La storia e l’epilogo di Cloe Bianco hanno scosso l’opinione pubblica a livello nazionale. La situazione in Veneto è più critica che in altre zone d’Italia? Quali strumenti può adottare la Regione per prevenire nuovi casi?
Risponde la Consigliera regionale Cristina Guarda (Europa verde), prima firmataria assieme ai colleghi Zanoni (PD), Lorenzoni (GM), Baldin (5S), Ostanel (VcV) e Possamai (PD) di una mozione che mira a tracciare un percorso utile al Veneto e alle istituzioni locali.
“Nel mese del riconoscimento dei diritti delle persone LGBT+, in Veneto è accaduta una tragedia sicuramente scongiurabile. Il Presidente Zaia incontri le associazioni per un percorso utile a salvare vite in futuro.
Da cittadina e donna provo dolore e sgomento per quanto accaduto a Cloe Bianco, da rappresentante delle istituzioni dico che non sono ammesse altre tragedie simili. Non possiamo paragonare il difficile percorso che una persona in transizione intraprende a una ‘carnevalata’, la scuola è il luogo in cui giovani e adulti possono conoscere, comprendere e confrontarsi, non la possiamo ridurre a un ambiente dove si punisce tutto ciò che non è conforme (a cosa?). Nel nostro Paese esistono buone pratiche utili ad affrontare sfide che, di anno in anno, si palesano sempre più spesso e richiedono un approccio responsabile, senza dichiarazioni indegne da parte di chi è chiamato a garantire la formazione dei giovani, i quali su questi temi sono avanti anni luce rispetto a noi adulti.
Per questo ho presentato una mozione a Palazzo Ferro Fini con la quale si intende impegnare la Giunta regionale ad aderire alla Rete Re.a.dy., una sorta di coordinamento composto da alcune Regioni, Province e Comuni che dal 2006 offrono alle pubbliche amministrazioni locali uno spazio di condivisione e interscambio di buone prassi finalizzate alla tutela dei Diritti Umani delle persone LGBT e alla promozione di una cultura sociale del rispetto e della valorizzazione delle differenze. Ne fanno già parte Regioni come Piemonte, Emilia Romagna e Campania e Comuni, tra questi anche alcuni veneti: Vicenza; Belluno, Padova, Feltre, Chioggia e Schio”.
Continua Guarda: “Io ho apprezzato le recenti dichiarazioni di Zaia su Cloe, per questo lo invito a incontrare le associazioni LGBT+ del Veneto, perché solo unendo gli sforzi possiamo prevenire fatti come questo e migliorare l’inclusione sociale nella nostra Regione. Si stima che in Italia ci siano circa 400.000 persone che hanno affrontato o stanno affrontando una transizione, fingere che non esitano non serve a nessuno. Lo scorso anno, in sede di approvazione di bilancio, proposi la realizzazione di centri specializzati nell’accogliere e supportare le persone che soffrono a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. Nonostante la bocciatura, visto quanto accaduto, riprenderò la proposta anche quest’anno. Lo dobbiamo a coloro che vivono questo genere di difficoltà, soprattutto tra i giovani”.