Caso Miteni e Pfas, in attesa della bonifica a Vicenza si scende in piazza: NO archiviazione indagini sui danni a salute ex lavoratori

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Caso Mitenti: da una parte si punta a proseguire l’attività di bonifica, ma dall’altra non si molla un millimetro sulle responsabilità. In questo scenario vediamo da un lato l’ente Provincia di Vicenza mantenere il contatto diplomatico con Ministero dell’Ambiente ed Eni ReWind, impegnata nella messa in sicurezza dell’area inquinata a Trissino in qualità di ex socio dell’azienda responsabile della contaminazione (leggi qui).

Dall’altra parte ci sono forze sindacali e politiche che la questione responsabilità del danno ambientale e sanitario non vogliono proprio metterla da parte, a cominciare dalla Cgil di Vicenza che domani, giovedì 8 giugno 2023, tra le 11 e l’una parteciperanno a un presidio davanti al tribunale di Vicenza organizzato con la piccola ma indispensabile galassia di sigle ambientaliste del Vicentino, da anni impegnata nel caso Miteni e nelle contaminazione da Pfas.

Lo scopo dell’iniziativa è “ricordare che si svolge la prima udienza sull’opposizione alla richiesta di archiviazione delle indagini sui danni alla salute degli ex lavoratori dell’azienda chimica Mitenti avvelenati dalle sostanze Pfas prodotte e lavorate nel sito di Trissino – fanno sapere gli organizzatori -.

Cgil, Filctem e le associazioni chiedono la verità e che vengano accertate le responsabilità su quanto avvenuto. Tra i lavoratori ex Miteni ci sono diversi malati con patologie riconducibili ai danni da Pfas e negli anni alcuni di queste persone sono decedute”.

Lato politico, sul caso Miteni la consigliera regionale Cristina Guarda (EV), la deputata Luana Zanella (AVS) e la senatrice Aurora Floridia (AVS) dicono No all’archiviazione del filone sulla salute dei lavoratori.

“Il loro sacrificio non può finire nell’oblio – fanno sapere -. Dobbiamo sostenere loro, i loro familiari e la Filctem CGIL Vicenza che si stanno battendo per vedere riconosciuti i danni subito dall’assenza di operazioni di messa in sicurezza delle linee produttive dei Pfas.

Si tratta di coloro che, per primi, hanno patito le conseguenze di una esposizione massiccia ai perfluoroalchilici. I riscontri scientifici sugli effetti dei Pfas sull’organismo non mancano e, da alcuni filoni d’indagine, stanno emergendo notizie inquietanti, come il presunto rapporto accondiscendente tra ex Miteni e Spisal, l’ente che si occupa della salute e della sicurezza nelle aziende” (ne avevamo scritto qui).

Cristina Guarda conclude: “Nel 2019 il dottor Enzo Merler e il dottor Paolo Girardi, dello Spisal di Venezia pubblicarono su incarico dei carabinieri del Noe uno studio sulle cause di morte degli ex dipendenti Miteni. Non dimentichiamo come la stessa Inail, abbia già riconosciuto per alcuni di questi lavoratori la malattia professionale, anche in assenza di un danno funzionale”.

Oggi, inoltre, la consigliere ha parlato anche del monitoraggio sul livello di contaminazione da Pfas tra gli abitanti della cosiddetta zona arancione: “La Regione del Veneto – ha detto – diffonda le indicazioni operative per le analisi Pfas a pagamento in zona arancione: i ritardi, la mancanza di chiarezza e la conseguente confusione che ne deriva rischiano di far pensare che la Regione non voglia incentivare la partecipazione ad una iniziativa utile per chiarire quanto e come possiamo ridurre i rischi sanitari anche per chi abita sopra la falda inquinata”.

Secondo la Guarda le informazioni sarebbero difficili da reperire e l’adesione al monitoraggio Pfas per i cittadini in zona arancione scarseggia a causa delle difficoltà: “Di fatto – aggiunge -, i cittadini non comprendono quali uffici e attraverso quali canali rivolgere le domande di pertinenza e si rivolgono quindi ai loro medici di base che lamentano di non aver ricevuto tutte le informazioni necessarie”.

I cittadini quindi fanno da soli: “È solo grazie al tam-tam avviato dalle Mamme No Pfas e di altre associazioni attente al tema che abbiamo conoscenza del numero a cui rivolgersi: 800 059 110“.