realizzava in un caldo abbraccio o nella lettura di un favola nei momenti ricreativi.

Viceversa, i “nonni” acquisiti hanno ritrovato in quei piccoli amici, una via di fuga dalla solitudine, la cui condizione o sensazione incombe sul 40% degli over 70 in Italia. Insomma, la dialettica canadese tra case di riposo e orfanatrofi non si è risolta in un semplice win – win ma si è addirittura elevata al rango di buone pratiche da accogliere a titolo di esempio  per il resto dei Paesi.

Una sua declinazione è ravvisabile oltre la Manica, dove il processo di connessione tra le varie generazioni viene ulteriormente intensificato. Nella Nightingale House inglese infatti, tutti gli ospiti, entro certi limiti dettati dalle necessità pratiche, sono partecipi di un maggior numero di proposte condivise.

Non limitandosi, quindi, a ritrovarsi nei momenti ricreativi vengono sottoposti per lo più ai medesimi stimoli con il fine di garantire a pieno l’esigenza umana del contatto e della vicinanza e la necessità per ciascun individuo di ricevere stimoli continui, accrescendo il proprio senso di considerazione verso il prossimo e da parte del prossimo.

Tuttavia sebbene il giardino del vicino appaia sempre più verde, non si può definire quello italiano in preda alle erbacce. Nell’ormai lontano 2015 infatti, è approdata – o meglio, è atterrata – anche nello Stivale l’idea della convivenza intergenerazionale che tenesse conto, però, delle necessità del territorio.

L'iniziativa a Bergamo di "Prendi in casa uno studente"
L’iniziativa a Bergamo di “Prendi in casa uno studente”

Nella città di Bergamo, infatti, così come nelle Case famiglia presenti anche a Vicenza, l’input d’oltre oceano ha preso una forma tutta diversa: per far fronte alla crisi abitativa e alla mancanza di sistemazioni per gli studenti universitari, il Comune ha promosso l’iniziativa “Prendi a casa uno studente”, che prevede la possibilità per persone anziane che vivono sole o per coppie di anziani che hanno a disposizione uno spazio adeguato all’interno di casa propria di accogliere uno studente universitario fuori sede, offrendo, oltre a tutte le garanzie, anche compagnia ai soggetti interessati.

Dal canto suo, lo studente ospitato dovrà  compartecipare alle spese per le utenze, per il vitto e per la pulizia della casa, ma non sarà oberato da un vero e proprio affitto, bensì pagherà un contributo al sostegno di una dinamica almeno in parte assimilabile a quella di un nucleo familiare.

Tre esempi diversi che tuttavia traggono alimento dalla medesima idea innovativa e al tempo stesso provocatoria: perché rinchiudere ogni età in determinate fasce precostituite e non sempre agenti come facilitatrici, quando, partendo dall’interazione continua e costante tra queste, possono essere l’una il motore dell’altra?