Con due provvedimenti, distinti ma interconnessi, la Giunta regionale del Veneto interviene in soccorso del sistema delle case di riposo e dei centri diurni per anziani, in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria da Covid 19: la flessione del numero di ospiti, il blocco di nuovi ingressi e il conseguente calo degli introiti, insieme ai maggiori oneri di prevenzione, sanificazione e strutturali dettati dalle misure di contenimento del contagio, ipotecano la sostenibilità economico-finanziaria di molte tra le 346 strutture residenziali e semiresidenziali accreditate dalla Regione Veneto.
Su proposta dell’assessore alla Sanità e al Sociale, la Giunta veneta ha approvato in via straordinaria un contributo alle strutture residenziali e semiresidenziali per l’esercizio 2020, a parziale compensazione delle perdite di fatturato subite rispetto al 2019. E, nel contempo, ha istituto in via sperimentale una nuova quota sanitaria di accesso, del valore di 30 euro, per facilitare lo scorrimento delle graduatorie e rendere maggiormente sopportabili i costi alle famiglie che abbiano un congiunto non autosufficiente in attesa di accoglienza residenziale o già ospite, ma ancora privo di impegnativa sanitaria.
“L’emergenza da virus Covid-19 ha richiesto uno straordinario sforzo di risorse e di organizzazione per la gestione del contagio nel momento di picco pandemico e nei mesi successivi per la convivenza e la gestione degli ospiti nelle strutture per non autosufficienti – spiega l’assessore alla Sanità e al Sociale del Veneto – Quasi la metà delle strutture residenziali, sia pubbliche che private, avrà difficoltà a perseguire quest’anno il pareggio di bilancio, a causa della minori presenze, del blocco di nuovi ingressi e dei maggiori oneri sostenuti. Per il sistema socio-assistenziale veneto si tratta di una crisi grave e imprevista, che rischia di minare la sostenibilità economica della rete dei Centri servizi e di avere pesanti ripercussioni sul piano sociale. Poiché tra gli obiettivi prioritari della programmazione regionale e del Piano sociosanitario veneto 2019-2023 c’è la sostenibilità attuale e futura del sistema, abbiamo introdotto due nuove misure: un sistema straordinario, valido solo per quest’anno, di remunerazione delle prestazioni rese dalle case di riposo, che in parte compensi anche le prestazioni non erogate per rallentamento nel turn over degli ospiti; e un progetto sperimentale di quote di accesso, per sostenere anche gli ospiti accolti in regime privatistico (senza la quota sanitaria della regione) e quelli che sono ancora in lista di attesa”.
Entrambi i provvedimenti passano ora al vaglio della Commissione Sanità del Consiglio regionale del Veneto, che nei prossimi giorni dovrà dare il parere di competenza, in quanto le due misure incidono sulla programmazione sociosanitaria regionale.
Il primo intervento assume le caratteristiche di un ‘bonus’ straordinario per il Covid parametrato ai valori del fatturato 2019 e delle perdite registrate nel 2020. Se il fatturato delle quota sanitaria 2020 risulta compreso tra l’85% e il 95% di quello 2019, è riconosciuta una integrazione fino al 95% dei valori fatturati nel 2019. Mentre, per le strutture residenziali il cui il fatturato 2020 risultasse inferiore all’85 % di quello del 2019, la Regione riconosce un’integrazione del 10% sul fatturato sanitario 2020. Mensilmente le Ulss provvedono ad erogare a titolo di acconto ai centri di servizio un dodicesimo del fatturato 2019 relativo alle quote sanitarie, salvo conguagli.
Il secondo intervento rappresenta una novità per il sistema sociosanitario veneto, anche se ricorda le ‘mini-quote’ introdotte nel 2010 (e successivamente abolite) per aiutare le famiglie prive di impegnativa a sostenere l’onere della retta di una casa di riposo. In questo caso, si prevede una quota sanitaria “di accesso” di 30 euro al giorno, che si affiancherà alla quota della retta alberghiera a carico dell’ospite (e della famiglia o del Comune). Il contributo straordinario decorre dal momento di ingresso del nuovo ospite, oppure può aver valore retroattivo già dal 1° gennaio 2020 per quanti sono già ospiti della casa di riposo, ma ancora in attesa dell’ impegnata di residenzialità (cioè del pagamento della quota sanitaria della retta da parte del sistema sanitario regionale).
Per la sperimentazione della ‘quota di accesso’ la Regione conta di impegnare 21.734.000 euro, pari al 4,1% dei 515 milioni di euro previsti nel Fondo regionale 2020 per l’assistenza residenziale alle persone non autosufficienti.
“La sperimentazione delle nuove quote di accesso – conclude l’assessore – potrà aiutare a ridurre il carico assistenziale ed economico per le famiglie e ad ottimizzare i tempi delle liste di attesa, portando così nuova liquidità nei bilanci delle case di riposo e rendendo più sostenibile il sistema della residenzialità”.