Sebbene sia un po’ appartata rispetto ai percorsi turistici più battuti e popolari della provincia dell’Aquila, Castrovalva, piccola frazione del comune di Anversa degli Abruzzi, è sicuramente un luogo che farà innamorare chi si metta in cammino verso questo paesino arroccato “sul cucuzzolo della montagna”.
Castrovalva conta oggi 14 residenti, ed è uno dei tanti borghi italiani a rischio spopolamento. Le sue stradine e le sue abitazioni, però, non sembrano affatto quelle di una “città fantasma”. I quieti vicoletti quasi deserti e le pochissime macchine parcheggiate all’inizio del paese non ispirano abbandono o solitudine; al contrario, la cura, la pulizia e i vasi di fiori che fanno capolino da molti dei balconi, donano comunque al paese un aspetto vivace e ospitale.
Ciò che colpisce di Castrovalva, se la si guarda dall’alto, è la sua posizione: il borgo si sviluppa sulla lunghezza della cresta del Colle di Sant’Angelo. La vista da 800 m di altezza, da entrambi i versanti del crinale, è sbalorditiva: le montagne accerchiano la vallata ai piedi del colle, dove scorre il fiume Sagittario. Per questa sua posizione così particolare, il paese è stato spesso paragonato ad un nido d’aquila. Ciò, unitamente al suo nome, composto dalla parola castrum e il nome Valva, rivela come il borgo sia nato nel Medioevo come fortificazione, nonché la sua appartenenza alla diocesi dei Valva.
Castrovalva, pur nelle sue ridotte dimensioni, racconta un storia lunga e ricca. I suoi edifici, di epoche che vanno dal Medioevo al XIX secolo, testimoniano l’antica vita del paese, il cui spopolamento, come quello di molti altri borghi italiani (un esempio, per rimanere in Abruzzo, Santo Stefano di Sessanio), rischia di farlo morire. Eppure, vivere qui sarebbe l’ideale per chi ama la tranquillità e la natura.
Senza nemmeno il bisogno delle odierne vedute aeree, Castrovalva è infatti riuscita, con il suo fascino, a conquistare anche viaggiatori di epoche passate. In particolare, ospite d’eccezione e grande estimatore del borgo fu l’incisore olandese Maurits Escher. Risale al 1930 la sua famosa litografia, nella quale l’artista raffigurò la strada che delimita il borgo a nord ovest e scende fino a valle, oggi esposta al Museum of Arts di Washington. Nel 1982, l’opera di Escher ispirò a sua volta il nome di un episodio della diciannovesima stagione della fortunata serie televisiva Doctor Who.