Sul caso Scurati si registrano le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, raccolte su La Repubblica in edicola oggi. L’esponente di Fratelli d’Italia nelle ultime ore è stato spesso incalzato a esprimersi sulla vicenda dai giornalisti e ha ammesso di aver letto quasi tutti i libri dello scrittore campano, noto per i suoi romanzi su Mussolini, e di averlo trovato obiettivo nei giudizi.
Tommaso Ciriaco scrive: “Chi ha avuto modo di sentirlo, riporta le sue parole sull’incidente che sta terremotando i vertici della radiotelevisione pubblica, ma anche un ragionamento assai più ampio: «Il mio giudizio su molti della Rai travalica il caso di oggi». E dunque, ecco cosa pensa, condensato in un passaggio ancora più chiaro, anch’esso destinato a lasciare un segno: «Stanno depauperando la Rai».
Nomi non ne fa, riferiscono. Ma è chiaro che ce l’ha con chi ha pensato, organizzato, coperto e sostenuto scelte che giudica evidentemente miopi, perché non tengono conto del contesto in cui vengono calate, dell’epoca in cui il nascondimento può trasformarsi in amplificazione: «È la dimostrazione che vivono fuori dal tempo – sono le parole consegnate a chi l’ha sentito -. Tu potevi pensare di censurare qualcosa nel 1965, quando avevi tre reti e null’altro. Censurare qualcosa adesso significa dargli una spinta mediatica fortissima e moltiplicare la forza di un messaggio. Come è accaduto».
In effetti, il monologo censurato è diventato manifesto politico virale, colpo durissimo per chi voleva silenziare l’autore. In questo giudizio e in questi ragionamenti Crosetto non include però Giorgia Meloni (che pure le opposizioni – e lo stesso scrittore – considerano tra i responsabili di questa nuova stretta illiberale). No, il ministro della Difesa sulla presidente del Consiglio dice tutt’altro, pensa tutt’altro:«Ha fatto bene lei a pubblicare l’intervento sui social»”.
L’articolo ricorda poi la coerenza di Crosetto nei confronti del fascismo, con una posizione di condanna mantenuta nel corso del suo intero percorso politico, dalla Dc alla fondazione di fratelli d’Italia. “Chi lo conosce, sa che il giudizio sul fascismo è quello di sempre, non è mai cambiato e non può dunque cambiare oggi: «Io penso che il fascismo si combatta con gli atti e non con le proclamazioni. Antifascismo significa difendere la democrazia, le libere istituzioni, il confronto libero, la libertà d’impresa, i più deboli. Significa avere un giudizio obiettivo e netto sul Ventennio e sulle ferite del fascismo. Ciò detto, penso la stessa cosa sul comunismo»”.
Fonte: La Repubblica