Conviene, oggi, acquistare una casa in una città con l’obiettivo di metterla a reddito attraverso le varie forme di affitto? A questa domanda prova a dare più di una risposta Il Sole 24 Ore che, nell’edizione odierna, dedicata due pagine con articoli di approfondimento alla questione.
“Dipende“, si legge nell’articolo principale firmato da Laura Cavestri. Da cosa? “Da un calcolo e da una scommessa. Un calcolo attendibile richiede di considerare i rendimenti lordi (su cui vanno scontate le tasse e le commissioni degli eventuali gestori delle locazioni, soprattutto se si tratta di affitti brevi). I canoni ad affitto libero pagati (con regolarità, tema non scontato) da un inquilino per otto anni vanno confrontati con le entrate più elevate (ma discontinue) degli affitti turistici. Soprattutto, oltre al rendimento, c’è – forse più importante – la scommessa su quello che potrà essere, magari tra dieci anni, il valore dell’immobile. Valutare l’investimento, il capital gain, significa “scommettere” su una rivalutazione dei prezzi al mq della casa tra otto o dieci anni rispetto al valore attuale”.
Viene poi richiamata la mappa dei prezzi al metro quadrato e dei canoni minimi e massimi per bilocali e trilocali nelle 20 principali città italiane elaborata per Il Sole 24Ore del Lunedì da Scenari Immobiliari. In essa si leggono differenze esistenti tra Nord e Sud, grandi città e piccoli centri, tra poli medio-grandi che sono anche catalizzatori turistici e universitari, da quelli al di fuori da questi circuiti.
“A Milano, un bilocale in centro costa da oltre 6mila a oltre 13mila euro al mq. Ma anche in semicentro e periferia, per bilo o trilo, il minimo sfiora i 4mila euro al mq. Segue Roma (un bilo in centro va da 5.800 a 12mila euro al mq), in centro e periferia (incluso il trilocale) però i minimi sono più alti che a Milano (oltre 4mila euro al mq) ma i massimi lievemente inferiori. Pesa, sulla Capitale, la carenza di residenziale nuovo. Poi Napoli.
Le più economiche sono Cagliari, Catania, Palermo. Sedi universitarie, distretti manifatturieri ma prezzi accessibili li mantengono Modena, Reggio Emilia, Padova, Brescia, Verona. Una situazione che si riflette anche se si guardano i rendimenti, nelle stesse città. Considerando bilo e trilo e le tre principali tipologie di contratto di locazione, non solo le percentuali, all’interno della propria città, non si discostano eccessivamente, ma l’affitto breve prevale solo nelle grandi città (che coniugano turismo leisure e business tutto l’anno) e nelle città d’arte in cui la stagionalità non è solo l’estate”.
L’analisi sull’investimento “casa in affitto” offerto dal quotidiano economico è corredata da pareri di esperti del settore e approfondisce anche aspetti come la “nuda proprietà”, i vantaggi nell’essere “giovani inquilini” e modi particolari di mettere a disposizione in affitto un appartamento per usi non convenzionali (es: per set cinematografici).
Fonte: Il Sole 24 Ore